Secondo il quotidiano tedesco Handelsbatt, prendendo come fonte la Piattaforma Nazionale per il Futuro della Mobilità (Npm), un ente consultivo governativo, sostiene che entro il 2030 il settore automotive tedesco, vista l’enorme diffusione dei veicoli elettrici, potrebbe perdere circa 410 mila posti di lavoro. Solo nel settore della produzione di motori e trasmissioni, i posti a rischio oscillerebbero tra 75 e 88 mila.
Uno dei motivi indicati potrebbe essere quello che le auto di nuova generazione sono formate da molti meno pezzi rispetto a quelle tradizionali (circa 200 contro 1200). Questo, secondo l’Npm, già sarà un parametro che costerà una quantità di licenziamenti. Altro punto che potrebbe portare alla perdita di posti è l’automatizzazione della produzione delle auto. Inoltre, la ricerca tiene presente anche quello che dovrà essere fatto per l’abbattimento delle emissioni: il governo di Berlino ha stimato che entro il 2030 le auto elettriche circolanti dovranno essere almeno 10 milioni, con l’aumento a 16,7 nel 2035. A questo si oppone fortemente la Vda, Verband der Automobilindustrie, l’associazione dei costruttori. Questa, nonostante ritenga abbastanza irrealistiche le previsioni, stima comunque circa 80 mila posti di lavoro in meno nel prossimo futuro.
“Per evitare una crisi occupazionale è necessario che le aziende identifichino nuove soluzioni”, il commento di Roman Eitzelsberger, responsabile distrettuale di IG Metal per il Baden Wuttemberg, la regione dove hanno sede importanti impianti di Porsche e Daimler. Lo stesso ha suggerito di prendere in considerazione il “Patto futuro”, siglato già nel 2016 tra i sindacati e il gruppo Volkswagen. Questo va a stabilire che “le eventuali eccedenze possibili con il passaggio ai motori elettrici debbano essere riassorbite in altri settori aziendali”.