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Dalle scatole nere alle scatole ‘green’ per misurare le emissioni di CO2 delle auto private: un monitoraggio non più basato solo sulla classe Euro del motore, ma sulla rilevazione del comportamento puntuale dei singoli veicoli. L’idea prende forma al Parlamento europeo di Bruxelles, dove sono stati presentati i risultati della ricerca condotta dal think tank “The Urban Mobility Council” (Tumc).
In un momento in cui Bruxelles si muove verso la fine del motore endotermico (lo stop di auto a benzina e diesel partirà dal 2035) e regole più stringenti sugli standard Euro, la ricerca “Greenbox: l’uso della telematica per un nuovo paradigma di sostenibilità” osserva e conclude che non tutte le auto Euro 4 sono da rottamare e non tutte le Euro 6 sono virtuose. Lo studio ha analizzato le emissioni di un campione di 3mila veicoli immatricolati su tutto il territorio italiano nel 2022 in tre classi identiche di mille auto per ciascun motore Euro 4, Euro 5 ed Euro 6.
Mettendo a confronto le emissioni effettive (e non medie) dei diversi gruppi di veicoli, la ricerca osserva che il 26 per cento dei veicoli Euro 4 emette meno CO2 rispetto a quelli Euro 6. Questo perché l’impatto ambientale di un veicolo – secondo lo studio – non dipende solo dal motore o dal veicolo, ma anche da come e quanto viene utilizzata l’automobile.
Propone dunque “un nuovo paradigma”, per misurare l’effettivo impatto ambientale di ciascuna autovettura usando scatole nere – che in questo caso diventerebbero scatole green, ovvero verdi. Queste ‘green box’ andrebbero a misurare la produzione di gas effetto serra di ogni singolo veicolo (CO2), sulla base – oltre che delle specifiche tecniche del motore – del tipo di strada che si percorre, del chilometraggio, della velocità media e dello stile di guida.
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CCISS (da: https://www.eunews.it/)