Tra pandemia e guerra in Ucraina, aumentano gli impegni in rinnovabili e auto elettriche. Ma bisogna fare di più: lo studio dell’Iea
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Prima la pandemia, poi la guerra in Ucraina. A circa tre anni dall’apparizione del Covid e a un anno esatto dall’inizio del conflitto fra Kiev e Mosca, qual è lo stato di salute del mercato dell’energia? Purtroppo negativo. La vera domanda quindi è: la crisi energetica accelera o rallenta la transizione?
All’interrogativo prova a rispondere l’Agenzia internazionale dell’Energia (Iea) con il “World Energy Outlook 2022 (Weo)”, che disegna tre possibili scenari di crescita delle rinnovabili, in vista dell’obiettivo della neutralità climatica globale nel 2050. Vediamo
Non basta
Il primo è lo Stated Policies Scenario (Steps), basato sulle politiche messe in campo oggi. In questo contesto, gli investimenti in energie pulite aumentano di oltre il 50% rispetto a oggi, raggiungendo i 2.000 miliardi di dollari.
A fare bene sono soprattutto gli Stati Uniti, spinti dall’Inflation Reduction Act (Ira) dell’amministrazione Biden, che portano la capacità eolica e solare a oltre 2,5 volte in più di oggi. Le vendite di auto elettriche schizzano al 600%.
Una serie di turbine eoliche
Non male la Cina, che arriva al picco di consumo di petrolio e gas già alla fine del decennio, mentre l’Europa ne riduce l’uso del 20%. Il carbone cala invece del 50%. Ma tutto questo basterà? Purtroppo no, perché lo Steps porta le emissioni a un esiguo -13%. Per il net-zero serve molto di più.
Un po’ meglio, ma…
Arriviamo quindi all’Announced Pledges Scenario (Aps), dove si prende in considerazione l’ipotesi che tutti gli impegni assunti dagli Stati nel mondo siano pienamente rispettati. Qui i gas serra scendono a 12 Gt entro il 2050.
Così, però, non siamo proprio vicini alla totale decarbonizzazione, né al target dell’Accordo di Parigi del 2015, che chiede di mantenere il riscaldamento globale a 1,5 gradi nel 2050: nell’Aps si parla invece di 1,7 gradi fino al 2100. Sul fronte auto elettriche e ibride plug-in, le immatricolazioni raggiungono il 50% in Ue, USA e Cina.
Salgono anche le produzioni di batterie, fotovoltaico, solare ed elettrolizzatori, creando così tanti posti di lavoro da superare quelli dei combustibili fossili. Se l’energia verde occupa oggi 33 milioni di persone, nel 2030 si arriva a 55 milioni.
Auto elettriche in carica
Fate presto
Cosa succede invece nello scenario Net Zero Emission (Nze)? Per ogni dollaro speso in combustibili fossili, almeno 5 dollari vanno al green e altri 4 dollari all’efficienza energetica. Il vero problema è che gli investimenti sono carenti nelle economie in via di sviluppo.
Dall’Accordo di Parigi a oggi, solo la Cina ha fatto abbastanza. L’appello dell’Agenzia è perciò di accelerare snellendo le procedure di autorizzazione all’estrazione delle materie prime utili alla transizione. Perché oggi ci vogliono fino a 17 anni per riportare alla luce i minerali critici (12 anni di iter burocratici e 4-5 anni per iniziare gli scavi).
Più impegno
Torniamo quindi alla domanda iniziale: la crisi scatenata da pandemia e guerra in Ucraina accelera o rallenta la transizione? L’Iea non ha dubbi: la riposta giusta è “accelera”, perché gli Stati sono ora più coscienti di quanto sia importante l’indipendenza energetica. E i primi risultati si vedono già. Serve però più impegno.
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feb/23
fonte: INSIDEEVs
https://insideevs.it/news/654237/crisi-energetica-accelera-transizione/