La truffa dei chilometri scalati è un vero flagello per il mercato dell’auto usata, che altera il valore delle vetture d’occasione e rischia di mettere su strada auto decisamente pericolose. Non si tratta di un fenomeno riconducibile unicamente al mercato italiano, anzi interessa gran parte dell’Unione Europea.
Per questa ragione, il Parlamento Europeo ha commissionato uno studio fa dal titolo “Odometer manipulationin motor vehicles in the EU – January 2018”. Il primo dato – forse il più eclatante – che emerge riguarda le dimensioni della truffa, che riguarda oltre il 50% delle compravendite di auto usate tra paesi dell’area UE. Un fenomeno al quale le autorità europee hanno tentato di mettere un argine, senza grandi risultati al momento.
Anche le dimensioni economiche del fenomeno sono impressionanti: 9,6 miliardi di euro che finiscono illegalmente nelle tasche dei truffatori, tra maggiorazioni ingiustificate del prezzo di vendita e guadagni derivati da operazioni illecite (ad esempio, il tecnico che riduce il chilometraggio del contachilometri). Degli oltre 9 miliardi illeciti, 2 vengono generati in Italia e ben 6 in Germania.
Chilometri scalati: come funziona la truffa
La truffa dei chilometri scalati penalizza tutta la filiera dell’Automotive, impattando sui consumatori, sui concessionari e rivenditori onesti e sulle compagnie assicurative. Al di là dell’aspetto economico, il fenomeno rappresenta un serio pericolo anche per la sicurezza stradale, dal momento che mette in circolo vetture usate con un’usura maggiore di quella dichiarata.
La manomissione dell’odometro – quello che comunemente chiamiamo “contachilometri” – viene effettuata riducendo il chilometraggio indicato dallo strumento. Nelle auto più vecchie, con il contachilometri analogico a tamburo, viene messa in atto facendo girare al contrario la corda che collega l’odometro al differenziale anteriore. Operazione fattibile con un comune trapano.
Nelle auto più moderne, quelle con il contachilometri digitale, la manomissione dell’odometro viene effettuata collegando un computer contenente il necessario software alla presa OBD dell’auto. In pochi minuti, sotto le mani di un tecnico esperto, l’auto viene “ringiovanita” anche di decine di migliaia di chilometri.
Guadagni illeciti di migliaia di euro su ogni auto
Per capire meglio il vantaggio (illecito) che si ottiene dal ridurre il chilometraggio di una vettura, facciamo un esempio pratico su un’utilitaria usata dal prezzo non elevato. Prendiamo una Fiat Panda 1.2 benzina del 2014, con una percorrenza di circa 50.000 chilometri. Da una rapida ricerca sul marketplace Autoscout24 possiamo notare che ha un valore di circa 6.900 euro.
Ipotizziamo ora la stessa auto ma con una percorrenza chilometrica doppia: 100.000 chilometri. Sempre interrogando Autoscout24, troviamo prezzi medi da 5.900, una differenza di 1.000 euro rispetto alla Panda con la metà dei chilometri. E’ quindi evidente che, se la vettura più chilometrata viene “ringiovanita”, essa acquisisce un valore maggiorato illecitamente del 18%.
L’operazione di alterazione del contachilometri costa circa 100 euro, al truffatore rimarrebbero in tasca 900 euro netti e del tutto indebiti. Inoltre, il consumatore che acquista l’auto – oltre a pagare di più un bene che vale di meno – ottiene un veicolo più usurato di quanto dichiarato, con il rischio di subire guasti e rotture meccaniche inaspettate, che inficiano anche sulla sicurezza stradale. Naturalmente, su auto più costose la truffa genera guadagni illeciti anche superiori.
Come capire se un’auto usata ha i chilometri scalati
Scoprire se un’auto ha il contachilometri alterato non è un’operazione semplice, soprattutto se il lavoro è stato effettuato da un tecnico esperto. E non sempre è possibile contattare il vecchio proprietario per avere informazioni sulla percorrenza della vettura, dal momento che la legge sulla privacy vieta ai rivenditori e ai concessionari di fornire all’acquirente i recapiti del cliente che ha lasciato l’auto in permuta.
Se poi vi sono stati diversi passaggi di proprietà – soprattutto tra diverse società di vendita – risalire al chilometraggio originale diventa impossibile. Esiste però qualche trucco per capire se c’è stata un’alterazione dell’odometro, ma è importante che queste verifiche vengano fatte prima dell’acquisto, non dopo.
Innanzitutto è importante chiedere la venditore di esibire la documentazione relativa alla manutenzione, che può essere costituita dagli interventi registrati sul libretto di uso e manutenzione del veicolo oppure dalle relative fatture. Su tutte devono essere indicate targa, telaio, percorrenza dell’auto e gli interventi svolti. Se non c’è prova documentale della manutenzione, meglio lasciar perdere.
Un’altra verifica da fare prima di acquistare un’auto usata è quella sulla sezione del Portale dell’Automobilista che riporta i dati dell’ultima revisione effettuata. E’ un dato di libera consultazione: inserendo la targa del veicolo il portale fornisce la data dell’ultima revisione, l’esito e il chilometraggio. Se il dato è diverso da quello indicato dal venditore, oppure se la revisione è stata effettuata in anticipo rispetto alla scadenza (4 anni dalla prima immatricolazione e poi ogni 2) è possibile che l’auto sia “schilometrata”.
Di recente, poi, alcune aziende hanno messo in commercio strumenti in grado di interrogare tutte le centraline presenti su un’automobile – come il Diogene – al fine di scovare eventuali incongruenze. Succede, infatti, che alterando il chilometraggio di una vettura non tutte le centraline elettroniche vengano aggiornate. Oppure, che qualcuna registri proprio l’operazione truffaldina.
Cosa fare in caso di auto con chilometri scalati?
Se si ha il sospetto di aver acquistato un’auto con il chilometri scalati, o peggio se ne ha la certezza, è possibile far valere i propri diritti contestando al venditore un difetto di conformità grave. Se l’alterazione è al di sotto dei 50.000 chilometri, si può chiedere un risarcimento – o una riduzione del prezzo d’acquisto – ai sensi dell’articolo 129 Codice del Consumo. Se la differenza è superiore è possibile esigere la risoluzione del contratto, come disposto dall’articolo 130 del CdC.
La contestazione deve aver luogo entro 60 giorni dalla scoperta del difetto ed entro l’ultimo giorno del periodo della garanzia legale (24 o 12 mesi in funzione dall’accordo sottoscritto nel contratto d’acquisto). Se non è possibile raggiungere un accordo con il venditore si può passare alle vie legali con denuncia all’AGCM (l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato). Eventualmente, si può procedere anche con una denuncia penale per truffa.
Vinicio Paselli