La guida autonoma continua a fare passi da gigante e molto presto sarà padrona incontrastata delle strade. In America, e precisamente a Boston, gli scienziati del Massachusetts Institute of Technology (MIT) stanno lavorando alla tecnologia driverless.
L’obiettivo della ricerca è quella di dotare l’intelligenza artificiale della capacità di sapersi districare in ogni situazione possibile durante il suo viaggio. Una delle situazioni in cui l’auto guidata dal robot potrebbe avere difficoltà è quella in cui bisogna far passare l’ambulanza quando la sirena è attiva. Quindi l’auto si troverebbe in una zona grigia, ovvero in una situazione che non sa come comportarsi. Gli scienziati hanno definito queste zone come “blind spots”: elementi ambigui che possono influenzare negativamente il comportamento dell’intelligenza. Per andare a condurre l’intelligenza alla scelta giusta da fare c’è bisogno dell’istruttore in carne ed ossa che analizza e riporta tutti i casi in cui la macchina non si comporta nel modo corretto. “L’idea è di usare le persone per colmare il divario tra simulazione e guida su strada, in modo sicuro, così da ridurre i possibili errori”, afferma Ramya Ramakrishnan, autore della ricerca “Computer science and artificial intelligence laboratory” del Mit.
Oltre ad analizzare i possibili errori, l’istruttore ha il compito di andare a raccogliere le informazioni sul comportamento dell’auto e fare una sorta di “catalogo” dei blind spot. L’insieme delle informazioni finali viene inserita nei sistemi di machine learning dell’auto autonoma migliorando l’affidabilità e la sicurezza della macchina. Questo per far sì che l’auto guidi da sola.