Riciclo 2.0 delle batterie, la pietra tombale sul tema “auto elettrica sì o no?”
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Secondo un rapporto dell’UE, le emissioni di industrie e centrali elettriche sono diminuite di molto rispetto al 1990, quelle di auto e camion sono invece aumentate
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Sebbene negli ultimi trent’anni l’UE sia riuscita a ridurre le emissioni di gas a effetto serra in molti settori, le emissioni di anidride carbonica prodotte dal settore dei trasporti hanno continuato ad aumentare. È con questa considerazione che inizia la relazione speciale della Corte dei Conti Europea, che punta il faro sulle scelte e i comportamenti da incentivare per raggiungere gli obiettivi prefissati.
La relazione parte da un dato positivo: dal 1990 al 2021 le emissioni di gas a effetto serra sono diminuite molto, passando da quasi 5.000 milioni di tonnellate l’anno a poco meno di 3.500.
La quantità maggiore di emissioni è legata all’approvvigionamento energetico, “colpevole” del 26% delle intere emissioni dell’UE a 27 stati. Dal 1990 al 2021, però, la quantità di emissioni legate all’approvvigionamento energetico si è quasi dimezzata (-44%). Dati positivi anche dall’industria (-35%), settori residenziali e commerciali (-27%), agricoltura (-22%) e rifiuti (-35%).
C’è un solo settore che ha aumentato, di molto, le emissioni nell’arco 1990-2021, ed è il settore dei trasporti. Il rapporto, che non tiene conto del trasporto aereo e marittimo internazionale, evidenzia come il settore dei trasporti sia responsabile del 23% delle intere emissioni dell’UE, e che la quantità è aumentata, negli anni in oggetto, del 16%. In definitiva, auto e camion inquinano molto di più adesso che nel 1990.
La flotta di auto in Europa è cresciuta sensibilmente, ma allo stesso tempo è diminuita la media di km percorsi
È chiaro che l’aumento delle emissioni è strettamente correlato all’aumento del parco circolante. Se si guarda, per esempio, all’intervallo 2010-2021, il numero di auto nell’UE è aumentato del 20%. Se le auto sono di più, percorrono però meno chilometri: la media registrata nel 2004 era di 13.000 km annui, nel 2019 scende a 11.300 km.
Se vengono considerati i dati per categoria, le autovetture sono responsabili del 56% delle emissioni (il 23% del totale di cui abbiamo parlato prima) connesse al settore trasporti; un aumento del 15% rispetto al 1990.
Molto pesanti anche i dati di camion (27% del totale, con un +28% rispetto al 1990) e furgoni (11% sul totale, ma con un preoccupante +49% rispetto al 1990).
Da sottolineare il comportamento virtuoso di compagnie aeree e navali, che dal 1990 a oggi hanno tagliato del 28% le proprie emissioni annue. Il combinato di treni, navi, aerei e moto è responsabile del 6% delle emissioni legate al settore trasporti.
Di questo passo impossibile raggiungere gli obiettivi del piano “Fit for 55”
La Corte si aspettava che l’adozione del regolamento sulle emissioni di anidride carbonica delle auto portasse a una riduzione delle emissioni, in linea con le ambizioni climatiche dell’UE. Un risultato che non è stato raggiunto, anche per una certa difficoltà nel controllare i test sulle emissioni dei produttori di auto.
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La Corte dei Conti fa sue poi le preoccupazioni delle autorità tedesche e olandesi responsabili per il clima e l’ambiente, che hanno sottolineato come continuando così non è possibile raggiungere gli obiettivi, al 2030, di riduzione delle emissioni prodotte dal settore dei trasporti.
La risposta è nelle auto elettriche
Le conclusioni a cui giunge il rapporto sono quelle ormai evidenziate da numerosi studi: raggiungere gli obiettivi fissati dal piano “Fit for 55” (la riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 e l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050) è possibile solo grazie alle auto elettriche.
“Secondo numerosi studi, le auto elettriche costituiscono al momento la tecnologia migliore per ridurre le emissioni totali prodotte dalle autovetture” scrivono infatti i redattori del rapporto. Un obiettivo che se è facile e anche logico enunciare, è molto più difficile da mettere in pratica.
Secondo la Corte dei Conti, sono tre le direttrici su cui deve muoversi l’UE. La prima è la disponibilità di batterie, tenendo conto del fatto che l’accesso alle materie prime rimane una criticità strategica cruciale per la catena del valore delle batterie dell’UE.
Un altro ostacolo è quello rappresentato dall’inadeguatezza delle infrastrutture per la ricarica, in particolar modo per quelle nazioni dal basso prodotto interno lordo. Su tutti un dato: il 70% delle colonnine di ricarica in Europa è concentrato in Germania, Francia e Paesi Bassi.
Infine, c’è da affrontare il nodo del prezzo. Le elettriche sono troppo care e le nazioni dal basso prodotto interno lordo non riescono a contribuire all’abbassamento delle emissioni delle autovetture, visto anche l’enorme aumento dell’anzianità media del parco circolante nell’UE (nel 2014 era di 7,4 anni, nel 2021 è salito a 12 anni).
In definitiva, la Corte dei Conti Europea scrive che la difficoltà principale nel raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni dal 2030 in avanti consisterà nell’assicurare una diffusione sufficiente di veicoli a zero emissioni, affrontando i tre grandi problemi citati poc’anzi.
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26/1/24
DMOVE.it
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