Il mercato dell’auto in Cina ha registrato un -14.6% nelle vendite dello scorso maggio rispetto allo stesso mese del 2018. Questo rappresenta l’undicesimo mese consecutivo di contrazione sulle vendite.
Uno dei motivi di questo rallentamento è senza dubbio quello dell’incertezza internazionale dovuta ai rapporti con gli Stati Uniti, ma non è da dimenticare anche la decisione di molte province cinesi di anticipare il cosidetto China IV, il piano del governo di Pechino che prevede restrizioni ancora più serrate riguardo le emissioni di CO2. La sua entrata legale è stabilita nel 2020, ma come detto alcune lo hanno anticipato.
“Abbiamo dato all’industria troppo poco tempo per adattarsi alle nuove regole”, il commento di Xu Hyadong, segretario generale aggiunto dalla Caam, la China Association of Automobile Manufacturers, l’organizzazione nazionale di categoria.
Il governo, però, non è stato a guardare e ha varato subito provvedimenti per ridare verve al settore. Tra questi il divieto alle singole province di imporre nuove restrizioni sugli acquisti e la liberalizzazione completa del commercio delle elettrificate, oltre a una nuova tassazione che impone un’aliquota fissa al 10% calcolata non sui prezzi consigliati ma su quello effettivamente pagato dal cliente. Non sono, però, provvisti incentivi.