Italia e Germania sul banco degli imputati, per l’aumento di emissioni nocive derivanti dalle nuove auto
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Italia e Germania rappresentano una sorta di ventre molle per l’Europa, in tema di riduzione delle emissioni nocive. Se nel resto del vecchio continente l’eliminazione dei gas serra diminuisce nell’ordine del 2%, la graduatoria in merito vede proprio Roma e Berlino chiudere la fila. Il nostro Paese fornisce un contributo negativo in tal senso pari allo 0,7%, mentre la Germania fa registrare un clamoroso 6,6%. Ad ennesima riprova di una virtuosità, quella dei tedeschi, che sembra ormai assomigliare ad una leggenda metropolitana.
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Emissioni: Italia e Germania rappresentano un caso
Italia e Germania sul banco degli accusati, per quanto riguarda le emissioni derivanti dai nuovi veicoli. Il dato fuoriesce da un rapporto elaborato da ACEA, l’associazione dei costruttori di veicoli del vecchio continente. Uno studio estremamente circostanziato che sfocia in una vera e propria bocciatura per i due Paesi, per quanto riguarda le emissioni di CO2 all’interno dell’Unione Europea.
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Gli automobilisti del Belpaese, in particolare, oltre a non riuscire ad abbassarle, sono anche tra quelli che rilasciano il maggior quantitativo di anidride carbonica. Se la media UE è pari a 108 grammi di CO2 per chilometro, il dato tricolore si attesta a sua volta a 120. Un dato che non farà piacere alle associazioni ambientaliste, anche se il governo Meloni non sembra preoccuparsene eccessivamente. Come dimostra la campagna contro il bando alle auto termiche fissato per il 2025, contro il quale si è scatenata in particolare la Lega di Matteo Salvini.
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In Italia si vendono troppo poche auto elettriche
A spiegare questi numeri, almeno in Italia, è soprattutto la scarsa penetrazione delle auto elettriche, la quale va a mixarsi col market share di benzina e diesel che si assottiglia scarsamente significativa o addirittura per nulla. È ancora Acea a riferire che mentre all’interno dell’eurozona la quota di mercato spettante ai veicoli dotati di batteria elettrica (BEV) è cresciuta nell’ordine del 2,5% nel periodo che va dal 2022 al 2023, in Italia tale crescita si è fermata ad appena mezzo punto percentuale. Il dato italiano, infatti, è salito dal 3,7 al 4,2%.
Nello stesso arco temporale, la benzina ha perso 1,1 punti percentuali nell’UE, ma guadagnato 0,8 punti in Italia. Mentre il gasolio, pur seguendo una tendenza in calo praticamente generalizzata, ha perso più terreno in ambito UE che lungo i nostri confini nazionali: se in Europa lascia il 2,8%, in Italia riesce a fermare il dato negativo al 2,1%.
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Il bando alle auto termiche sta tornando in discussione
Occorre naturalmente sottolineare come il discorso relativo alle emissioni non rappresenta pura accademia. Se i gas serra sono i responsabili di un mutamento climatico molto pericoloso, gli inquinanti vanno a tradursi in malattie a carico dell’apparato cardio-respiratorio e tumori. Traducendosi in costi accresciuti a carico dei vari sistemi sanitari nazionali.
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Proprio in questa ottica va vista l’insistenza delle istituzioni continentali a favore della transizione energetica. Insistenza sfociata in quel bando ai motori termici previsto per il 2035 che sta però traducendosi in un oltranzismo che rischia di provocare danni devastanti nel settore dell’automotive.
Un oltranzismo contro il quale ora iniziano a levarsi pareri discordanti. In particolare in Italia, ove i ministri Salvini (Trasporti), Urso (Imprese e Made in Italy) e Pichetto Fratin (Ambiente e Sicurezza Energetica), stanno conducendo una vera e propria campagna in tal senso.
Una campagna nella quale potrebbero trovare una sponda proprio nelle aziende automobilistiche europee, messe in grande difficoltà dal crollo del mercato delle auto elettriche. Un crollo che potrebbe obbligare molte di loro a pagare multe astronomiche per lo sforamento degli obiettivi ambientali per il 2025. Secondo Luca de Meo, CEO di Renault, potrebbero ammontare a ben 15 miliardi di euro le multe da versare all’UE, per tale infrazione. Una montagna di soldi tale da spingere al fallimento, o quasi, più di un produttore.
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14/9/24
ClubAlfa