Secondo uno studio portato a termine da The European House Ambrosetti, con la collaborazione di Motus E (una realtà nata nel 2018 che riunisce operatori industriali, mondo accademico e associazionismo, alla quale ha appena aderito anche Fca), la mobilità elettrica per l’Italia rappresenta una grande opportunità di crescita per l’intero sistema paese. In prospettiva, con uno sfruttamento completo delle potenzialità, il fatturato delle imprese potrebbe sfiorare i 100 miliardi di euro (98 per la precisione).
Stando all’analisi effettuata, ad oggi la filiera italiana della mobilità elettrica vale 6 miliardi di euro. Le potenzialità coinvolgono tutto il Paese: se, infatti, circa la metà delle imprese e del fatturato è concentrato nel nord ovest (Lombardia in testa con il 39%), cresce il peso di centro Italia e Mezzogiorno (il Lazio vanta una quota pari al 21% di presenze e la Campania all’8%).
“Possiamo ragionevolmente sostenere che il settore in Italia, dal 2013 al 2017, sia cresciuto in media del 28,7% l’anno e il trend continua ad accelerare. Da giugno 2018 a giugno 2019, le vendita di e-car è aumentata del 225%. In termini assoluti si tratta di numeri ancora ridotti: nel nostro Paese sono poco meno di 25mila le vetture a batteria su un circolante di circa 18 milioni di automobili, ma le stime sull’Italia indicano che nel 2030 la metà del parco sarà elettrificato, comprendendo anche le ibride plug-in”, il pensiero di Francesco Venturini, amministratore delegato di Enel X, divisione del gruppo Enel per i prodotti innovativi.
Un suo parere lo ha dato anche Lorenzo Tavassi, responsabile Area scenari e intelligence di Ambrosetti: “Abbiamo contato circa 15mila imprese coinvolte. Ci sono professionalità, competenze e capacità innovative per crescere molto di più e vincere questa sfida”. Il suo punto di vista si è spostato anche sulle startup e su quelli che sono i punti dove andare a migliorare (crescita dimensionale delle aziende attualmente composte per lo più da imprese piccole e medie; scambio di competenze; più internazionalizzazione; integrazione dei modelli di business e maggiori investimenti in ricerca e sviluppo): “L’analisi svolta dimostra come la filiera della mobilità elettrica integri, da monte a valle, molteplici attività legate non solo alla tradizione che l’Italia vanta nell’automotive e nella componentistica, ma anche a prodotti e servizi innovativi e cross-industry (soprattutto start up). Questo valore aggiunto del made in Italy, però, va sfruttato con azioni mirate. L’Italia potrà cavalcare l’onda della crescita del settore e rafforzare la propria presenza sul mercato domestico e all’estero: è un’opportunità storica, non perdiamo questo treno”.