Nel nostro paese, nel 2018, sono stati oltre 40 mila i casi accertati di veicoli illegali, intestati a presta nomi o a persone inesistenti. Automezzi, questi, che nella quasi totalità dei casi sono stati colti sprovvisti di RCA e non in regola con i controlli periodici obbligatori. Gli individui colti in flagranza di reato, sono spesso soggetti la cui patente risulta esser stata sospesa o revocata per guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
A darne notizia è Luigi Altamura, rappresentante di tutte le polizie locali dei comuni aderenti all’associazione ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani).
La pirateria stradale, in Italia, è un fenomeno in costante aumento, soprattutto in quei territori di confine come il nostro dove spesso infrazioni e illegalità vengono commesse da veicoli con targhe false e/o immatricolate all’estero.
Le conseguenze per gli utenti della strada sono disastrose; basti pensare al più classico dei casi in cui un ‘’pirata’’ causa un incidente e fugge, lasciando al malcapitato automobilista il costo delle riparazioni della vettura accidentata, o a quei casi in cui il ‘’furbetto’’ si ferma ma lo si scopre aver evaso il pagamento dell’assicurazione auto. In questo secondo caso, per la vittima, sarà estremamente faticoso ottenere un indennizzo; sarà necessario, infatti, rivolgersi non alla propria compagnia assicurativa, ma al ‘’Fondo Vittime’’, con procedure di risarcimento che rievocano le Calende Greche.
A fine anno, nelle casse delle compagnie autostradali, si è riscontrato un ‘’buco’’ complessivo di oltre 120 milioni di euro, dovuto ai cosiddetti ‘’Furbetti del Casello’’. Sono state circa 300 le vetture bloccate dalla polstrada: automobili usate per il trasporto di droga, commettere rapine, trasportare clandestini o semplicemente di proprietà della criminalità organizzata.
Per far fronte a questa piaga, ha spiegato il comandante Altamura, la soluzione esiste già ed è rappresentata da telecamere in grado di leggere le targhe dei veicoli e che, grazie ad un collegamento con i database di ANIA e Motorizzazione Civile, sono in grado di appurare la regolarità o meno delle vetture in transito su quel specifico tratto stradale.
In ogni caso, i dispositivi già collocati sulle strade delle varie regioni, non possono ancora effettuare tale procedura in quanto, al momento, mancano i decreti attuativi che diano il nullaosta per rendere legale, dal punto di vista della privacy, tale operazione di controllo.
L’unica possibilità di cambiamento, quindi, giace nella mani del corrente governo.
Vinicio Paselli