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Un report del Politecnico realizzato nel 2023 ma riguardante l’anno scorso, ha confermato, se ancora ve ne fosse bisogno, l’attuale flop dell’auto elettrica in Italia. Il nostro Paese è l’unico delle Big europee dove gli EV non hanno ancora fatto presa e per il momento non sembra trovarsi il bandolo della matassa.
A evidenziare ulteriormente le difficoltà dell’elettrico sul mercato italiano è il confronto con gli altri mercati, a cominciare da Cina e USA, dove le vetture green sono cresciute rispettivamente dell’82 e 51 per cento, mentre in Italia, nello stesso lasso di tempo (l’anno 2022), sono diminuite del 15 per cento.
Secondo un addetto ai lavoro il flop delle auto elettriche in Italia è frutto di fake news e politiche inadeguate, ma più passa il tempo e più il nostro Paese, una delle grandi patrie mondiali dell’automobile, rischia di rimanere indietro, con tutto ciò che ne consegue.
Ma snoccioliamo un po’ di dati pubblicati dal Polimi, a cominciare dal dire che in Europa la crescita delle auto elettriche fra il 2021 e il 2022 è stata del 15 per cento, percentuale che sale al 70 per cento se si prendono in considerazione il periodo 2018-2022 e le ibride plug-in.
In totale il mercato in quattro anni è passato dal 2,5 al 22.9 per cento, e per il 2023 sembra destinato a confermarsi su queste cifre. La Germania è la nazione che tira il gruppo, più di 820mila immatricolazioni, con Regno Unito a 370mila, quindi Francia a 330mila.
A livello di percentuali, invece, in Norvegia, paradiso dell’auto elettrica, il 90% delle nuove auto vendute è green, con la Svezia a quota 56 e la Danimarca a 39. Come detto sopra, in Italia invece il segno è negativo, -15% rispetto al 2021, e Simone Franzò, responsabile dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, commenta, non paventando rosee prospettive: «Anche nel primo semestre del 2023 non ci sono segnali di quel cambio di passo che invece sarebbe assolutamente necessario, non solo in vista dell’obiettivo al rialzo previsto dal nuovo Piano nazionale integrato per l’Energia e il Clima ma soprattutto per abilitare ricadute virtuose sul tessuto industriale nazionale (i tre distretti dell’automotive, appunto). A fronte dei recenti rincari energetici e al costo unitario ancora molto alto dei veicoli, l’incentivazione economica all’acquisto rimane un fattore determinante per invertire questo trend».
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29/9/23
everyeye.it (da: CORRIERE.IT)