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Nei prossimi anni, come le strategie messe in atto dai brand, il prezzo delle auto elettriche potrebbe raggiungere quello delle endotermiche
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La transizione globale verso le auto elettriche e i veicoli a emissioni zero continua ad accelerare. I Paesi di tutto il mondo stanno fissando obiettivi per la decarbonizzazione dei trasporti e l’eliminazione graduale della vendita di nuove vetture endotermiche.
Se in Europa il Green Deal, che ha imposto lo stop alla produzione di auto a benzina e diesel entro il 2035, negli Stati Uniti è stato l’Ente per la Protezione dell’ambiente a scrivere le nuove regole per quanto riguarda le emissioni di veicoli inquinanti.
L’Epa ha infatti proposto al congresso una serie di misure che, se approvate, oltre ad entrare in vigore nel 2027 riguarderanno tutti i modelli prodotti fino al 2032. Queste norme hanno come obiettivo il portare le auto elettriche e ibride plug-in al 60% del mercato entro il 2030 e al 67% nel 2032.
Oltre a questo l’agenzia governativa statunitense ha raccomandato una diminuzione del 56% delle emissioni delle auto prodotte nel quinquennio 2027-2032.
Entrambi i progetti sono stati accolti da una serie di dubbi e critiche che riguardano in primis la difficoltà di rifornire i territori dei tanti stati coinvolti con una rete di ricarica abbastanza estesa da poter rifornire un parco EV circolante sempre più massiccio.
L’altro, ancora più concreto, riguarda il costo che le auto elettriche hanno rispetto alle loro controparti endotermiche è ancora troppo elevato per la stragrande maggioranza dei driver.
Ad ogni modo, una recente ricerca condotta da Gartner, multinazionale che si occupa di consulenza strategica, ricerca di mercato e analisi nel campo della tecnologia dell’informazione, ha sottolineato come, già a partire dal 2027 si potrebbe raggiungere la parità di costi tra BEV e ICE.
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Auto elettriche che costano come quelle a benzina? È possibile…
Secondo le previsioni di Gartner a garantire la discesa dei prezzi delle vetture elettriche sarà un drastico calo delle spese di produzione dei BEV. Un orizzonte degli eventi che si sta definendo sempre di più grazie alle massicce strategie messe in atto dalle principali case automobilistiche per aumentare la propria quota di vendite di auto “alla spina”.
Tra questi si possono annoverare lo sviluppo di piattaforme flessibili in grado di garantire una base di partenza comune per più segmenti e categorie di veicoli o l’introduzione di gigacasting che aiutano a ridurre i costi di produzione e i tempi di assemblaggio.
Scelte che i brand automotive hanno dovuto o dovranno fare per poter sopravvivere all’interno di un mercato sempre più competitivo, dominato da marchi provenienti dalla Cina e Tesla.
Oltre a questo, sarà importante per i produttori garantire una fornitura adeguata di materie prime (litio, cobalto, nichel, ecc.) per produrre e vendere BEV a prezzi paragonabili alle loro controparti dotate di motore a combustione. Passaggi chiave saranno investimenti “illuminati” sull’estrazione mineraria ma anche sulla raffinazione e produzione di batterie nei prossimi 10 anni.
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Una maggiore disponibilità di litio a partire da riserve minerarie e salamoie naturali, in crescita armonica con l’inevitabile aumento della sua richiesta per la produzione di batterie per veicoli elettrici, potrebbe comportare una diminuzione del prezzo di questo vero e proprio “oro bianco”.
Dopo aver toccato il massimo storico nel novembre 2022, con un prezzo di 84.500 dollari per tonnellata, il litio, con l’apertura di tanti nuovi siti di estrazione, è crollato dell’80%, passando da 75.000 dollari a 13.500 dollari per tonnellata nel corso del 2023. Purtroppo a questa diminuzione non è seguito un boost alla produzione e richiesta degli EV tanto in occidente quanto in oriente, a causa dalla frenata nel mercato delle auto elettriche in Cina. Cosa che ha comportato un sostanziale calo nella necessità di litio.
Un’occasione mancata che, con i maggiori investimenti che le case auto stanno facendo verso i nuovi veicoli “alla spina” potrebbe essere evitata nel prossimo futuro. Tutto starà alla volontà dei brand di evolversi tanto sul piano industriale quanto sul piano logistico ma anche delle istituzioni ad invogliare i cittadini all’acquisto di EV attraverso incentivi e offerte che possono agevolare questa “svolta elettrica”.
… Ma c’è un prezzo da pagare!
Nonostante prezzi di acquisto sempre più competitivi, la ricerca di Gartner prevede anche un drastico aumento dei futuri costi di riparazione per i veicoli elettrici. Una crescita dovuta alla maggiore tecnologia e complessità delle parti meccaniche, elettroniche e di carrozzeria presenti a bordo degli ultimi modelli di EV.
Secondo Gartner nei prossimi anni il prezzo medio di una riparazione per una vettura “alla spina” aumenterà del 30%. Gli interventi presso carrozzieri e officine più costosi potrebbero portare a premi assicurativi più elevati o addirittura al rifiuto delle compagnie di assicurazione di coprire particolari modelli di auto.
Se in futuro gli EV saranno veicoli sempre più desiderati dai driver di tutto il mondo, dall’altra parte questa evoluzione comporterà dei gravi rischi per le tante startup che in questi anni hanno deciso di investire nel panorama automotive a zero emissioni. Particolarmente a rischio sono quelle neo-aziende fortemente dipendenti da finanziamenti esterni.
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Oltre a questo la scomparsa progressiva degli incentivi per l’acquisto di EV in molti Paesi renderà il mercato della mobilità elettrica ancora più competitivo e troppo impegnativo per moltissime realtà piccole e grandi. Gartner prevede infatti che entro il 2027, il 15% delle aziende di veicoli elettrici fondate dall’ultimo decennio sarà acquisita o in bancarotta.
Nio, Polestar, Lucid e Fisker, sono solo alcune delle realtà che dipendendo profondamente da investimenti esterni ed incentivi all’acquisto, potrebbero non avere la liquidità necessaria per stare al passo di questa evoluzione, venendo fagocitate da case automobilistiche più forti nei prossimi anni.
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14/3/24
FLEET magazine