Uber, società americana di ride hailing (trasporto automobilistico con taxi privato), deve fare molta attenzione alla concorrenza che avanza. L’azienda, prossima ad entrare in Borsa con una quotazione superiore ai 100 miliardi di dollari, sarà costretta a guardarsi le spalle da Bolt, piccola startup nata sulle rive del Mar Baltico (a Tallin) che sta conquistando progressivamente una fetta del mercato dei passaggi con auto di proprietà.
Questa piccola compagnia, fondata sei anni fa da Markus Villig (inizialmente la startup si chiamava Taxify), ha iniziato a diffondersi in Polonia e in Kenya, con l’obiettivo di porsi all’attenzione dei clienti con prezzi concorrenziali e commissioni più basse per gli autisti. Al giorno d’oggi la metà degli introiti della compagnia provengono dall’Africa e il servizio è attivo anche in Europa: 100 città di 30 differenti Paesi. Tra questi Svezia, Croazia, Finlandia, ma anche Australia, Ghana, Messico e a breve la Russia. In più Villig vuole portare la sua compagnia anche sul territorio britannico e in particolar modo a Londra. Per poter sbarcare nel Regno Unito bisogna ottenere la licenza dal TfL (Transport for London, l’agenzia che si occupa della mobilità londinese). Da segnalare che già nel 2017 l’agenzia l’ha negata.