(Rinnovabili.it) – Mentre l’Europa cerca di evitare le conseguenze dello scandalo dieselgate, in Cina si cerca di mettere una toppa alle truffe che hanno coinvolto le auto ecologiche. All’inizio dell’anno Pechino ha attivato un’inchiesta per frode, con il sospetto che diverse case automobilistiche avessero ottenuto illegalmente gli incentivi messi a disposizione dal governo per sostenere la diffusione dei veicoli a zero emissioni. Incentivi generosi, che hanno fatto spendere alla nazione, solo lo scorso anno, oltre quattro miliardi di dollari per sostenere la mobilità green.
A settembre 2016, il Ministero delle finanze ha chiuso l’indagine, accusando pubblicamente cinque produttori auto di aver infranto le regole in materia di sovvenzioni. La loro colpa è di aver ricevuto indebitamente 150 milioni di dollari per veicoli – soprattutto bus – mai prodotti o non realmente “verdi”. La stampa locale ha però fornito una lista di nomi ben più lunga, che coinvolgerebbe in tutto 20 case automobilistiche.
Uno scandalo che pesa sulle casse statli, ma a cui la Cina intende mozzare velocemente la testa. Per questo motivo il governo centrale ha deciso di aumentare i requisiti tecnici necessari ai mezzi ecologici per ricevere i sussidi, rendendo inoltre i premi retroattivi. In altre parole, saranno concessi solo dopo e non più al momento dell’acquisto.
Verranno inoltre fissati nuovi limiti alle sovvenzioni locali e centrali e Pechino rafforzerà le procedure di applicazione e d’ispezione. Gli incentivi continueranno perché, frode a parte, hanno permesso alla Cina di ritagliarsi un’ampia fetta del mercato dell’e-mobility. Eliminando i dati fasulli, il programma statale ha contribuito a quadruplicare le vendite di auto ibride ed elettriche e nel 2015 il mercato ha fatto un balzo in avanti del 60 per cento.
fonte: rinnovabili.it – 21/12/2016
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