(omniauto.it)
Allarga il concetto di SUV/crossover alle famiglie che fino ad allora compravano le classiche compatte
C’è un “avanti Qashqai” e un “dopo Qashqai” nel mondo dell’auto: se oggi non si parla d’altro che di SUV e crossover, il merito (per gli irriducibili la colpa) è tutto suo, della Nissan Qashqai appunto. Un’auto che ha messo una voglia irrefrenabile agli automobilisti europei di guidare a qualche cm in più dall’asfalto e di avere una macchina vagamente offroad nel look. Certo, gli Sport Utility non nascono con la giapponese, ma è con la Qashqai che vengono “sdoganati” ai segmenti inferiori. E dire che quando uscì, nel 2007, in pochi, pochissimi capirono che proprio lì stava il futuro. Dove? Nel superamento del concetto della classica compatta di segmento C: un genere di auto ancora vivo e vegeto (non a caso la Golf, la sua rappresentante più famosa, rimane l’auto più venduta d’Europa) ma che si è visto rosicchiare parecchie quote di mercato dalla Qashqai, appunto, ma anche da tutte le “imitazioni” che ne sono seguite. A dieci anni di distanza, quando alcune Case hanno appena lanciato la propria alternativa alla Qashqai, o stanno per farlo, la giapponese è già al restyling della seconda generazione.
Basta con la “grigia” Almera
Nel 1999 Nissan e Renault uniscono le forze e Carlos Ghosn, big boss dell’Alleanza, mette fra le priorità lo sviluppo di un’auto di segmento C che sostituisca la buona ma fin troppo anonima Almera. Il team incaricato del progetto si mette al lavoro nel 2002, ma la prima idea è conservativa. Troppo. Ci vuole una “rottura” per evitare di ripetere gli scarsi risultati della Almera. Si riparte da capo ed ecco che l’illuminazione arriva: proporre una sorta di Murano in scala ridotta, per allargare il numero di potenziali clienti dei SUV (o crossover, fate voi).
La quadratura del cerchio
Ovviamente, non si tratta di un’intuizione che scaturisce dal nulla. Quella di “suvvizzare” il segmento C è frutto di un’attenta analisi del mercato, che vede in costante crescita (anche se in ritardo rispetto a quanto avvenga negli USA) gli Sport Utility, ma limitatamente ai segmenti più alti. Per i clienti con minori capacità di spesa, che magari hanno una sola auto in famiglia, un’auto di quel genere spaventa sia perché troppo grande per l’uso di tutti i giorni, sia perché tendenzialmente consuma molto più di una berlina o di una SW. In Nissan si convincono che questa percezione possa essere cambiata, che le doti di fruibilità e sostenibilità economica di un’auto di segmento C possano essere trasferite anche su un veicolo più alto di qualche cm da terra.
Parte la sfida
Delineato il perimetro entro il quale dovrà essere progettata e disegnata la “nuova Almera”, Nissan mette al lavoro – e in competizione – i suoi centri design sparsi per il mondo. Per gli esterni viene scelto il concept del Nissan’s Global Design Centre (Giappone), mentre per gli interni “vincono” gli americani del centro Nissan Design America. Al Nissan Design Europe viene invece affidato il compito di apportare gli affinamenti necessari a rendere le idee di giapponesi e americani adatte agli europei. Europeo è anche lo sviluppo della meccanica della macchina, che viene affidato al Nissan’s European Technical Centre (NTCE) di Cranfield, UK.
Dentro e non “sopra” la macchina
La sfida degli ingegneri è quella di far sentire le persone “dentro” e non “sopra” quella che sarebbe poi diventata la Qashqai: è qui che sta la differenza tra il SUV moderno e il fuoristrada, (anche) qui la chiave del successo della Nissan. Un successo che arriva nonostante un nome che è tutto un programma, da leggere e ancor più da scrivere: Nissan sceglie queste sette lettere perché richiamano il nome di una tribù nomade iraniana, nomade come vuole essere questa macchina; anzi, nomade urbana.
Il debutto a Parigi nel 2006
Salone di Parigi del 2006, la macchina che rivoluzionerà il mercato europeo viene svelata al pubblico. Lo scetticismo si tocca con mano: molti sentenziano che la Qashqai avrà uno scarso successo perché si tratta di un “fuoristrada” troppo poco… Offroad. Ma quelli fuori strada sono loro, che non capiscono che la Qashqai si rivolge a tutti tranne che ai patiti di mulattiere, fango e dossi (tanto è vero che la trazione anteriore va per la maggiore). Risultato: le vendite iniziano nel febbraio del 2007 e Nissan deve subito fare i conti con un eccesso di domanda. Nemmeno il più ottimista all’interno della Casa giapponese prevedeva un fiume di ordini così forte e veloce. A fine 2010 sono 1,2 milioni gli esemplari venduti.
Qashqai+2, oggi X-Trail
Nel 2008 arriva anche la Qashqai+2, la versione per le famiglie allargate: più lunga di 21 cm (+17 cm il passo) e con 5 posti più due (appunto), non ha il successo della versione “normale” ma dà comunque il suo contributo al grande successo del modello. Con la seconda generazione di Qashqai (del 2013), che resta la più venduta del segmento in Europa nonostante i tantissimi tentativi di imitazione, non viene più proposta la “+2”. Al suo posto arriva una X-Trail completamente riprogettata, che di fatto si può considerare una sorta di Qashqai “XL”: simili il design, la filosofia e anche la gamma motori, anche se con dimensioni maggiori.
autore: Adriano Tosi – omniauto.it – 19/03/2017
http://www.omniauto.it/magazine/44871/nissan-qashqai-dieci-anni-fa-la-rivoluzione