I dazi sono in vigore dal 1° novembre e riguardano anche case automobilistiche occidentali, ma difficilmente riusciranno a frenare l’avanzata dei modelli orientali in Europa
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Tanto tuonò che piovve. Gli attesi dazi doganali disposti dall’Unione europea verso le automobili elettriche prodotte in Cina sono entrati in vigore: dal 31 ottobre colpiscono tutti i modelli commercializzati in Ue, provenienti dalla Repubblica Popolare Cinese. In apparenza, una bomba devastante contro i colossi dell’elettrico che producono all’ombra del Dragone: in pratica, si tratta di una bomba con il potere di un petardo, che probabilmente non frenerà l’avanzata dei modelli cinesi in Europa. La tempesta per i produttori cinesi era più che annunciata e i target di questa misura rimarranno abbastanza al coperto, senza subire danni eccessivi. Lo ha confermato direttamente a Wired anche uno dei colossi cinesi colpiti come Saic. Succede perché i margini delle auto elettriche cinesi vendute in Europa sono tanto rilevanti da assorbire il colpo inferto dai dazi. E succede anche perché le misure europee non potevano affondare troppo il colpo, considerando che diversi produttori occidentali hanno fabbriche in Cina (in particolare Tesla e Bmw).
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Perché applicare i dazi
Secondo un’indagine della Commissione, annunciata il 13 settembre 2023 durante il suo discorso sullo stato dell’Unione europea dalla presidente Ursula Von der Leyen, la catena di valore dei BEV (Battery Electric Vehicle) in Cina beneficia di “sovvenzioni sleali che creano un danno economico ai produttori di BEV dell’Ue”. E così, come sintetizza in modo esplicito il Regolamento di attuazione dei dazi, “sull’industria dell’Unione incombe una minaccia di pregiudizio grave, prevedibile e imminente”. Il punto è che per quanto riguarda gli stessi tipi di prodotto, i prezzi dei veicoli elettrici a batteria sul mercato dell’Unione sono notevolmente più elevati dei prezzi dei veicoli elettrici a batteria sul mercato cinese: questo permette ai produttori esportatori cinesi l’opportunità di realizzare profitti più elevati.
Nel Regolamento si fanno anche alcuni esempi specifici. Partiamo da una delle autovetture cinesi più vendute nel 2024, la Byd Atto 3: questa aveva un prezzo iniziale al dettaglio in Cina di 15.358 euro (iva esclusa), mentre in Germania, il principale mercato europeo di esportazione per questa vettura, il prezzo iniziale al dettaglio era più del doppio: 31.924 euro. Oppure, il nuovo Polestar 4 di Geely era offerto in Cina al prezzo iniziale di 38.331 euro mentre in Germania il prezzo iniziale era di 53.109 euro (iva esclusa).
Facile comprendere quindi come il mercato europeo sia molto attraente per i veicoli elettrici cinesi. Anche perché la Commissione ha stabilito che entro il 2035 il 100% dei veicoli nel continente dovrà essere elettrico, e poi perché i dazi europei – fissati al 10% prima di queste nuove misure – erano i più bassi rispetto agli altri grandi mercati occidentali, principalmente Usa, Turchia e Brasile. Inoltre, in Cina i prezzi dei BEV stanno diminuendo (tra il 5 e il 12%, mediamente). Ecco perché oltre una macchina BEV su tre prodotta in Cina finisce sul mercato europeo. Tra il 2020 e il 2023 la produzione nel Paese del Dragone contava meno di 1 milione di veicoli elettrici, oggi siamo quasi a sei: +489%. Ed ecco perché la Commissione ha deciso di attuare delle contromisure, e affiancare nuovi dazi a quello fisso del 10%.
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Dazi: cosa prevede il Regolamento di attuazione
Il 29 ottobre scorso la Commissione europea ha ufficializzato l’adozione di dazi compensativi definitivi sulle importazioni di BEV dalla Cina per cinque anni: vincolo non retroattivo. Si applicheranno a tutte le auto elettriche prodotte in Cina, siano anche da parte di produttori occidentali, e non per le auto ibride o comunque non riguarderà tutte quelle che non sono totalmente elettriche. I dazi compensativi sono entrati in vigore il primo Novembre e prevedono aliquote differenziate, in particolare:
Le altre società che hanno collaborato all’inchiesta della Commissione saranno soggette a un dazio del 20,7%, mentre quelle che non hanno collaborato vedranno applicarsi un dazio del 35,3%. A Tesla, invece, è assegnato un dazio del 7,8%. Come già detto, a questi parametri diversificati si aggiunge il dazio già esistente e uniforme del 10%.
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Dazi: quali sono le auto elettriche cinesi colpite
Facciamo un focus sulle tre case principali cinesi: Byd, Geely e Saic. Per quanto riguarda l’attuale leader mondiale delle auto elettriche, i modelli interessati saranno Atto 3 (il modello più venduto da Byd in Europa), Delfino, Sigillo Han, Tang, Seal U e Foca U. Per Geely, che possiede anche i marchi europei Smart, Volvo, Polestar, Lotus e Lynk & Co., si tratterà di Lynk&Co 02, Lotus Eletre, Lotus Emeya, Polestar 2, Polestar 3, Polestar 4, smart #1, smart #3, Volvo EX30, Zeekr 001 e Zeekr X. Infine per Saic, da noi conosciuta anche per il marchio MG, si tratterà dei modelli MG4, MG5, Marvel R, MG ZS EV e Cyberstar. A questi modelli vanno poi aggiunti quelli di altri marchi occidentali che producono in Cina modelli elettrici particolari: è il caso ad esempio della iX3 della Bmw, della Tavascan di Cupra o della Spring di Dacia. E Tesla, che per esempio in Cina produce Model 3 e Model Y: per adesso, l’azienda di Elon Musk ha risposto ai dazi europei con un aumento dei prezzi finali, anche se una parte del rincaro sarà assorbito attraverso i ricavi della stessa casa automobilistica. . . .
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https://www.wired.it/article/dazi-auto-elettriche-cinesi-come-cambiano-prezzi/
9/11/24, WIRED