Luca de Meo nella veste di Presidente ACEA, l’associazione di costruttori automobilistici europei, lancia l’allarme all’Europa sui rischi del passaggio all’elettrico e sulla norma Euro 7 per l’industria automobilistica in Europa
.
Il futuro dell’industria automobilistica europea è decisamente a rischio, a causa di una transizione energetica fortemente voluta soprattutto dall’Europa e con la concorrenza di costruttori d’auto emergenti soprattutto cinesi che hanno un vantaggio evidente nello sviluppo dell’auto elettrica.
Lo stop ai motori termici dal 2035 e l’introduzione della nuova normativa Euro 7 segnano la fine dell’industria automobilistica che abbiamo conosciuto finora: questo è il grido d’allarme lanciato dai costruttori auto.
A dare voce alle loro preoccupazioni ci ha pensato il n.1 del Gruppo Renault Luca de Meo, nonché presidente di ACEA, l’associazione di costruttori automobilistici europei, che nel suo ruolo istituzionale ha inoltrato una lettera aperta all’Unione Europea, chiedendo una politica più incisiva, strutturata e ambiziosa per l’industria dell’automobile, per non perdere competitività e non rimanere indietro rispetto alla concorrenza delle altre aree del mondo, USA e Cina in particolare.Leggi anche
Industria automobilistica a rischio
Le vendite di auto elettriche soprattutto in Italia faticano a decollare, in un mercato auto che perde immatricolazioni da un anno all’altro e con l’industria automobilistica a rischio. Nel 2022 infatti in Europa sono state immatricolate 9.255.926 auto, il 4% in meno rispetto al 2021 con la crisi economica post Covid e l’inflazione che hanno limitato fortemente il potere d’acquisto dei cittadini.
La situazione suggerisce di usare la prudenza ma gli obiettivi del Green Deal europeo impongono di accelerare, mettendo così a rischio migliaia posti di lavoro. Secondo De Meo la via della decarbonizzazione è più complicata da raggiungere per l’industria automotive rispetto ad altri settori, e per questo si chiede aiuto alla politica.
Luca De Meo: “l’industria auto europea perde terreno”
“Negli ultimi 20 anni – scrive de Meo nella lettera inviata a Bruxelles – l’industria automobilistica europea ha gradualmente perso terreno rispetto ai principali concorrenti globali. La produzione e le vendite di automobili in Cina, ad esempio, sono aumentate di più di 25 volte dal 2003, mentre sono diminuite di circa il 25% in Europa.
Nello stesso periodo la quota di mercato interno delle case automobilistiche europee è scesa di 7 punti, al 70%. E recenti decisioni politiche rischiano di mettere l’industria automobilistica europea ancora più in difficoltà creando una situazione sfavorevole rispetto ai concorrenti cinesi e americani“.
Posti di lavoro auto a rischio
La strada tracciata dall’Europa, che prevede di ridurre le emissioni delle auto del 100% entro il 2035, secondo De Meo potrebbe causare la perdita di quasi 13 milioni di posti di lavoro in Europa, il 7% del totale.
Per scongiurare un’emorragia occupazionale il n.1 di ACEA lancia un appello: “Abbiamo bisogno delle istituzioni dalla nostra parte. Abbiamo bisogno che siano coerenti, che si basino sui fatti e che organizzino i vari settori e le parti interessate. Chiediamo all’Europa di mettere in atto una politica industriale automobilistica ambiziosa, in grado di rivaleggiare con quelle di altre regioni del mondo, salvaguardando e promuovendo al contempo il libero scambio su scala globale”.
Critiche all’Euro 7
Prima dello stop alla vendita di auto con motore termico c’è uno stop intermedio con l’introduzione dal 1° luglio 2025 della nuova normativa sulle emissioni Euro 7. “Nella sua forma attuale, l’Euro 7 secondo i nostri ingegneri – scrive de Meo – potrebbe aumentare il costo delle auto in media di 1.000 euro: significa raddoppiare il prezzo finale. Con tale incremento stimiamo una sostanziale riduzione del mercato delle auto nuove, di circa il 7%. Sappiamo che le persone manterranno le auto vecchie più a lungo o acquisteranno auto usate invece di nuove. Sta già accadendo e il parco circolante sta invecchiando ovunque.
Gli enormi investimenti che sarebbero richiesti dall’Euro 7 potrebbero essere usati per accelerare l’elettrificazione, rendere i veicoli elettrici più convenienti o ridurre le emissioni dell’attuale flotta, ad esempio tramite carburanti a basse emissioni. L’Euro 7 nella sua forma attuale «avrà un forte impatto sulla nostra attività e sulle nostre persone. Le scadenze sono troppo brevi. Soltanto in Renault potrebbe portare alla chiusura di almeno quattro stabilimenti in breve tempo”.
Incentivi e bonus all’industria auto
Il pericolo per l’industria europea, oltre che dalla Cina (che dispone delle materie prime necessarie per lo sviluppo dell’auto elettrica), arriva anche agli Stati Uniti, dove è stata recentemente introdotta la legge Inflation reduction act (IRA), che stanzia quasi 300 miliardi di dollari per incentivare produzione e acquisto di auto elettriche, soprattutto la produzione. Tale legge potrebbe così attirare anche le industrie europee, accentuando il rischio di desertificazione industriale nel Vecchio Continente.
In risposta l’UE potrebbe varare il cosiddetto il “Green Deal Industrial Plan”, che ha l’obiettivo di “sostenere la produzione industriale di tecnologie chiave per l’Unione“. La prima bozza prevede incentivi e crediti di imposta per le tecnologie pulite. Sarà sufficiente per permettere all’industria dell’auto di non soccombere davanti alla sfida della transizione energetica?
.
09/02/2023
fonte: Newsauto.it