I costruttori europei si ribellano alla “tagliola” del 2025 sulle emissioni di CO2. Forti, si fa per dire, di un crollo di vendite che minaccia migliaia di posti di lavoro. Impossibile, dicono, rispettare un limite fissato ben 6 anni fa, ma che nessuno è oggi in grado di raggiungere. E trovandosi ancora ben lontani dall’obiettivo, rischiano di dover pagare multe per un totale di 10-15 miliardi
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Hanno già ottenuto l’abolizione di fatto delle regole Euro 7, l’inserimento dei veicoli termici tra quelli a zero emissioni se alimentati ad e-fuel, la protezione dalla concorrenza cinese con i nuovi dazi sull’importazione di auto elettriche. Ma ora i costruttori europei si ribellano e sparano al bersaglio grosso: i tempi del passaggio a emissioni zero fissati dal Green Deal. In sostanza, chiedono il rinvio dello stop ai motori termici dal 2035.
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Acea chiede alla Commissione europea “misure di soccorso urgenti”
Il primo passo l’ha compiuto ACEA, associazione che riunisce diversi grandi produttori, in un comunicato stampa che chiede “misure di soccorso urgenti” prima che nel 2025 entrino in vigore le norme più severe sulle emissioni di CO2.
Tra i firmatari Renault, Volkswagen, BMW, Ford, Honda, Nissan, Toyota, Volvo, nonché Iveco per i veicoli commerciali. Non il gruppo Stellantis di Carlos Tavares, che sembra non volere un cambio delle regole. Forse perché conta di rientrare nel tetto delle emissioni grazie all’accordo con Leapmotor. Del resto da tempo si è sfilato dall’Associazione.
Scrive Acea: «La continua tendenza alla contrazione della quota di mercato delle auto elettriche a batteria nell’Ue invia un segnale estremamente preoccupante all’industria e ai politici. I produttori automobilistici europei, riuniti in Acea, chiedono quindi alle istituzioni dell’Ue di presentare misure di soccorso urgenti prima che i nuovi obiettivi di CO2 per auto e furgoni entrino in vigore nel 2025». E aggiunge: «Inoltre, esortiamo la Commissione Europea ad anticipare le revisioni della regolamentazione sulla CO2 per veicoli leggeri e pesanti, attualmente previsti rispettivamente per il 2026 e il 2027, al 2025».
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I costruttori europei si ribellano/In discussione il tragitto verso i veicoli ad emissioni zero dal 2035?
Il “soccorso urgente” non può essere altro che il rinvio dei termini, visto che mancano tre mesi appena della scadenza. Si parla di un posticipo di due anni.
E per “anticipo delle revisioni della regolamentazione sulla CO2” si intende ovviamente decidere già oggi (e non nelle scadenze prefissate 2026 e 2027) il rinvio del ban 2035 per motori diesel e benzina.
Insomma: gli investimenti in innovazione tecnologica evitati negli anni passati, mentre la Cina ci stava surclassando, dovrebbero essere ulteriormente rallentati.
Eppure ACEA ritiene di aver fatto la sua parte. L’associazione presieduta da Luca de Meo, numero uno di Renault, rivendica infatti il merito di aver «investito miliardi nell’elettrificazione per immettere veicoli sul mercato». Ma, prosegue ACEA «sfortunatamente gli altri elementi necessari per questo cambiamento sistemico non ci sono». E cita «infrastrutture di ricarica e di fornitura di idrogeno, un ambiente di produzione competitivo, energia verde a prezzi accessibili, incentivi fiscali e di acquisto e un sistema sicuro di fornitura di materie prime, idrogeno e batterie». Dunque, l’unica soluzione sarebbe posticipare tutte le scadenze.
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“Così si prolunga l’agonia dell’auto UE”
Molti invece ritengono che il risultato del rinvio sarebbe perdere l’ultimo treno, prolungando solo l’agonia dell’automotive europea.
