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Produttori di auto che lanciano smartphone, e viceversa: andremo in una direzione in cui le industrie si uniranno?
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Non è una novità: da anni sempre più si parla di colossi del tech che si sono lanciati nell’industria dell’auto. Ma ultimamente le cose si sono fatte più serie, tanto che anche i colossi dell’auto si sono lanciati nel mondo dello smartphone.
Vero, in passato ci sono stati dei tentativi anche da marchi di lusso europei, anche in quel caso insieme a produttori di smartphone cinesi: è il caso dell’Oppo Find X2 Lamborghini, realizzato però dalla Tonino Lamborghini SpA e non da Automobili Lamborghini (è di proprietà del figlio di Ferruccio, e si occupa di merchandising e hotellerie); e del Huawei Mate 50 di Porsche. Ma oggi le cose sono ben diverse, e mirano a un ecosistema unico.
IL NIO SMARTPHONE E L’AUTO DI SONY
Lato colossi del tech, prima di arrivare al cuore dell’argomento – i produttori cinesi – ci sono anche esempi del mondo più o meno occidentale, o legato all’Occidente. Apple, per esempio, da anni parla di una Apple Car, al momento mai pervenuta e non sembra che arriverà a breve.
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Cupertino, infatti, sembra aver dirottato il suo ingresso nel mondo dell’auto con l’evoluzione di CarPlay (che si chiama appunto Apple Car), e che andrà a “contaminare” la parte digitale dell’auto, quindi anche a fare da cruscotto e a fornire informazioni su consumi e autonomia, per esempio – come fa Google con Android Automotive integrato su Volvo, Renault e Polestar.
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Sony, invece, la sua auto l’ha già presentata nel 2020, ed è la Vision-S, realizzata con Magna, azienda austro-canadese, a cui è seguita al CES 2022 la Vision-S 02, questa volta un SUV; e al CES 2023 la Afeela, berlina elettrica realizzata con Honda. Un’auto volta a mostrare tutta la potenza tecnologica di Sony, e che infatti punta sul software e non sull’hardware, come Tesla e come tutti i produttori di auto nati in tempi recenti.
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L’integrazione maggiore, però, arriva dalla Cina. Questo perché le aziende cinesi e in generale asiatiche sono di norma miste, e mai focalizzate su un solo tipo di prodotto o settore. Pensiamo a Samsung, che in Corea produce molto più degli smartphone e degli elettrodomestici, e a lungo ha prodotto anche auto insieme a Renault.
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E così il primo vero smartphone prodotto da un’azienda automobilistica è il Nio Phone, presentato il 20 settembre come smartphone di fascia alta, al pari delle auto con cui andrà a interfacciarsi. Basato su Android, ha una dotazione di livello che mira a competere anche con Apple ed è in grado perfettamente di integrarsi con l’ecosistema Nio, tanto da poter fare anche da chiave per lo sblocco e apertura delle auto, e anche fino a 48h da quando la batteria si è scaricata completamente.
E POI C’È GEELY
Immancabile, poi, la presenza di Geely. Il colosso proprietario o azionista in numerosi marchi prestigiosi occidentali (Volvo, Polestar, Lotus, Smart, Aston Martin, Mercedes) nel 2022 ha comprato Meizu, produttore di smartphone cinese che non ha mai avuto troppo successo, né in Cina né in Europa, e che quindi ha scatenato la “sindrome da crocerossina” tipica del gruppo cinese, che tende a “salvare” marchi in difficoltà per rilanciarli.
In questo caso l’operazione rientrava perfettamente nella sua strategia di espandere le competenze e di prendere la direzione di sistemi sempre più integrati, e ha sfruttato il know how di Meizu non solo per competere nei telefoni, mercato ormai in declino, ma per fornire ad esempio un nuovo infotainment alle Lynk & Co, per ora in Cina.
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O per far lanciare a Polestar il suo primo smartphone. L’azienda svedese, ex scuderia di Volvo, lo ha annunciato nelle scorse settimane. E anche in questo caso è una scelta volta a meglio integrare l’esperienza utente legata all’auto e alla sua tecnologia, con migliori possibilità di controllo da remoto e di gestione dell’auto e delle sue funzionalità.
PER UN’INTEGRAZIONE SEMPRE PIÙ GRANDE
Tutto questo non per una voglia improvvisa di lanciarsi nel mercato degli smartphone. Ma per evolvere quello che oggi è in fase beta, ovvero l’ecosistema tra auto e dispositivo mobile, che al momento si limita alle app che, come sappiamo, permettono in molti casi di accendere l’aria condizionata, controllare lo stato, programmare la ricarica elettrica nel caso dei veicoli green e poco altro.
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La scelta di Nio, di Polestar, o pensiamo anche a Togg che vede nell’auto solo una parte del suo ecosistema, è quella di fornire ecosistemi completi e integrati, e per una migliore gestione dell’auto ovunque il suo proprietario si trovi. Uno scambio di informazioni continuo, dove il costruttore stesso può avere controllo nello sviluppo di entrambi i due device, perché le auto così ormai sono viste.
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Tornando al caso più riuscito, il Nio Phone, per esempio usa lo Sky UI già installato sulle vetture e supporta già 30 funzioni legate alle Nio, tra cui aprire il bagagliaio, tracciarle, eseguire parcheggi a distanza e non solo. E per quanto lo smartphone stesso possa essere comprato da solo e usato normalmente anche da proprietari di altre auto, è con le Nio che avrà un’integrazione completa.
GLI ALTRI ESEMPI
Ci sono altri esempi di nomi grandi della telefonia ormai orientati all’auto. Il primo è Huawei, che ormai finanzia numerosi produttori di auto cinesi, con cui quasi a cadenza regolare crea nuovi marchi. Ha collaborato con BYD per la Denza N7, ha poi creato i marchi Aito e Avatr, quest’ultimo presente anche al Salone di Monaco, ha lavorato con JAC e Seres, e recentemente anche con Chery, con la quale ha creato il marchio Luxeed.
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E poi c’è Xiaomi, che ha acquisito una società chiamata Tianjin Gongjangpai Auto Technology, con cui ha iniziato a produrre vetture. Si parte dalla SC 01, roadster da 400 CV, ma la più attesa è la Modena, berlina elettrica che produrrà dal 2024. E che dovrebbe presentare insieme alla line up di smartphone Xiaomi 14 con i quali, naturalmente, andrà a integrarsi.
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26/9/23
FLEET magazine