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Il passaggio a scenari di guida autonoma provocherà un impatto sul settore assicurativo, tenuto conto di un progressivo cambio di paradigma nella mobilità urbana ed extra-urbana
Non più solo Rc e Kasko quindi, ma una formula di “protezione della mobilità” nel suo complesso, indipendentemente dalla modalità di trasporto utilizzata
A San Francisco una donna è stata travolta da un taxi a guida autonoma di Cruise ed è stata ricoverata in gravi condizioni. L’incidente di pochi giorni fa ha riaperto le discussioni sulle driverless car e sulle valutazione effettuate dall’Intelligenza Artificiale. Di chi è la colpa?
Secondo la ricostruzione del San Francisco Chronicle, la donna stava attraversando la strada sulle strisce pedonali nei pressi di un incrocio ed è stata investita da un’auto tradizionale. L’impatto ha però sbalzato la donna in mezzo all’incrocio dove un robotaxi di Cruise, senza nessuno a bordo, stava transitando con il semaforo verde e finiva per travolgere nuovamente la donna. L’urto ha fatto scattare il dispositivo di emergenza del veicolo che si è bloccato all’istante, ma con una gamba della donna sotto le ruote dell’asse posteriore.
Anche se in questo caso l’auto a guida autonoma può essere scagionato, situazioni come questa rappresentano un grosso problema per le tecnologie di guida autonoma, perché se si riesce a progettare un veicolo che circola autonomamente seguendo un comportamento esemplare, diventa complicato tener conto delle infinite varianti disinnescate dell’errore umano. Sono proprio queste dinamiche ad aumentare gli interrogativi: ma siamo davvero pronti a circolare insieme alle auto senza conducente?
Di questi modelli di auto se ne parla ormai da tempo e già nel 2019 i più esperti commentatori delle quattro ruote, parlavano del 2021 come dell’anno zero, con i primi veicoli autonomi a circolare sulle nostre strade, ma poi è arrivata la pandemia e tutto si è fermato.
Molti costruttori hanno investito somme non indifferenti nello sviluppo e nei test di guida autonoma, anche se pochi hanno avuto seguito, come appunto Cruise e il servizio di robo-taxi a San Francisco, Waymo che ha stretto accordi con Stellantis, BMW e Foxconn per la realizzazione di un minivan a guida semi autonoma di livello 3 e 4, Mercedes, Volvo e Tesla.
Insomma, l’emergenza sanitaria e tutto ciò che ne è conseguito ha cambiato le carte in tavola e le case automobilistiche si sono trovate a fare i conti la carenza dei semiconduttori e di materie prime, a cui si è aggiunta l’instabilità economica e politica per la guerra in Ucraina.
Se prima dell’emergenza pandemica tutta una serie di analisi, studi, previsioni, indicava nel 2025 l’anno in cui i dispositivi di guida autonoma avrebbero permesso agli automobilisti di salire in macchina senza preoccuparsi del volante, la realtà è oggi molto diversa.
“Si sono create troppe aspettative”, ha dichiarato nel corso di un incontro Matthew Avery, Director of Insurance presso Thatcham Research, società britannica specializzata nell’analisi delle polizze assicurative auto.
Il passaggio dall’auto tradizionale alla guida autonoma è un qualcosa di epocale. Un gran numero di tecnici, di professionalità di altissimo livello sono coinvolti nello sviluppo di tecnologie, sia software sia hardware, e in modo particolare sull’implementazione del loro modo di interagire.
La sperimentazione su strada ha certamente permesso di fare passi da gigante nel perfezionamento dei device tecnologici indispensabili per i veicoli autonomi, ma non si tratta però di testare un prodotto qualsiasi. Qui c’è in gioco la sicurezza delle persone e prima di salire su vetture governate da algoritmi di intelligenza artificiale, ogni nuovo strumento tecnologico può essere utilizzato una volta che la fase di test restituisce una risposta positiva nel 99,9% dei casi. Altrimenti, il rischio è troppo alto e questo rallenta il passaggio dai veicoli semi-autonomi a quelli completamente autonomi che oggi non appare così immediato.
