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Ogni anno, il 22 aprile, si celebra l’Earth Day, la giornata mondiale della terra, data nella quale il mondo dovrebbe unirsi per promuovere la salvaguardia del pianeta. Eppure la ricorrenza stessa sembra essere un paradosso, un solo giorno all’anno in cambio di una natura sofferente che rivendica la sua sconfinatezza frutto di millenni di convivenza simbiotica con l’uomo. E allora che senso ha festeggiare la giornata della terra? Potremmo spalmarvi su poche righe qualche bel dato su come produciamo e consumiamo più biologico, su come stiamo affrontando questa transizione verso il green, sarebbe più facile ma non adempiremmo al nostro compito, ci limiteremmo a pulirci la coscienza nei confronti di uno stile di vita insostenibile, allontanando dal traguardo una delle sfide più grandi e faticose che abbiamo mai affrontato, un cambiamento progressivo nel rapportarci ai consumi, al cibo, all’ambiente, alla quotidianità.
Ma cos’è l’Earth Day e come nasce?
La prima edizione della giornata della terra risale al 1970 e si tenne negli Stati Uniti dopo il disastro ambientale legato all’incidente della piattaforma petrolifera a largo di Santa Barbara in California. L’ennesimo disastro ambientale, con milioni di litri di petrolio dispersi in mare, riuscì a colpire l’opinione pubblica a cui seguì la mobilitazione di diverse figure politiche. Sempre più persone si unirono al movimento e vennero progressivamente accolte diverse cause ambientali tra cui la lotta contro la plastica. Oggi il movimento coinvolge ben 193 paesi nel mondo ed il suo principale obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti dei problemi ambientali.
La lotta contro la plastica
Con una produzione annua pari a 450 milioni di tonnellate, quello della plastica è uno dei problemi ambientali più urgenti. La produzione di oggetti in plastica è stata una rivoluzione che ha influenzato diversi settori della vita umana, dalla medicina al trasporto degli alimenti. Eppure l’uso della plastica è stato a lungo trascurato e non esiste un ecosistema marino, compresi i poli, nei quali non siano stati trovati residui di bottiglie, imballaggi, reti da pesca, tappi o qualsiasi altro oggetto monouso ci venga in mente. Si stima che con l’odierno tasso di produzione di plastiche entro il 2050 potremmo dare origine ad interi mari (non “isole”) di plastica. I rifiuti di plastica già sversati in mare ammontano a circa 150 milioni di tonnellate e alcuni di essi sono stati trovati a una profondità di 10 mila metri.
Cause e Conseguenze
Inutile dire che gran parte della presenza delle plastiche nel mare dipende da una cattiva gestione dei rifiuti sulla terra, compresa la limitata capacità di riciclo e riutilizzo dei materiali plastici. A questo si aggiungono le discariche illegali in diverse zone del mondo, il mancato o insufficiente trattamento delle acque reflue, i trasporti, l’attività industriale, le attività relative alla pesca, le cattive abitudini dei fruitori del mare e delle spiagge, insomma gran parte delle attività connesse all’antropocene. Ma qual è il costo che stiamo pagando? Possiamo sicuramente partire da un dato certo, le conseguenze della plastica in mare sono devastanti. Ormai ognuno di noi avrà visto almeno una volta un video che ritrae la presenza di plastica nello stomaco di animali marini oppure un pesce intrappolato in qualche oggetto di plastica. La presenza di microplastiche nel pesce che ingeriamo è ormai una consapevolezza diffusa.
Ma il problema della plastica non riguarda solo gli oceani, una ricerca condotta dal gruppo del Laboratorio di Igiene ambientale e degli alimenti dell’Università di Cataniaha riportato le concentrazioni di microplastiche contenute in alcuni frutti e verdure più consumati in Italia. Successivamente un ulteriore studio ha dimostrato come le microplastiche presenti nel cibo, nell’aria e anche nel sangue umano, possono determinare lesioni infiammatorie. Le microplastiche inalate o ingerite penetrano nei tessuti e nelle cellule generando un impatto che in passato ci era sconosciuto. Tutto questo mentre ogni anno continuiamo a riversare, negli oceani, dai 4,8 ai 12,7 mln di tonnellate di plastica.
E gli altri problemi?
La giornata della terra non è solo il problema della plastica è un movimento che coinvolge oltre un miliardo di persone di tutto il mondo che ritengono di dover scendere in campo contro una moltitudine di sfide tra le quali la perdita di biodiversità, la desertificazione, l’inquinamento da combustibili fossili, lo spargimento di rifiuti tossici, l’utilizzo intensivo di pesticidi e molto altro. Ma guardiamoci bene dall’individuare soluzioni facili, non è sufficiente parlare di rinnovabili, non è sufficiente metterci in gioco una volta l’anno per pulirci la coscienza. Prima di scegliere carne biologica perché più green, comprare l’ennesima borraccia perché fa moda, dovremmo metterci in discussione come consumatori, una risposta facile non esiste e l’earth day è ogni giorno in ogni scelta.
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22/4/24
INSIDE OVER
https://it.insideover.com/ambiente/giornata-della-terra-bella-ma-dura-solo-24-ore.html