Combattere le morti evitabili dovrebbe essere la più alta espressione del fare politica, eppure le nostre richieste vengono accolte con sufficienza, con fastidio o con paternalistica ipocrisia, mentre i fatti concreti rimangono assenti
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Si moltiplicano le morti sulle strade a Roma e dintorni. Inclusi i cinque ragazzi morti sulla via Nomentana tre settimane fa si è già arrivati a 23 vittime da inizio anno, di cui 8 pedoni. Due giorni fa sulla via Flaminia all’altezza di Castelnuovo di Porto è stata uccisa una signora, mentre di recente è stata investita una ciclista a Porta Maggiore, poi portata in ospedale in codice rosso. Queste tragedie dovrebbero mettere il turbo a provvedimenti urgenti per contrastarle ma chi avrebbe il potere di implementarli, dopo le consuete promesse di rito, mostra di non aver fretta.
Lo scorso 15 febbraio ho partecipato per la prima volta ai lavori della Consulta cittadina per la sicurezza stradale del Comune, come delegato dell’Associazione Valerio De Simoni, intitolata a mio cugino, vittima dell’illegalità stradale. Si trattava della riunione plenaria, che si svolge ogni sei mesi, alla quale hanno partecipato una trentina di rappresentanti di diverse associazioni che si impegnano per la sicurezza stradale, nella Sala del Carroccio del Palazzo Senatorio in Campidoglio. Tale organismo formale viene presentato dall’Amministrazione capitolina come non meramente consultivo ma anche come “tavolo tecnico-operativo per la condivisione delle linee di programmazione, attuazione e gestione degli interventi”.
In realtà, operativa da diversi anni, la Consulta non ha avuto quasi alcuna efficacia pratica, perché gli impegni strappati al Comune su azioni concrete di largo respiro per limitare le morti sulle strade sono puntualmente rimasti lettere morta. Infatti, nonostante i nostri ripetuti messaggi di posta certificata, telefonate e richieste di incontro, in questa città non esistono ancora postazioni fisse da autovelox nelle principali strade ad alto scorrimento – incluso il Grande Raccordo Anulare (gestito da Anas) -, né si adottano soluzioni tecnologicamente avanzate e più efficaci come gli Scout speed, cioè autovelox mobili installati su auto delle Forze di polizia in servizio permanente in ogni quartiere, la cui forza deterrente equivarrebbe a quella di decine di autovelox fissi. Per non parlare dei mancati controlli presso gli attraversamenti pedonali e ciclabili o la mancata applicazione di sanzioni a tappeto contro la sosta selvaggia in doppia fila o in prossimità degli incroci.
Per questa ragione, noi delegati di diverse Associazioni abbiamo deciso di dire basta all’inerzia di Comune, Forze di polizia e Anas. Abbiamo sottoscritto un documento nel quale abbiamo definito insufficiente l’impegno dell’Amministrazione e abbiamo ancora una volta elencato le misure concrete che è urgentissimo adottare. Inoltre, proprio durante la seduta del 15 febbraio, abbiamo protestato in modo plateale. Si era inizialmente progettato di tingerci le mani di rosso sangue, in modo da rendere visibile il sangue di quei cittadini che si sarebbero potuti salvare, se solo le autorità competenti avessero fatto il loro dovere, mettendo finalmente in pratica una lotta senza quartiere a chi con una guida pericolosa gioca con la vita propria e altrui.
Alla fine, ha prevalso una linea più morbida e dunque, vista l’insufficienza degli interventi dei relatori che avevano fino ad allora parlato, ho deciso di contestare immediatamente il tavolo di presidenza e soprattutto l’Assessore alla mobilità Eugenio Patané, che era presente in sala. Ho interrotto i lavori dicendo che il mio era sì un atto maleducato, ma che la maleducazione può rivelarsi utile per scuotere le persone, perché se si continua a mostrare un atteggiamento collaborativo verso chi non fa quello che dovrebbe fare le cose non cambiano. In seguito, Alfredo Giordani, della rete di Associazioni Vivinstrada, è intervenuto in sala leggendo ad alta voce il testo del documento sottoscritto e per protesta ha rigirato la sua sedia dando le spalle all’Assessore, seguito da diversi altri componenti della Consulta. Come dice Alfredo: “Una visione e gestione appropriate dell’emergenza strage stradale richiederebbero l’adozione di controlli della velocità con strumenti avanzati come lo scout speed, la sanzione per il mancato rispetto del pedone sulle strisce pedonali, il contrasto sistemico alla sosta selvaggia e attività di formazione e comunicazione. Loro rispondono con strisce illuminate, qualche autovelox mobile, rilevatori di livelli alcolici. Se non li abbiamo previsti come priorità un motivo c’è. Ovvero che sono soluzioni secondarie e complementari, nel senso che portano risultati solo dopo o insieme a interventi prioritari come quelli da noi richiesti”.
Combattere le morti evitabili dovrebbe essere la più alta espressione del fare politica, eppure le nostre richieste vengono accolte con sufficienza, con fastidio o con paternalistica ipocrisia, mentre i fatti concreti rimangono assenti. Non si tratta, purtroppo, solo dell’attuale Amministrazione ma dell’attitudine dimostrata da tutto lo spettro politico cittadino e da tutte le Amministrazioni con le quali abbiamo avuto a che fare negli anni. Davanti a questo vero e proprio muro di gomma, non ci resta che disturbare il quieto vivere come futura strategia di lotta, ovviamente in modo non-violento. Forse è solo questo, infatti, il linguaggio in grado di scuotere la politica romana di fronte a una tragica emergenza divenuta ormai ordinaria cronaca nera. Per il resto, continueremo il nostro impegno nella sensibilizzazione, comunicazione e formazione che restano fattori imprescindibili, assieme a controlli, tecnologia e infrastrutture, per modificare la cultura e i comportamenti stradali.
Un ultimo pensiero lo dedico all’Anas: recentemente questa società ha organizzato un convegno intitolato Sicurezza stradale: obiettivo zero vittime (con lauto buffet) che definirei una versione di greenwashing sulla sicurezza stradale. Inizino a installare autovelox fissi sul Raccordo Anulare e nelle maggiori strade della morte italiane e poi avranno guadagnato un minimo di credibilità per parlare di questi temi.
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20/02/2023
fonte: HUFFPOST (Dario Pasquini)