“Le driverless car continuano a essere afflitte dallo stesso problema sottolineato molte volte negli ultimi anni: i casi limite, le circostanze straordinarie che spesso confondono gli algoritmi di machine learning”, ha scritto lo scienziato informatico Gary Marcus. “Il mondo reale è complesso e non c’è modo di elencare tutte le cose fuori dall’ordinario e nessuno ha ancora capito come costruire un’auto autonoma che possa gestire le infinite incognite che si possono presentare nel traffico”.
Insomma, per ora il futuro più prossimo è fatto di assistenti alla guida sempre più sofisticati che potrebbero prendere il controllo in ambienti non troppo complessi, mentre per le auto autonome di livello 5, quelle dove si sale a bordo senza doversi preoccupare del volante ci vorrà ancora del tempo.
Esiste poi il capitolo delle norme di circolazione dei vari Paesi e dalle decisioni dei governi in termini di investimenti nelle smart road, le strade intelligenti e interconnesse che renderanno più efficiente e sicura la mobilità pubblica e nei punti di ricarica, in considerazione del fatto che auto a guida autonoma e motore elettrico vanno a braccetto.
In Italia, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti aveva emanato nel 2018 il decreto “Smart Road”, che introduceva il concetto di “ecosistema tecnologico” che permette ai veicoli di comunicare con le strade che attraversano, diventando in questa maniera interconnessi in un sistema “intelligente”. Si tratta di un processo di trasformazione digitale orientato a introdurre piattaforme di osservazione e monitoraggio del traffico, modelli di elaborazione dei dati e in grado di trasmettere informazioni in tempo reale su meteo e traffico tramite tecnologie di rilevazione, percorso alternativi, gestione dei pedaggi e dei parcheggi. Decreto poi aggiornato a fine 2020, attraverso una norma che prevede la sperimentazione di “mezzi di trasporto innovativi” che “non dispongono di un volante o di una pedaliera”.
Le novità normative costituiranno un importante strumento di crescita, a partire dall’obbligo, nel 2024, di integrare specifici Adas all’interno di tutte le vetture di nuova immatricolazione, ma anche la spinta verso i veicolo a emissioni zero, dove la connettività avrà un ruolo molto importante nella gestione dei veicoli elettrici e nel garantire scambi di informazioni tra auto e infrastruttura.
Secondo l’Ivass, il passaggio al motore elettrico, anche associato a scenari di guida autonoma o assistita, provocherà un impatto sul settore assicurativo, tenuto conto di un progressivo cambio di paradigma nella mobilità urbana ed extra-urbana, con minori percorrenze, necessità di ricariche e servizi di connessione in ambito smart city.
Non più solo Rc e Kasko quindi, ma una formula per proteggere la mobilità. Secondo il report World Property and Casualty Insurance, pubblicato qualche mese fa da Capgemini, gli assicuratori proporranno in futuro un’offerta completa di “protezione della mobilità” che includono opzioni ACES, ovvero veicoli autonomi, connessi, elettrici e condivisi (Autonomous, Connected, Electric, Shared). Secondo il report, micromobilità e sharing sarebbero destinati a raddoppiare, toccando il 58% degli spostamenti entro il 2025 (attualmente fermi al 29%). A interessare la polizza del futuro sarà quindi lo spostamento nel suo complesso, a prescindere dalla modalità di trasporto utilizzata, sia questa un’automobile di proprietà o un servizio di sharing, e ciò richiederà alle compagnie nuovi modelli di business sempre più improntati alla personalizzazione e integrazione.
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6/10/23
INTERMEDIA CHANNEL
https://www.intermediachannel.it/2023/10/06/si-allontana-il-futuro-delle-auto-a-guida-autonoma/