Un settore nel quale sono stati investiti oltre 100 miliardi di dollari non ha ancora portato i frutti sperati e la guida autonoma completa sembra ancora lontana
INVERSIONE SERIALE – Jennifer King vive in una strada senza uscita, nella quale il traffico non è un problema, ai margini del Presidio, un grande parco a San Francisco. Una notte è stata svegliata, verso le 2, da un rumore acuto e forte, che ricorda esser stato simile a “un hovercraft”. Una volta affacciatasi alla finestra, Jennifer ha visto una suv Jaguar, che aveva strani congegni sul tetto, uscire dal suo vialetto d’ingresso. Il candore della carrozzeria era interrotto dal logo Waymo, la divisione per i veicoli autonomi di Google. L’automobile era entrata nella proprietà per eseguire un’inversione a U con la classica manovra che si usa se la strada è troppo stretta per cavarsela con un’unica sterzata. Questo episodio non è rimasto tale ma è diventato un’abitudine per le vetture di Waymo (divisione di Google), che arrivavano ed eseguivano questa manovra ogni giorno per molte volte. A volte diverse Jaguar arrivavano contemporaneamente formando una piccola fila e a nulla valevano le proteste che Jennifer King inviava a Waymo: il bizzarro comportamento si è interrotto solo dopo che una troupe televisiva della CBS ha trasmesso la scena.
NESSUN ERRORE (FORSE) – Waymo sostiene che la sua tecnologia non abbia sbagliato, affermando che i suoi prototipi avevano “seguito le stesse regole della circolazione che qualsiasi auto è tenuta a rispettare”. L’azienda, non diversamente dalle altre impegnate nella guida autonoma, descrive questi eventi come episodi isolati, piccole buche sulla strada che porta alle auto-robot. Eppure, secondo Bloomberg che ha riportato la notizia, la guida autonoma è sostanzialmente in fase di stallo e anche l’impiego di di controllori umani remoti non sembra essere una soluzione praticabile (qui per saperne di più).
Il caso più eclatante è il fallimento della società Argo AI, partecipata da Ford e Volkswagen, che sembrava una delle più promettenti sul fronte della guida autonoma. Nei comunicati dei due investitori ci sono tutte le criticità di un settore che non sembra progredire abbastanza in fretta per dare risultati tangibili e soprattutto monetizzabili a breve termine. La guida autonoma è ancora troppo lontana, dicono Ford e Volkswagen, meglio concentrarsi sullo sviluppo di soluzioni di guida assistita che si possono applicare subito alle vetture in commercio. Inutile dire che la chiusura di Argo AI significa perdite miliardarie.
Altro episodio degno di citazione è avvenuto all’inizio di quest’anno la società Cruise, controllata da General Motors, ha richiamato tutti i suoi veicoli a guida autonoma dopo che una mancata svolta a sinistra di una sua auto ha contribuito a causare un incidente nel quale sono rimaste ferite due persone (leggi qui del prototipo autonomo Cruise Origin).
SITUAZIONI IMBARAZZANTI – Cruise sostiene che questo richiamo “non ha alcun impatto o modifica sulle nostre attuali operazioni su strada” e ha ribadito il suo programma di espansione ad Austin (Texas) e Phoenix (Arizona). L’azienda non ha pubblicato il video di quell’incidente ma sui social media si trovano molte immagini di veicoli autonomi che appaiono quantomeno confusi. Se non si provocano incidenti queste situazioni sono divertenti, come un’auto Waymo bloccata da un cono stradale di gomma salvo poi scappare dal tecnico umano che doveva sbloccarla. Un altro filmato evidenzia un intero drappello di Chevrolet Bolt modificate che arriva a un incrocio e si arresta semplicemente, senza ripartire, mentre un altro fa vedere una Tesla che collide, per fortuna a velocità molto bassa, con la coda di un aereo privato. Fortunatamente eventi drammatici come la donna investita e uccisa da un robotaxi di Uber (qui la notizia) sono molto più rari dei divertenti malfunzionamenti citati più sopra, ma sembra proprio che la guida autonoma non sappia, per così dire, dove andare.
