Uno dei peggiori incubi per gli automobilisti italiani sta per tornare. A partire dalla fine di luglio, infatti, saranno accesi i nuovi Tutor, quelli che andranno a sostituire i dispositivi per il controllo automatico della velocità, dopo la sentenza di condanna della Corte d’appello di Roma (dello scorso 10 aprile).
Questo nuovo sistema (Sicve PM, omologato il 31 maggio del 2017), che non è altro che una semplice evoluzione di quello vecchio, sarà ad esclusiva competenza della polizia stradale di Roma ed è composto da tre unità fondamentali: le unità di rilevamento del traffico, denominate stazioni periferiche, installate in autostrada, il server di elaborazione centrale di raccolta dati, residente al Cnai, il Centro nazionale accertamento infrazioni della Polizia Stradale (come detto esclusivamente nella Capitale); un sistema deputato all’accertamento, da parte dell’organo di polizia stradale, delle presunte violazioni rilevate automaticamente dal sistema, anch’esso al Cnai di Roma. In particolare, le cosiddette stazioni periferiche sono composte dai sensori di traffico (in tre versioni di cui due basate su tecnologia radar e una su spire magnetiche annegate nell’asfalto), l’unita di rilevamento dei veicoli, l’unità di elaborazione locale e l’unità di sincronizzazione oraria Gps.
I primi Sicve PM saranno installati con priorità sulle tratte più interessate all’esodo estivo e, poi, progressivamente saranno attivati su tutta la rete di Autostrade per l’Italia sui 333 portali dove è attualmente installato il vecchio Tutor. Quando questo avverrà, saranno 242 i tratti controllati, per una copertura approssimativa di 3100 km