Le nuove auto in uso al Team Bahrain Merida 2019 sono Kia, devono essere comode e spaziose.
Sono quattordici le vetture wagon della casa coreana di cui il team Merida dispone, sempre: Kia Optima e Ceed SW, in più possono entrare in servizio anche tre SUV Sportage. Il parametro fondamentale è la capacità di carico, perché “Più roba ci sta, meglio è. In genere prendiamo sempre e solo wagon”. Segue il comfort “facendo molta strada con più cose da seguire, è importante per lavorare al meglio” quindi le vetture, a gasolio viste le alte percorrenze, sono sempre in allestimento top di gamma. Già, un’ammiraglia non solo è auto con le colorazioni esterne del team, fatte con wrapping, ma deve anche trasportare i beveraggi (tanti per tutti) e ricambi, delle biciclette. Tra gli oggetti più pesanti un grande frigo e poi varie valigie, per i materiali. Le persone a bordo sono tre, non di più, ma il conducente è uno, il direttore sportivo. È anche quello che ha fatto un corso di guida, necessario per guidare in mezzo a una carovana ciclistica dove non si viaggia, ma si corre, pur a velocità moderate. Ogni tanto qualche piccola toccata avviene, durante le gare: “Possono essere anche due o tre al giorno, ma piccole”. Ammiraglie che si sfiorano, cui magari altri si appoggiano più o meno lievemente, sulla carrozzeria. Ma il vero danno non è certo mai quello di un’ammaccatura, piuttosto quello di perdere tempo, nel dare il servizio al proprio corridore in testa al gruppo (e qualche discussione può anche avvenire…). Quando si deve vincere una tappa, o un titolo, con strategie di squadra e condizioni mutevoli, conta tutto, anche quello che viaggia sulle auto di servizio e non solamente i muscoli dei ciclisti.
Le macchine che devono diventare ammiraglie, vengono consegnate a fine anno per la stagione successiva e allestite in circa un mese, per una spesa che equivale a circa € 4.000 netti, salvo ulteriori modifiche. Tra estetica, wrapping, allestimento, già top di gamma ma arricchito, la parte più costosa va sicuramente al portabiciclette. Ce ne stanno fino a otto, con aggancio per cicli con freno a disco e costa circa € 1.500 circa solo lui. Si sommano poi anche gli impianti radio, doppi: quello per parlare con l’organizzazione e quello per la rete interna, con i propri ciclisti, che hanno propri auricolari (non al Mondiale però). Non manca il monitor TV per seguire live la gara. La percorrenza media di un’automobile di servizio, durante una stagione, è di circa 55.000 km, non meno. Se vi domandate perché sono così tante, 14 + 3, è perché un team come Bahrain Merida vuole e deve fare il massimo, non rinunciando a nessuna corsa della serie iridata. Possono esserci più eventi nello stesso periodo e quindi servono 7 + 7 macchine, operative durante una manifestazione. Infatti risultano sempre in corsa due ammiraglie per ogni squadra, come prevedono i regolamenti, ma ce ne sono poi fino a cinque al seguito. Pronte a intervenire quando serve, magari sostituendo una vettura che ha un intoppo. Ecco il conto fatto.
Per i fondi difficili, quelli dove oltre a lavorare in auto ci si dovrebbe anche confrontare con dissestamenti vari o pavè, ci potrebbero essere auto fuoristrada ma non si vedono mai. È perché la regola prevede che non debbano essere alte più di 167 cm, le ammiraglie, dovendo lasciare la visibilità ai ciclisti. Kia dispone dello Sportage che, pur SUV d’indole off-road, rientra al pelo e viene quindi usato come eventuale alternativa sui percorsi duri.
Kia non è nuova alla partecipazione negli eventi sportivi come questi, ma ora il servizio completo della società noleggio Rent2Go copre tutta Europa, per ogni tipo di manutenzione, garanzia e assicurazione delle auto ammiraglie. Un po’ come un’azienda, che necessita di unico interlocutore rapido nel garantire il servizio di fornitura in efficienza delle auto. È vero che sono tante, quando partono, ma devono arrivare a sera dopo sette ore di viaggio e pronte al mattino seguente, senza intoppi. Sono auto con il cambio automatico e non rinunciano alle dotazioni ADAS in voga, dovute su tutte le auto premium e anche su Kia. Certo, detto fra noi, non sono sempre fruite a pieno le assistenze attive, un po’ invasive, durante la guida ravvicinata in gruppo di ammiraglie e bici in corsa. Ci si affida all’esperienza e al buon senso, con l’interesse comune di vincere e non far certo spaventare l’eventuale ospite. A bordo, infatti, può a volte esserci una persona non di staff, giornalista o di azienda legata alla squadra, che vede la corsa “da dentro” in tutti sensi.
Vinicio Paselli