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Le particelle rilasciate dalle gomme nell’aria possono essere anche 1.000 volte più inquinanti di quelle dei gas di scarico. Questa problema è ancora orfano di una soluzione da parte delle istituzioni. Un rompicapo a cui quasi tutte le aziende produttrici di pneumatici stanno cercando di porre rimedio tramite soluzioni sempre più vicine al concetto di “sostenibilità”
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Messo troppo spesso in secondo piano da quello dai gas di scarico, l’inquinamento causato dall’usura degli pneumatici danneggia l’ambiente molto più di quanto si pensi.
Uno studio compiuto nel 2020 da Emissions Analytics, ha dimostrato che l’effetto delle particelle rilasciate dalle gomme durante il loro rotolamento sull’asfalto possono essere anche 1.000 volte più nocive rispetto ai fumi che escono dagli scarichi delle auto.
Assieme a quelle dell’usura dei freni e della superficie stradale, le particelle degli pneumatici fanno parte delle cosiddette Non-exhaust emissions, polveri che si ritiene costituiscano la maggior parte sia del PM2,5 (60%) che del PM10 (73%).
Una situazione resa ancora più grave dal fatto che, a differenza dei gas di scarico, non è ancora entrato in vigore nessun tipo di legislazione per limitare o ridurre le NEE.
Un problema a cui bisogna porre rimedio
Il peso maggiore sia di veicoli “alla moda” che di quelli ultima generazione, come i full-electric e gli ibridi plug-in, comporta uno stress maggiore sulle gomme rispetto a quello provocato da auto alimentate con i tradizionali motori a diesel e benzina.
Gli pneumatici soggetti a una maggiore pressione rilasciano molte più particelle nocive scorrendo sull’asfalto. Un risultato che annulla parzialmente gli sforzi che i governi e i le case automobilistiche stanno facendo per portare il mondo della mobilità verso l’era dell’elettrificazione.
Le polveri rilasciate da freni e soprattutto dagli pneumatici sono un problema ambientale molto serio e crescente, reso ancora più grave dalla sempre maggiore popolarità che veicoli come i SUV, stanno avendo nel mercato auto di tutto il mondo. Un’altra urgente problematica è rappresentata dalla crescente domanda di automobili elettriche, molto più pesanti delle auto standard a causa delle loro batterie.
L’uso di gomme sufficientemente gonfiate e di buona qualità unito all’alleggerimento dei veicoli sono soluzioni che possono rimediare parzialmente al problema della cosiddetta tyre pollution. Stratagemmi che purtroppo non sono sufficienti.
Come si stanno muovendo i produttori di pneumatici?
Negli ultimi anni, a seguito degli effetti sempre più catastrofici causati in tutto il mondo dai cambiamenti climatici, anche le più grandi aziende specializzate nella produzione di pneumatici si sono impegnate nello sviluppo di soluzioni sempre più indirizzate verso il rispetto dell’ambiente.
Dalla produzione di pneumatici alle nuove fonti energetiche per rifornire le fabbriche e gli impianti. Anche le ditte più grandi stanno iniziando modificare la propria rotta verso la parola “ecologia”.
MICHELIN
La multinazionale francese a livello di sostenibilità punta tutto sulla produzione di pneumatici in grado di racchiudere alte prestazione e la riduzione dell’impatto ambientale. Per farlo Michelin ha annunciato di volersi impegnare nei prossimi anni affinché gli oltre 200 componenti dei suoi pneumatici, tra cui la gomma naturale e sintetica, cavetti metallici e lo zolfo, diventino frutto di un’attenta attività di riciclo.
Un esempio è il piano del gruppo di produrre butadiene partendo da biomasse come scarti di legno, bucce di riso e foraggio di mais. Il prodotto ottenuto andrebbe a sostituire quello derivato dal petrolio. Proprio il butadiene è uno degli elementi fondamentali utilizzati nella fabbricazione dei pneumatici.
Michelin è anche al lavoro su processi di rigenerazione della plastica PET, di riciclo del polistirene o del recupero del nero di carbone da gomme consumate.
Oltre al riciclo l’obiettivo dell’azienda francese è quello di limitare l’impatto dei propri pneumatici sulle risorse del pianeta, migliorando la loro resistenza al rotolamento, e di conseguenza ridurre le emissioni di CO2.
BRIDGESTONE
La ditta di pneumatici giapponese ha annunciato il suo impegno verso la realizzazione di una società sostenibile con il lancio di Bridgestone E8 Commitment. Con questo progetto l’azienda si pone l’obiettivo di fornire ai propri ai clienti i propri servizi attraverso otto valori fondamentali: Energy, Ecology, Efficiency, Extension, Economy, Emotion, Ease ed Empowerment.
Tra le soluzioni proposte da Bridgestone e indirizzate verso il rispetto dell’ambiente c’è in primis il reread ossia la rigenerazione completa degli pneumatici attraverso la sostituzione del singolo battistrada.
Secondo l’azienda la “riscrittura” di copertoni a basso consumo di carburante può portare al dimezzamento delle emissioni di anidride carbonica e dello sfruttamento delle materie prime utilizzate durane il ciclo di vita delle gomme.
