Il Coronavirus sta mettendo in ginocchio l’economia italiana e tra questi anche il comparto dell’automotive. La Federazione Italiana Concessionari Auto (Federauto) è scesa in campo per cercare di far sentire la propria voce e ha inviato al presidente del Consiglio Giuseppe Conte una lettera per chiedere di andare a modificare il Decreto legge “Cura Italia”, emanato il 17 marzo scorso, con l’obiettivo di supportare l’intera filiera automotive in questo periodo critico, legato al blocco dell’attività.
“L’impatto che l’emergenza Covid-19 sta avendo sui dealer è allarmante e le disposizioni contenute nel primo provvedimento del governo a tutela delle imprese non sono sufficienti. Se non si interviene rapidamente e in modo efficace, il rischio concreto è di compromettere la continuità aziendale e la sopravvivenza stessa delle imprese”, le parole d’esordio di Adolfo De Stefano Cosentino, presidente di Federauto.
Nella lettera, oltre alla previsione fatta dalla Federauto stessa (-60% per il 2020 per quanto riguarda la consegna di nuovi veicoli), si accompagnano “tre criticità: gestione del personale, per il momento affrontata con lo strumento delle ferie ma necessariamente diretta verso l’utilizzo massimo degli ammortizzatori sociali varati dal governo, sostegno alla mancanza di liquidità dell’impresa, determinata dal calo del fatturato, e gestione degli stock di autoveicoli e parti di ricambio,che oltre a creare un rilevante immobilizzo patrimoniale pongono necessità finanziarie”.
La lettera si conclude con le soluzioni proposte dalla stessa Federauto: “L’attività di concessionari per la vendita e riparazione di autoveicoli e motoveicoli, in ragione dell’elevato valore dei singoli beni, ricade totalmente fra le imprese con un fatturato superiore ai 2 milioni di euro. Non godendo delle agevolazioni di differimento dei termini di pagamento alla Pubblica Amministrazione, si chiede che in sede di conversione in legge del decreto sia inserito un esplicito richiamo a tale attività, utilizzando il parametro del patrimonio netto al 31.12.2018, ultimo bilancio approvato, nel limite di 100 milioni di euro. La compensazione orizzontale dei crediti Iva sia nei confronti dell’Erario che per la parte contributiva sarebbe un grosso supporto alla liquidità delle imprese. Oggi vige il limite di 700mila euro annui (art. 9 comma 2 D.L. 35/2013). Si chiede di allargare il limite trasformandolo in mensile. Quindi la compensazione orizzontale varrà per un importo massimo mensile pari a 700mila euro. Il decreto è lacunoso nel trattare il caso che riguarda la situazione di dilazione dello stock. Il quesito a cui dare una risposta è: il credito ceduto pro soluto a una banca terza è da considerarsi alla stessa stregua della sospensione prevista per i debiti bancari a medio lungo? Ciò in relazione all’art. 56 comma 2b per prestiti non rateali che proroga di fatto al 30.09.2020 le scadenze. Per rendere tutto più chiaro si propone di estendere l’art. 56 comma 5 anche alle imprese con patrimonio netto inferiore a 100 milioni euro quanto previsto dal comma 2b, ampliandone la portata ed includendo anche lo strumento del finstock a mezzo factoring. Con riferimento alle previsioni dell’art. 57, occorre che l’attività condotta dalle concessionarie auto sia ricompresa nell’emanando decreto applicativo”.