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L’affermazione delle auto a batterie nel mondo è ancora lentissima e alcuni studi in materia pronosticano che nel 2050 due terzi del parco circolante globale sarà ancora rappresentato da veicoli diesel, a benzina o, tuttalpiù, ibridi “leggeri”
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TEORIA ELETTRICA, PRATICA ENDOTERMICA. La visione della mobilità a zero emissioni è molto a lungo termine, anche se Commissione e Parlamento Europeo attuali sembrano immaginare di poter essere testimoni della conversione. Gli studi Goldman Sachs, Bloomberg New Energy Finance e Wood Mackenzie elaborati dall’Osservatorio Autopromotec confermano sì che nel 2050, anno di scadenza per il conseguimento degli obiettivi climatici a livello globale, i veicoli elettrici saranno i più venduti, ma rivelano anche che il parco circolante sarà per due terzi composto ancora da motori convenzionali. Del resto, nel Vecchio Continente, la quota di auto elettriche in circolazione nel 2021 costituiva appena lo 0,8% del totale.
AUTO A BATTERIE: IL SORPASSO MONDIALE È LONTANO. Stando alle stime degli analisti, a metà secolo il 67% delle auto che si sposteranno sulle strade del mondo monterà ancora motori a a gasolio, benzina e ibridi, il 28% avrà sistemi “alla spina”, ossia completamente elettrici o plug-in, e il il restante 5% sarà alimentato da GPL, metano o idrogeno. Nello stesso periodo le vendite di vetture a batteria nuove arriveranno al 56% dei volumi totali (anche se non è ancora ben chiaro chi e a quali latitudini se le potrà permettere), seguite da quelle con motori endotermici (18%), ibridi elettrici (16%), plug-in (5%), a celle a combustibile e con altre alimentazioni alternative (5%).
UNIONE EUROPEA ISOLATA. Almeno per il momento, la “fuga in avanti” dell’Unione Europea, cioè il divieto di vendita dal 2035 di auto e veicoli commerciali leggeri con propulsori a combustione, resta un caso isolato a livello globale, mentre in molte altre parti del mondo il sorpasso elettrico è ancora una chimera. La svolta è rischiosa da molti punti di vista, come hanno sottolineato le associazioni europee che rappresentano la filiera. Uno, citato anche dalla giapponese Toyota, cioè il primo costruttore al mondo, è l’insufficiente disponibilità delle materie prime necessarie a garantire la produzione di massa di componenti per i veicoli elettrici. Che, tra l’altro, l’Europa deve importare da altre nazioni, molte delle quali non troppo “schizzinose” di fronte a concetti come i diritti dei lavoratori, il rispetto dell’ambiente o, addirittura, la democrazia. Ad esempio, prima di virare verso l’elettrificazione, la Cina si è assicurata il controllo su gran parte delle materie prime.
IL WYOMING VUOLE FERMARE LE ELETTRICHE. Altri problemi, tutt’altro che secondari che si contrappongono all’ipotesi del sorpasso elettrico a breve o medio termine, riguardano l’infrastruttura di ricarica, la capacità della rete di rispondere ai picchi della domanda e, non da ultimo, la provenienza dell’energia. Se quest’ultima non è rinnovabile, il problema delle emissioni di gas serra non viene risolto, ma solo spostato. E se, ad esempio, viene messo anche in discussione l’eolico e se, nonostante il problema dello smaltimento delle scorie, il nucleare viene considerato sostenibile, è necessario farsi qualche domanda aggiuntiva. Evitare il surriscaldamento del pianeta è una necessità, perché il clima sta diventando una emergenza. Solo che non può diventare una controproducente lotta contro i mulini a vento. Soprattutto se i mulini a vento sono multinazionali o addirittura stati. Come quello del Wyoming, uno dei 50 degli USA, nel quale si lavora ad una proposta di legge per “la graduale cessazione della vendita di nuovi veicoli elettrici entro il 2035”.
COSA SUCCEDERÀ NEL 2024?. A tutto questo aggiungiamo un’altra incognita, che da un lato farà tremare i polsi agli estimatori delle auto elettriche (e ai costruttori cinesi che hanno ormai inaugurato l’offensiva verso il Vecchio Continente), e dall’altro darà una speranza a chi crede ancora nel futuro dei motori termici: l’anno prossimo ci saranno le elezioni per rinnovare il Parlamento europeo e non è detto che, viste le polemiche scatenante dalle decisioni in merito alla transizione ecologica, non possa verificarsi un cambio di equilibrio che potrebbe anche posticipare la scadenza attualmente fissata al 2035 e allontanare ancora il momento del sorpasso elettrico.
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23/02/2023
fonte: Veloce
https://www.veloce.it/news/termiche-in-vantaggio-fino-a-meta-secolo-98748