Fonte: https://www.laleggepertutti.it/290182_acquisto-auto-nuova-quali-controlli-puo-fare-il-fisco
Accertamento fiscale per chi compra una macchina nuova: quali modelli sono soggetti al controllo dell’Agenzia delle Entrate?
Se c’è qualcosa che che viene comunicata immediatamente all’Agenzia delle Entrate è l’acquisto di un’auto nuova: oltre alle case e agli altri immobili, i veicoli a motore sono considerati un bene di “lusso” e, come tale, fanno scattare i controlli fiscali. Di certo, chi ha un reddito tale da permettersi una macchina non deve temere nulla. Ma il punto è che le regole sugli accertamenti non prendono in considerazione solo il prezzo di acquisto del mezzo, ma anche le spese successive, necessarie alla sua manutenzione: bollo, assicurazione, benzina, revisione, garage, ecc.
Ecco perché è molto facile incappare in una verifica da parte dell’ufficio delle imposte. Verifica che parte dall’invio di un questionario al contribuente con cui l’ufficio delle imposte gli chiede di chiarire la propria posizione; si tratta di un confronto preventivo che può avvenire anche presso gli stessi uffici del Fisco. In tale sede, l’interessato è chiamato a fornire gli elementi e i documenti a proprio favore, pena l’impossibilità di usarli in un momento successivo, magari in una eventuale causa. È bene, quindi, sapere sin dall’inizio come comportarsi e quali difese attuare.
Acquisto auto nuova: come avvengono i controlli?
Al contrario di un gruzzoletto di soldi in contanti, che può essere nascosto in cassaforte o sotto il materasso, un’automobile non si può occultare; ciò vale a maggior ragione per il Fisco, che non ha bisogno di eseguire una perquisizione per sapere se sei intestatario di veicoli di piccola o grossa cilindrata. Gli basta interfacciarsi con l’Anagrafe Tributaria per conoscere i beni di cui sei proprietario.
Difatti, nel momento in cui compri un’auto nuova, viene aggiornato il Pra, il pubblico registro automobilistico. Il Pra è, a sua volta, collegato con l’Anagrafe tributaria, un archivio in uso all’Agenzia delle Entrate. L’ufficio viene così a conoscenza della spesa sostenuta dal contribuente.
A quel punto, interviene un software chiamato redditometro. Il redditometro misura la “compatibilità” tra il reddito riportato nella dichiarazione dei redditi e le spese sostenute dal contribuente nel medesimo anno di imposta: se queste ultime sono superiori del 20% rispetto al primo dato, l’ufficio delle imposte si “attiva”. In buona sostanza, tutte le volte che compri un’auto che non potresti permetterti, si accende una spia rossa nelle stanze dell’Agenzia delle Entrate. Ma non per questo scatta subito un accertamento. Prima di ciò, ti viene data la possibilità di difenderti e di spiegare da dove hai preso il denaro “in più”, rispetto a quello dichiarato, per permetterti un tenore di vita superiore alle tue possibilità.
È qui che si gioca la parte più importante della partita: se, infatti, saprai giocare bene le tue carte potrai evitare sin da principio un accertamento fiscale. Vediamo allora cosa devi fare per difenderti.
La difesa del contribuente
Questa fase, anche detta «contraddittorio preventivo», consente al contribuente di dimostrare – senza dover ricorrere al giudice – la liceità della fonte del denaro usato per l’acquisto “di lusso”. A tal fine, però, è necessaria una prova scritta con data certa.
Ad esempio, se il denaro utilizzato per comprare l’auto proviene da una donazione, l’acquirente dovrà produrre copia dell’assegno non trasferibile ricevuto dal donante o della documentazione bancaria da cui risulta il bonifico e, quindi, la provenienza dei soldi.
Tipico, in questo senso, è lo schema della donazione indiretta: il donante provvede a bonificare il prezzo di acquisto sul conto corrente del venditore o su quello del donatario, specificando che si tratta di un regalo destinato all’acquisto dell’auto. Proprio la lista dei movimenti sul conto corrente potrà essere una valida difesa contro il Fisco.
Potrebbe altresì succedere che i soldi necessari all’acquisto dell’auto nuova derivano, almeno in parte, dalla vendita di un precedente veicolo usato. Anche in questa ipotesi bisognerà produrre l’atto che documenta il trasferimento di proprietà e la movimentazione bancaria da cui risulta la provenienza del denaro (l’assegno o il bonifico effettuato dall’acquirente).
In verità, non è il tipo di auto che fa scattare un controllo fiscale ma l’incompatibilità tra questa e il reddito del contribuente. Anche una piccola utilitaria potrebbe determinare un accertamento se l’acquirente è un disoccupato. Dunque, ciò che conta è il rapporto tra il valore dei veicolo e il reddito dichiarato dall’intestatario.
Ci sono, in ogni caso, alcuni veicoli che possono comportare una maggiore attenzione da parte del fisco. Si tratta delle auto di lusso e delle auto storiche. Paradossalmente, possono apparire due categorie opposte: nella prima vi rientrano i veicoli soggetti al superbollo (ossia quando l’auto supera 185 Kw di potenza), mentre nella seconda quelli invece del tutto esenti dall’imposta.
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