Un’industria sempre più digitale, sempre più connessa e sempre più autonoma. E un pubblico sempre meno legato al possesso: ecco dove sta andando l’industria dei trasporti nel prossimo futuro
Pensare che la transizione energetica sia l’unico ambito dell’evoluzione dell’industria automobilistica significa guardare solo la punta dell’iceberg di un’industria che – dopo decenni di stagnazione – sta cambiando in tutto, si sta in primo luogo digitalizzando e che sta andando verso una società in cui il concetto di auto in un futuro non troppo lontano sarà molto diverso da quello che abbiamo ora.
Diversi sono i motivi: sono prima di tutto istituzionali, perché sono i governi ad aver imposto ai produttori nuove regole e nuove direzioni; sono geopolitici, perché un’industria così influente è anche espressione dell’influenza delle potenze mondiali che stanno cambiando; sono sociali, perché cambia ciò che le persone vogliono e chiedono dai trasporti, e cambia anche ciò che possono permettersi.
E poi sono industriali: tutta l’industria è cambiata in generale, con l’avvento di internet e del digitale, ed è naturale che lo facciano anche le auto che saranno più lussuose, autonome e sempre più connesse.
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L’ELETTRICO È RODATO – NONOSTANTE TUTTO
Italia a parte, anche se i segnali sono ormai sul positivo anche per il Bel Paese, l’elettrico è ormai rodato. Persino in paesi fino a qualche anno fa considerati “indietro” l’infrastruttura, come la Spagna, viene definita pronta e si hanno crescite con percentuali a doppia cifra. Senza contare regioni del mondo insospettabili, come l’India e il Sud-est asiatico, e alcuni paesi dell’Africa.
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Ciò significa che la transizione è ormai avviata, e il rallentamento della domanda paventato dai media soprattutto italiani fa parte di un normale processo. Troppi soldi in ballo, ormai, per tornare indietro, e non è più una questione politica: la maggior parte dei produttori oggi ha in piano di produrre solo elettriche in tempi molto più brevi delle fatidiche scadenze di UE e alcuni Stati americani.
I dati lo sostengono. La IEA stima che le vendite globali di veicoli elettrici abbiano superato i 3 milioni di unità nel 2020, oltre il 4% delle vendite globali di veicoli, saliti a oltre 10 milioni nel 2023 con un aumento del 40% ogni anno. Secondo Bloomberg New Energy Finance, i veicoli elettrici rappresenteranno il 10% di tutte le nuove vendite di auto globali entro il 2025 e il 58% entro il 2040, e va da sé che in Europa le percentuali saranno molto più alti.
Questa è una crescita più rapida rispetto a quanto previsto da molte autorità, ma altre iniziative possono contribuire. L’aumento dell’efficienza delle batterie, con i loro prezzi (intesi quelli delle batterie agli ioni di litio ed LFP) diminuiti dell’89% nell’ultimo decennio, raggiungendo un prezzo di € 130/kWh nel 2020. In Cina è stato addirittura riportato che i prezzi dei pacchi batteria agli ioni di litio sono scesi sotto i € 100 /kWh per la prima volta.
Oltre ai veicoli elettrici alimentati a batteria, i veicoli elettrici a celle a combustibile (FCEV) sono un’altra alternativa ai motori a combustione interna. I FCEV non si basano su una batteria, ma ottengono l’energia da una pila a combustibile che riceve idrogeno e ossigeno per creare elettricità attraverso una reazione chimica. L’unico sottoprodotto è l’acqua; queste auto non emettono CO2. Un altro beneficio è la facilità di rifornimento.
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L’AUTO NON DEV’ESSERE PIÙ MIA
Il secondo e credo più importante cambiamento a cui stiamo assistendo è sociale, ed è legato a come l’auto viene vista. Questo spiega in parte anche un approccio sempre più diverso alla vendita e alla costruzione stessa della vettura.
Per le vecchie generazioni, e forse per coloro nati fino agli anni Ottanta, l’auto è spesso un oggetto desiderabile, da personalizzare, da godersi. E in Italia specialmente l’idea del possedere un auto è importante per molte di queste persone.
Ma tutti i dati, riportati anche molto di recente dall’Economist, concordano che i giovani occidentali non trovano più l’auto così desiderabile, sempre meno sono interessati a quel mondo, e ad ancora meno di loro interessa comprarla. Diversi i motivi. Prima di tutto la mentalità: Millennials e Gen-Z sono più attenti alla sostenibilità e in generale hanno un sentimento antimaterialista (espresso in modi molto diversi tra loro), che non vede più l’auto come status symbol, ma quasi come opulento e certamente impattante.
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10/4/24, Startup Magazine (da: fleetmagazine.com)