Ricerche dall’Italia e dall’estero confermano che le EV tengono meno il valore nel tempo rispetto a quelle con motore termico. Occasione per chi acquista, meno per chi vende
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TANTE INCOGNITE – I prezzi di listino delle auto elettriche stanno lentamente scendendo, spinti da un lato da una tecnologia, che sta diventando meno costosa rispetto a qualche anno fa, e dall’altro dalla concorrenza cinese, che ha scatenato una guerra dei prezzi per riuscire a conquistare quote di mercato anche a discapito della redditività. Ciò si riflette inevitabilmente anche sul valore dell’usato, penalizzato non solo dal continuo abbassamento dei listini, ma anche da un fattore che potremmo definire congenito all’auto elettrica: l’incognita sullo stato della batteria. Se infatti per un veicolo tradizionale è più facile verificarne il buon funzionamento attraverso una serie di controlli, lo stato di salute di un componente essenziale (ed estremamente costoso da cambiare) come il pacco batterie di una EV è qualcosa di molto più misterioso: come stabilire, per esempio, quanto la batteria sia stata “maltrattata” con ricariche da colonnine veloci? Tali incognite si riflettono poi al momento di definire un prezzo di vendita per l’usato.
LA RICERCA ITALIANA – Ora che alcuni modelli di auto elettriche sono sul mercato da ormai una decina d’anni, è possibile confrontare i loro valori residui con quelli delle vetture con motori a benzina, diesel e ibridi. Secondo una recente indagine di Car Vertical, elaborata in base ai dati relativi ai clienti italiani, dopo 2 anni le auto elettriche mantengono mediamente l’82,5% del loro valore iniziale, contro l’83,9% delle ibride, l’87,4% delle diesel e il 98,4% delle benzina. La cifra scende al 53,9% dopo 5 anni (ibride 63,0%, diesel 62,8%, benzina 76,4%), per crollare al 33,8% a 10 anni dall’acquisto come nuova (ibride 39,5%, diesel 36,3%, benzina 49,4%). In tutti i casi, in base a questi dati, le le auto usate a batteria si comportano peggio rispetto agli altri tipi di alimentazione.
E QUELLE STRANIERE – Anche dall’estero arrivano stime simili. Una ricerca di Autobiz ha rilevato che il tasso di svalutazione dei veicoli elettrici sta accelerando nell’Europa occidentale, in particolare nel Regno Unito, dove le EV di due anni o meno di svalutano 1,9 volte più velocemente degli altri tipi di veicoli. DAT International ha notato che i valori residui delle auto elettriche di tre anni mantenevano il 60% del loro valore, contro quasi il 70% delle auto a benzina e il 67% di quelle a gasolio. Un rapporto di Glass ha rilevato come i valori residui dei veicoli elettrici dopo 3 anni erano inferiori del 25% rispetto alla full hybrid e che i concessionari impiegano più tempo a vendere un’elettrica usata: 53 giorni contro i 36 per i modelli a benzina. Anche in Svezia, dove le auto elettriche rappresentano circa il 33% delle vendite di auto nuove, la tendenza è simile, con i valori delle auto usate a benzina che sono del 23% superiori rispetto a quelle elettriche.
NE VALE LA PENA? – Questi dati mostrano due facce della stessa medaglia. Da una parte chi ha acquistato in passato un’auto elettrica contando su un certo valore dell’usato si ritrova oggi con un oggetto che vale meno di quanto preventivato (ed è questo un fattore cruciale soprattutto per i gestori delle flotte aziendali come dimostra il caso della Tesla di cui abbiamo scritto qui). Di contro, prezzi così bassi possono stimolare l’interesse da parte di chi è interessato al mondo dell’elettrico ma è frenato dai prezzi ancora alti del nuovo. Assumendosi però un rischio.
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22/5/24
alVolante.it
https://www.alvolante.it/news/auto-elettrichep-basso-valore-dell-usato-395033