Transport & Environment, per esempio, chiede l’opposto ai legislatori europei e nazionali. Chiede barra dritta sui tempi della transizione, ma più impegno nel sostenere la domanda di veicoli elettrici. A partire dalle flotte aziendali, da un’ efficiente e capillare infrastruttura di ricarica e da programmi di incentivazione sul modello del leasing sociale francese.
T&E stima infatti che un tasso di penetrazione delle BEV fra il 20 e il 24% del venduto europeo nel 2025 permetterebbe ai costruttori di raggiungere la media di emissioni fissata di 93,6 grammi al chilometro per il prossimo anno. Il capo della delegazione italiana di T&E Andrea Boraschi sollecita quindi i governi a «creare un ambiente normativo stabile per i veicoli elettrici».
E Francesco Papi, Partner di Strategy& e Automotive leader di PwC Italia, nella quinta edizione dello studio eReadiness, sollecita un netto cambio di passo. Perchè «se la curva di adozione dei veicoli elettrici seguisse l’andamento mostrato sino ad oggi, l’obiettivo di riduzione del 55% delle emissioni di CO2 sarebbe raggiunto non prima del 2032, mentre per raggiungere l’obiettivo zero emissioni si andrebbe oltre il 2040». Troppo tardi per contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici.
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La “tagliola” dei 93,6 grami di CO2 a km
In base alla normativa CAFE (Corporate Average Fuel Economy) oggi in vigore la quota di emissioni di CO2 consentita per le nuove auto vendute nel 2025 dovrà diminuire del 15% rispetto al 2020. Quindi 93,6 g/km, contro un limite teorico 2024 di 95 g/km, poi annacquato con deroghe varie per salvare dalle multe chi ancora viaggia da 110 a 130 g/km. Poi c’è un ulteriore gradino già fissato per il 2030 a 49,5 g/km e infine l’obiettivo finale del famoso livello zero emissioni stabilito per il 2035.
I limiti, come detto, riguardano le emissioni medie delle vetture nuove vendute da ogni singolo produttore. Così come le sanzioni: 95 euro per ogni grammo di CO2 eccedente, moltiplicati per il numero di pezzi venduti.
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Quasi tutti i brand sono fuori target
Secondo il report periodico rilasciato da Dataforce, solo pochi costruttori potrebbero rispettare i limiti di CO2 nel 2025. Tesla, che come è ovvio sta a zero, ma anche il Gruppo Geely (Volvo, Polestar, Lotus) e MG sono già sotto il limite.
Non troppo distanti sono BMW e Toyota, rispettivamente a 106 e 105 g/km. Molto lontane invece Ford (125 g/km) e Volkswagen (123 g/km).
Ma è interessante anche analizzare l’andamento delle emissioni del trasporto leggero Paese per Paese. Cioè “pesare” l’efficacia delle politiche di transizione.
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Disastro auto in Italia: più CO2 nel 2024
Ebbene: nei primi mesi 2024 l’Italia è totalmente fuori rotta. La media delle emissioni a km delle nuove auto vendute è addirittura salita a 123 g/km da 120,3 g/km dell’anno precedente (la media europea è 110 g/km). Cosa aspettarsi del resto, da un Paese che ha continua ad incentivare veicoli termici con emissioni di 135 g/km?
Nella graduatoria europea, però, non siamo i peggiori. I dati 2022 di fonte ACEA ci collocano davanti a Polonia (136,8 g/km) e Slovacchia (138,5 g/km). Ma la Germania si è fermata a 106 g/km, la Francia a 103,1 e la Spagna a 121,6.
E largamente in linea con gli obiettivi sono la Svezia (con 66,6 g/km) e la Finlandia (con 85,3 g/km). La Norvegia, pur fuori dall’Unione Europea, era già nel 2022 addirittura ai 17,9 g/km. Ciò dimostra che essere virtuosi non è impossibile.
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21/9/24
vaielettrico