Le contraddizioni delle scelte green: le auto inquinanti dei Paesi sviluppati andranno in quelli emergenti. Lo dice l’Ocse. L’Italia attende gli incentivi per le elettriche
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Occidente e Cina puntano sulle auto elettriche, ma Washington, Bruxelles e Pechino non rottameranno le vecchie endotermiche, le venderanno ad altri Paesi, in Sudamerica, Asia, Est Europa e Africa, sul mercato dell’usato. È una delle contraddizioni della rivoluzione green, messa in luce dall’International Transport Forum (Ocse) che ha lanciato l’allarme sul pericolo che dalle Euro 4 in giù le macchine dismesse nei Paesi più ricchi finiscano nei Paesi emergenti. Un problema non da poco in termini globali perché, se da una parte si cerca di diminuire le emissioni con veicoli di nuova generazione, dall’altra si reimmettono in circolo le auto scartate proprio perché peggiorano la qualità dell’aria. Il mercato dell’usato è sempre stato fiorente, spiega Pierluigi Bonora, giornalista de Il Giornale ed esperto del settore automobilistico, e continua a esserlo anche in Italia.
Nel nostro Paese, intanto, sono attese le disposizioni per gli incentivi all’acquisto delle auto elettriche. Un piano che forse non tiene conto della complessità del mercato, per certi versi non ancora pronto a seguire la svolta green che si vuole imporre. La proposta, non ancora definitiva, prevede incentivi per ibride e altre auto molto inferiori però a quelli ipotizzati per le auto elettriche, per le quali si va dai 6mila euro senza rottamazione (7.500 con Isee sotto i 30mila euro) fino a 9mila euro rottamando una Euro 4 (11.250 con Isee ridotto) che diventano 10mila se si rottama una Euro 3 (12.500 con Isee ridotto) e 11mila euro consegnando una Euro 2 (13.750 con Isee ridotto).
Il passaggio alle auto elettriche dei Paesi più sviluppati potrebbe comportare il trasferimento delle auto inquinanti in altri mercati. Un pericolo concreto?
Questo allarme è stato lanciato anche da Gian Primo Quagliano, presidente del centro studi Promotor, che ha fatto notare come il parco circolante italiano sia aumentato a 40 milioni e 800mila veicoli, rispetto agli oltre 39 milioni stimati precedentemente, perché la gente non compra auto nuove ma usate, anche di terza e quarta mano. Un problema serio, che dipende dal fatto che i listini sono troppo alti, che riguarda in particolare il mercato interno.
Allargando il discorso a livello mondiale c’è una contraddizione evidente tra la necessità di inquinare di meno, che in Europa ha portato a scegliere fin troppo drasticamente l’elettrico, e il fatto che le auto che si vogliono eliminare poi finiscono per viaggiare ad altre latitudini. Come mai non si è tenuto conto di questo?
Le automobili endotermiche non potranno essere eliminate, ci saranno anche in Europa per anni, inutile illudersi di switchare subito, di passare all’elettrico in un batter d’occhio. Questo clima di incertezza spinge la gente a tenersi la macchina vecchia o a comprarne un’altra usata. Il fenomeno della vendita di auto usate ai Paesi in via di sviluppo è la scoperta dell’acqua calda: c’è sempre stato. Basta andare in Nordafrica o in altre aree per vedere molte macchine vecchie di provenienza occidentale. C’è un mercato specifico. Il problema è che questa transizione come è stata messa in atto è tutta una contraddizione: secondo alcuni analisti se non ci fosse stata l’imposizione che ha portato al bando della produzione delle auto endotermiche dal 2035 anche le auto elettriche sarebbero state accolte meglio. L’imposizione ha dato fastidio. È l’ennesimo aspetto del problema che non è stato posto nel modo corretto: salviamo l’Europa, ma andiamo a inquinare altri continenti.
Ma così in termini di emissioni globali non è che si risolva molto, giusto?
Teniamo conto che l’Europa rappresenta l’8% delle emissioni di anidride carbonica, niente rispetto ad Asia e Stati Uniti. Nel 2040 è prevista una popolazione di 9 miliardi di persone, gente che dovrà mangiare, sviluppare la propria economia. E dovrà muoversi.
Il mercato delle auto elettriche in Italia non è ancora decollato. Ma ora sono tutti in attesa di capire quali saranno gli incentivi al mercato annunciati dal governo. Basteranno per cambiare le cose?
In Italia la quota di mercato delle auto elettriche è del 4,2%. E anche dalla Germania vengono segnali negativi dopo che sono stati tolti gli incentivi. Con tutto il rispetto per il ministro Adolfo Urso penso che sarebbe stato meglio incentivare in maniera equa dall’elettrico al termico fino a 135 grammi-km di Co2. Così si contribuirebbe a svecchiare il parco auto dando la possibilità alle persone di scegliere il tipo di veicolo in base alle proprie esigenze. Una persona che è abituata a guidare da dieci anni una macchina Euro 2 e abita in zone in cui non ci sono le strutture adeguate alle auto elettriche opta per quest’ultima soluzione? L’auto elettrica è anche diversa da guidare e più tecnologica. Avrei introdotto un incentivo unico forte lasciando poi decidere al mercato. Penso che il ministro abbia dovuto fare forzatamente una mossa del genere per accontentare tutti, opinione pubblica e case automobilistiche, ma avrei agito diversamente. Poi magari il suo piano di incentivi funziona lo stesso.
Ma ci sono delle proposte che possono effettivamente favorire lo svecchiamento del parco auto?
C’è il leasing sociale, una proposta avanzata dall’Aci, sul modello francese. Chi ha un Isee sotto i 15400 euro e possiede altri requisiti può prendere una macchina a noleggio a lungo termine con una rata molto bassa, addirittura anche sotto i 100 euro, tra i 75 e i 125 euro di rata. In pratica lo stato compra un’auto e la affitta per una quota ridotta alle famiglie meno abbienti. In Francia funziona con le macchine elettriche, in Italia dovrebbe riguardare anche le ibride senza spina e le endotermiche Euro 6. Chi accetta questa soluzione deve rottamare la sua auto. (Paolo Rossetti)
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7/1/24
ilSussidiario.net