MILIARDI INUTILI – Un rapporto di McKinsey sostiene che il settore dei veicoli autonomi abbia raccolto finora 100 miliardi di dollari, ma i risultati sono ancora scarsissimi. Nel 2018 gli analisti stimavano il valore di mercato di Waymo, all’epoca sussidiaria di Alphabet, in 175 miliardi di dollari ma nel corso di un recente round di finanziamento la valutazione era scesa a “soli” 30 miliardi, più o meno la stessa di Cruise. La startup Aurora Innovation, co-fondata dall’ex capo dei veicoli autonomi di Google, Chris Urmson, ha perso oltre l’85% dall’anno scorso e ora vale meno di 3 miliardi di dollari e rischia di dovere essere (s)venduta.
IL ‘PENTITO’ LEWANDOWSKI – Uno dei nomi più famosi nel settore dei veicoli autonomi è indubbiamente Anthony Lewandowski, un ingegnere che è fra i padri fondatori della guida autonoma essendo fra quelli che hanno creato il modello per la ricerca del settore. La sua traiettoria è da cuore in gola: quando ha lasciato Google per Uber Technologies i suoi ex dirigenti lo hanno citato in giudizio insieme ai manager di Uber. La causa miliardaria e il procedimento penale federale hanno fatto licenziare Levandowski, lo hanno mandato in bancarotta e lo hanno dichiarato colpevole per furto di segreti commerciali; ha evitato il carcere solo grazie alla grazia concessa da Donald Trump. Ad onta di queste disavventure Lewandowski è riconosciuto come un pioniere del settore e la persona che ha trasformato le auto robot da ricerca scientifica a qualcosa che si avvicina a un business. Bene: il Lewandowski pioniere ha abiurato dichiarando che “è difficile trovare un altro settore che ha investito così tanti soldi in ricerca e sviluppo e che ha prodotto così poco. Qual è il reddito combinato di tutte le società di robo-taxi e simili? È un milione di dollari? Forse si o forse è vicino a zero”.
AMBITI LIMITATI – Lewandowski, che già nel 2008 aveva modificato una Prius facendola guidare autonomamente per un breve e ben delimitato tragitto, ha poi fondato Pronto.ai. La società si stava accordando con un produttore di camion per un più modesto sistema di assistenza alla guida quando è arrivata la sua condanna a mandare a monte tutto. Pronto.ai si è ripresa e ora i suoi camion autonomi trasportano, con un buon rendimento e in una strada stretta, grossi massi in una cava, un ambiente ben controllato e privo di altro traffico.
SICURO COME UN UMANO – Il fondatore di Pronto.ai riconosce che rendere le cave di roccia un più efficienti è un po’ un ridimensionamento dei suoi sogni, che prevedevano flotte giganti di auto robotiche, ma è soddisfatto: “Voglio fare qualcosa che sia reale, anche se ciò significa ridimensionare visioni grandiose”. Il riferimento – la sicurezza degli autisti umani – potrà essere raggiunto in futuro ma i robot dovranno impegnarsi a fondo: la National Highway Traffic Safety Administration stima che i decessi per incidenti stradali negli Stati Uniti ammontano a una persona ogni circa 100 milioni di miglia percorse, un decesso ogni 160 milioni di km. Restringendo il campo ai soli guidatori di scuolabus si trova che essi sono coinvolti in un incidente mortale all’incirca ogni 500 milioni di miglia. Se noi umani smettessimo di guidare in stato alterato o distratti dai cellulari e non sfidassimo la stanchezza, le strade sarebbero un luogo sicuro.
09/11/2022
fonte: alVolante.it
https://www.alvolante.it/news/guida-autonoma-tanti-investimenti-pochi-risultati-380451