Nello scenario che vede sempre più probabile una Brexit senza accordo (Hard Brexit with no deal), l’industria dell’auto europea si è mobilitata e tramite un comunicato (fatto dai 23 capi delle associazioni imprenditoriali automobilistiche europee) hanno avvertito Bruxelles che ci saranno conseguenze catastrofiche in quanto l’Inghilterra rappresenta un punto focale per questo settore: non è solo un luogo di acquisto e di produzione, ma si pone al centro di una catena di valore che comprende anche altri paesi del Vecchio Continente.
“L’uscita del Regno Unito dall’UE senza un accordo innescherebbe un cambiamento sismico nelle condizioni commerciali, con miliardi di euro di costi che minacciano di influenzare la scelta dei consumatori e l’accessibilità economica su entrambi i lati della Manica”, quanto scritto nella dichiarazione congiunta, sottoscritta, fra gli altri, dalle Associazioni europee dei costruttori e dei fornitori automobilistici, oltre che da 17 associazioni nazionali.
Tra le altre, le 23 associazioni di categoria, per l’Italia l’ANFIA, hanno messo l’accento sul rischio di tariffe doganali da un giorno all’altro, stimate di un valore di 5,7 miliardi di euro. I dazi si ripercuoterebbero sulle imprese e in ultima analisi sui consumatori, spiegano le associazioni imprenditoriali, tra cui la francese CCFA e la tedesca VDA. “Le industrie automobilistiche dell’UE e del Regno Unito necessitano di un commercio senza attriti e sarebbero gravemente danneggiate da ulteriori doveri e oneri amministrativi su parti e veicoli automobilistici”, così spiega Bernhard Mattes, capo della lobby automobilistica tedesca VDA.
Inoltre, i produttori fanno notare che nel caso l’Hard Brexit diventi realtà, le imprese inglesi sarebbero escluse dall’import-export con quei paesi con cui l’Unione ha rapporti commerciali: la Turchia, la Corea del Sud, il Giappone, il Canada. L’impatto negativo, quindi, non riguarderebbe solo i produttori britannici, ma anche quelli europei che dipendono dalle forniture inglesi (la sola industria tedesca conta oltre 100 siti produttivi nel Regno Unito). Infine, un commento nel comunicato congiunto europeo di Gianmarco Giorda, direttore di ANFIA: “Il Regno Unito è il nostro terzo mercato di destinazione di parti e componenti di veicoli a motore e il quarto per quanto riguarda le auto. È quindi rilevante per l’industria italiana. L’adozione di tariffe doganali così come lunghe procedure, con la conseguenza di prezzi più elevati, non potrebbero che avere un effetto devastante per l’industria automobilistica, sia italiana che britannica”.