.
.
In Spagna il colosso automobilistico cinese Chery rianimerà una fabbrica che Nissan aveva chiuso nel dicembre 2021, e che un tempo dava lavoro a quasi 3mila persone. L’azienda asiatica sarà junior partner di una joint venture creata con l’iberica Ebro-EV Motors. Il loro obiettivo: produrre circa 150mila veicoli all’anno, per lo più elettrici, entro il 2029 e generare 1.250 assunzioni.
Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, presente nel momento in cui le due società hanno siglato l’intesa, è apparso visibilmente soddisfatto di quanto raggiunto da Madrid. Questo progetto “porterà alla creazione di ricchezza e, soprattutto, alla creazione e al mantenimento di posti di lavoro”, ha dichiarato Sanchez, aggiungendo che è “un simbolo del processo di reindustrializzazione” in corso “in tutta la Spagna”. Ma ancor più estasiata non può che essere la Cina, pronta a mostrare all’Unione europea la potenza di fuoco dei suoi giganti delle quattro ruote.
Altro che esportazioni. I grandi gruppi d’oltre Muraglia dell’automotive hanno iniziato a piantare le loro radici nel Vecchio Continente per produrre in loco e penetrare, grazie ai loro veicoli ultra economici, il competitivo mercato automobilistico europeo. BYD è stata la prima ad aver fatto il grande passo, annunciando nel dicembre 2023 la creazione di un centro di produzione a Szeged, nel sud dell’Ungheria, da rendere operativo da qui al 2026. Adesso è il turno di Chery. Che, quasi sicuramente, non sarà l’ultima.
.
Opportunità o sfida: il dilemma dell’Ue
La Federazione europea per i Trasporti e l’Ambiente ha stimato che nel 2024 i veicoli elettrici (EV) made in China costituiranno più di un quarto di quelli che saranno venduti in Europa nell’arco dell’intero anno, con una quota in aumento di oltre il 5% rispetto al 2023. Già un anno fa circa il 19,5% degli EV a batteria venduti in Ue proveniva dalla Cina. Non solo: quasi un terzo delle vendite in Francia e Spagna era costituito da EV spediti dal Paese asiatico.
Grazie all’espansionismo di attori del calibro di BYD e Chery queste cifre dovrebbero subire un’accelerazione importante. È proprio qui che il discorso smette di essere economico per entrare nell’alveo politico. Nel 2023 la citata Spagna è stata la seconda nazione produttrice di automobili in Europa dopo la Germania (Madrid ne ha assemblate 1,87 milioni, secondo l’Associazione europea dei produttori di automobili). L’ingresso di Chery nel suolo iberico dovrebbe dare ulteriore linfa al Paese, mentre a Bruxelles (e pure negli Usa) aumentano i timori per una tendenza – l’aumento della presenza dei colossi cinesi dell’automotive in Europa – preoccupante.
Ricordiamo che lo scorso settembre l’Ue ha aperto un’indagine sui sussidi che la Cina concederebbe al settore degli EV, accusando il Dragone di distorcere la concorrenza. La Commissione europea sostiene che questi sussidi consentirebbero alle aziende cinesi di offrire prezzi “artificialmente bassi”. Se, da un lato, gli investimenti di Chery e BYD offrono ossigeno agli asfittici governi dei Paesi membri dell’Ue, dall’altro rischiano, agli occhi di Bruxelles, di far degenerare la situazione.
.
Il rischio di una guerra commerciale
L’Ue, banalmente, potrebbe rispondere all’invasione delle auto cinesi introducendo dazi doganali sui veicoli del Dragone, con il rischio, va da sé, di inaugurare una guerra commerciale senza esclusioni di colpi con Pechino. La creazione di fabbriche sul suolo europeo consentirebbe ai gruppi del gigante asiatico di eludere eventuali dazi e di integrarsi meglio nel mercato continentale.
Spagna e Ungheria hanno risposto presente. In Italia ci sarebbero discussioni preliminari in corso tra il governo Meloni e Dongfeng ma pesa l’incognita Stellantis, che potrebbe reagire qualora l’azienda orientale dovesse trovare una qualche intesa con Roma.
Non tutti – in primis i player locali – sorridono dunque di fronte all’arrivo nel Vecchio Continente di queste nuove auto, economiche e realizzate da marchi mai sentiti. In generale, il mercato automobilistico europeo si sta riprendendo dal crollo post Covid ma non è ancora stato travolto dalla tanto sperata fiammata. L’aumento dei prezzi delle automobili si somma inoltre al potere di spesa dei consumatori (in calo) e al crescente predominio dei produttori cinesi.
.
12/5/24
INSIDE OVER
https://it.insideover.com/economia/perche-lauto-elettrica-cinese-spaventa-la-ue.html