Un’altra soluzione messa in campo dal marchio è la coltivazione del gayule, un tipo di arbusto originario delle zone aride del sud-ovest degli Stati Uniti.
La pianta, oltre ad aver bisogno di pochissima acqua per crescere, è un’inesauribile fonte di gomma naturale al 100%. Nei piani di Bridgestone c’è l’introduzione dell’uso pratico del gayule a partire dal 2026. Sperimentazione a cui potrebbe seguire la commercializzazione di gomme generate da questo tipo di pianta a partire dal 2030.
CONTINENTAL
Produzione completa di pneumatici sostenibili entro il 2050. È questo l’obiettivo che negli scorsi giorni Continental ha dichiarato di voler perseguire nei prossimi 30 anni.
Tra le materie che la ditta di Hannover vorrebbe utilizzare nella creazione di gomme sempre più “green” ci sono i prodotti di scarto dell’agricoltura, come la polvere dei gusci di riso o la gomma proveniente dei denti di leone oppure riciclata da bottiglie di plastica in PET.
Già oggi l’azienda tedesca dichiara di utilizzare il 15-20% di materiali rinnovabili o riciclati nella realizzazione dei propri pneumatici. Tra questi troviamo la gomma naturale (il maggiore componente delle odierne come per auto) a cui Continental cerca di dare un connotato sempre “green”.
Dall’utilizzo di tecnologie digitali all’avanguardia, al maggiore coinvolgimento dei produttori locali fino alla stretta collaborazione con partner in grado di garantire la tracciabilità del prodotto lungo l’intera catena di produzione, come ad esempio l’estrazione di caucciù da piante di tarassaco appositamente coltivate.
Oltre a questo Continental sta lavorando ad altri due progetti. Il primo, in collaborazione con l’azienda tedesca Pyrum, prevede il recupero di materiali come il nerofumo da vecchie gomme attraverso il processo decomposizione termochimica definito come pirolisi.
Il secondo è il riciclo di vecchi copertoni dai quali vengono estratti meccanicamente componenti come gomma, acciaio e corda tessile ampiamente utilizzati nella mescola degli pneumatici.
PIRELLI
La multinazionale nata a Milano nel 1872, 150 anni dopo la sua nascita ha ottenunto la qualifica di Top 1%, importante riconoscimento nell’ambito del Sustainability Yearbook 2023 pubblicato da S&P Global dopo l’esame del profilo di sostenibilità di oltre 13.000 aziende.
Pirelli dichiara che da tempo “gestisce le proprie attività nel rispetto dell’Ambiente e della salute pubblica”. Tutto questo cercando di governare le proprie attività “con l’ausilio di Sistemi di Gestione Ambientale certificati, adotta metodi e tecnologie produttive volti alla riduzione degli sprechi e alla conservazione delle risorse naturali”.
La multinazionale italiana, a livello di produzione di gomma naturale, è impegnata nella promozione e sviluppo di un approvvigionamento sostenibile e responsabile delle materie prime lungo tutta la catena del valore: dal rispetto del lavoro di produttori e coltivatori e di quello dei commercianti agli impianti di lavorazione, passando per le società di distribuzione e gli impianti di utilizzo manifatturiero.
Pirelli è stata la prima azienda al mondo a creare nel 2021 una linea di pneumatici Forest Stewardship Council, il sistema di certificazione riconosciuto a livello internazionale che ha come scopo la corretta gestione forestale e la tracciabilità dei prodotti derivati. La linea di eco-copertoni lanciata dall’azienda italiana contiene infatti gomma naturale e rayon certificati FSC.
GOODYEAR/DUNLOP
L’azienda americana ha annunciato di aver realizzato uno pneumatico con il 70% di materiali a ridotto impatto ambientale. Contiene 13 ingredienti principali in nove diversi componenti della gomma. Tra questi tre diversi tipi di nerofumo prodotti da metano, anidride carbonica e olio vegetale.
Elementi che oltre a privilegiare l’impiego di materie prime a base biologica o di materiali di rifiuto, garantiscono una riduzione delle emissioni di carbonio rispetto agli attuali metodi produttivi. La multinazionale di Akron punta a commercializzare la sua linea di pneumatici “green” entro la fine del 2023.
Goodyear/Dunlop ha inoltre sviluppato un nuovo metodo di estrazione della silice, elemento utilizzato negli pneumatici per migliorarne l’aderenza e ridurre il consumo di carburante, a partire dalla cenere della lolla di riso, un sottoprodotto che viene spesso scartato e smaltito nelle discariche. Una soluzione con la quale l’azienda statunitense si è aggiudicata l’importante riconoscimento “Sostenibilità” conferito da Assogomma.
La ditta è inoltre al lavoro su un altro copertone dimostrativo in grado di portare la quantità dei materiali eco-compatibili utilizzati al 90%. L’obbiettivo è quello di introdurre il primo pneumatico completamente sostenibile entro il 2030.
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feb/23
fonte: FLEET Magazine