La ricerca: sistema di riconoscimento della carreggiata, segnalazione angolo morto, dispositivo anti tamponamento difficili da avere
Impianto frenante antibloccaggio Abs, controllo elettronico della stabilità, airbag e sensori pressione pneumatici: tutte cose obbligatorie – per legge – sulle auto nuove. Ma dalla nuova inchiesta della Dat-Italia emerge un dato sconcertante: senza queste norme probabilmente oggi le auto sarebbero ancora tutte senza Abs, airbag e altro.
E già perché i risultati della ricerca sulla “dotazione di sicurezza” delle auto in vendita in Italia è sorprendente: i tanto decantati sistemi salvavita (da quelli di riconoscimento della carreggiata a quelli che controllano l’angolo morto della visuale) sono disponibili solo a pagamento e su auto di un certo livello, più o meno oltre i 20.000 euro. Non solo: la composizione della gamma sembra quasi studiata apposta per rendere questi importantissimi sistemi di sicurezza quasi irraggiungibili: infilati nelle dotazioni di serie delle versioni Top o “legati” a pacchetti di optional assurdi.
Scelte di marketing precise, dettate dai gusti degli automobilisti, perché – si sa – al momento di scegliere l’auto i clienti preferiscono i soliti accessori (super stereo, interni in pelle, ecc.) piuttosto che quelli più complessi legati alla sicurezza, magari perché non li conoscono bene o perché nutrono qualche dubbio sull’effettiva importanza in rapporto al maggior costo da mettere in bilancio.
«E chiaro che i costruttori di auto non fanno beneficenza e mettono a disposizione ciò che il mercato richiede – spiega Antonio Coppola, direttore generale di DAT-Italia – ma questi accessori piuttosto che opzionali si dovrebbero definire essenziali e sarebbe bene inserirli sempre nella dotazione di serie».
Una politica “sana” che però al momento attuale finirebbe per mettere fuori mercato i modelli con la dotazione di serie arricchita d’ufficio di sistemi come il riconoscimento della carreggiata, angolo morto o anti tamponamento.
La situazione quindi rimane questa: le case automobilistiche investono molto nella progettazione e nella messa in commercio di questi dispositivi salvavita, poi “spingono” sul piano della pubblicità per farli scegliere dai propri clienti. Un percorso complesso che poi consegna nelle mani del marketing le scelte finali della composizione della gamma. Con il risultato denunciato appunto dalla ricerca della Dat-Italia.