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Le vendite del nuovo aumentano, grazie anche agli incentivi delle Case, e nei primi 6 mesi le revisioni scendono rispetto al 2015: 1,42 miliardi
14 Ottobre 2016- Nicodemo Angì
Sottoporre a revisione un auto: un’operazione che non sempre viene vista nella sua giusta ottica e cioè quella di garantire la sicurezza dei veicoli nonostante l’inesorabile scorrere del tempo. La situazione italiana non sembra molto lineare e l’affidabilità delle revisioni non sempre è stata trovata essere cristallina (leggi come viene fatta e perché non aiuta veramente la sicurezza) e questo non ha aiutato a percepirne la reale utilità. Rimane il fatto che il numero e l’andamento nel tempo di queste operazioni sono dati interessanti che permettono di ricavare utili informazioni sullo stato parco circolante.
AUTO NUOVE, MENO REVISIONI?
Prendiamo per esempio i dati del primo semestre del 2016: l’Osservatorio Autopromotec ha evidenziato come gli italiani abbiano speso 1,423 miliardi di euro per le revisioni delle auto presso le officine autorizzate. Un dato che, confrontato con i primi sei mesi del 2015, evidenzia un calo del 6,7%, quando la spesa per le revisioni auto ammontava a 1,524 miliardi di euro. Questo calo, ricorda Autopromotec, è legato direttamente ad una diminuzione nel numero delle revisioni perché sappiamo bene che la tariffa per l’operazione è uguale per tutti, essendo stabilita dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, e non è cambiata dall’anno scorso. I veicoli sottoposti alla revisione sono stati 7.472.659 nel primo semestre del 2016, in discesa dello 0,7% contro i 7.524.120 dello stesso periodo del 2015.
PREREVISIONI PESANTI
Il calo delle operazioni di revisione, come si vede, è piuttosto basso e non giustifica il decremento della spesa: a pesare proporzionalmente di più è stata la decrescita della spesa per le prerevisioni, scesa dagli 1,030 miliardi dei primi 6 mesi del 2015 ai 932,3 milioni del 2016, mentre il calo delle spese per le revisioni stesse, ovviamente uguale allo 0,7% riscontrato per il numero delle operazioni, è espresso dal confronto fra i 490,2 milioni del 2016 con i 493,5 del 2015. Per le prerevisioni, quindi, la spesa è calata in maniera più consistente a causa della diminuzione dei costi delle operazioni di manutenzione e riparazione che risulta dagli indici Istat. Fra le cause di questo risparmio molto probabilmente c’è il progressivo svecchiamento del parco circolante, che manda alla revisione automobili più “fresche” e quindi meno bisognose di controlli preventivi. Altri dati interessanti si ricavano dall’Annuario Statistico dell’ACI, ad esempio confrontando l’andamento delle spese per la manutenzione (leggi come fare bene la manutenzione su #SicurEDU) con i valori calcolati ai prezzi dell’anno 2000 e relativi numeri indice.
FATTORI DIVERSI
L’andamento a prezzi correnti, ossia considerando i numeri assoluti delle spese per manutenzione/riparazione di ogni anno, è tutto sommato non molto accidentato: il massimo di 26,3 miliardi del 2011 non è lontanissimo dal minimo del 2004, pari a 23,3 miliardi. Rapportando i valori assoluti ai prezzi del 2000 (tenendo quindi conto dell’inflazione) le escursioni max-min si appiattiscono ancor di più ed emerge una tendenza al ribasso che diventa più decisa dal 2012 in avanti. Fatta pari a 100 la spesa nel 2000, nel 2001 valeva 100,3, considerando i valori ai prezzi del 2000, nel 2002 scendeva a 92,6 (effetto dell’euro?) e nel 2003 si tornava a 93. i valori rispettivi del 2004, 2005, 2006 e 2007 erano 92,2, 91,4, 90,2 e 90,6. Le oscillazioni intorno a quota 90 durano fino al 2011 (troviamo infatti numeri indice dal 2008 al 2001 pari a 89,7, 90,6, 91,7 e 91,1) ma dal 2012 c’è un calo sostanziale: 79,9, 79,4 nel 2013, 79,2 nel 2014 per arrivare ad una lieve risalita che porta il 2015 79,8. La crisi del 2011/2012 si è fatta sicuramente sentire: rimane da capire se le persone hanno risparmiato tout court facendo meno manutenzione, si sono fatti meno km, le officine hanno controllato i prezzi o una combinazione di questi 3 fattori. Sicuramente il buon andamento del mercato, in risalita da 28 mesi (leggi del mercato Italia cresciuto del 17,4 a settembre) ha svecchiato il parco, e questo si è saldato all’effetto crisi, mantenendo basse la manutenzione e le prerevisioni. Il parco rimane comunque “non-giovane”: l’età mediana delle vetture radiate (è quella che divide a metà l’età alla radiazione: il 50% dei veicoli è più giovane e il restante 50% è più vecchio), utile per stimare la vita media di un veicolo, rimane infatti alta: nel 2015 è stata di 15 anni e 1 mese. Disaggregando i dati secondo l’alimentazione troviamo 16 anni e 9 mesi per le benzina, molto simile a quella delle benzina-GPL e benzina-metano, mentre le più sfruttate diesel vengono rottamate a 12 anni e 4 mesi.
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