(motori.fanpage.it)
La Germania sceglie il pugno duro, Londra fa pagare una sovrattassa mentre la Norvegia incentiva l’elettrico
Auto e inquinamento, la questione è sempre più seria. Secondo un report dell’Oms, nel 2012 oltre 3 milioni di persone nel mondo sono morte prematuramente per i danni provocati dall’alto livello di polveri sottili nell’aria. L’allarme è alto anche in Europa, nonché in Italia, specialmente al Nord, malgrado blocchi del traffico e restrizioni al riscaldamento di abitazioni e attività produttive e artigianali. Ad ogni modo, il problema dell’inquinamento dell’aria resta al centro della discussione anche all’estero, dove i governi locali e nazionali stanno introducendo misure sempre più restrittive, soprattutto per quanto riguarda le limitazioni alla circolazione delle auto diesel, viste le maggiori criticità in termini di inquinamento di particolato e ossidi di azoto (NOx).
La Germania sceglie il pugno duro
I tedeschi credono nel blocco delle auto più inquinanti: la Germania, già stata ammonita dall’Ue perché le sue città hanno ecceduto i limiti di inquinamento imposti dalle regole comunitarie adotterà diverse restrizioni per le auto diesel non Euro 6, seppur dal prossimo anno. A partire dal 2018, in caso di picchi di inquinamento da polveri sottili, Stoccarda, città dove hanno sede degli stabilimenti Mercedes, Porsche e Bosch, vieterà la circolazione dei motori diesel fino all’Euro 5. La sola eccezione riguarderà i veicoli destinati al trasporto di merci.
Londra fa pagare una sovrattassa
A partire dal prossimo 23 ottobre, nella città di Londra entrerà in vigore il T-Charge, una misura di inasprimento che interesserà sia le auto diesel che benzina con motori pre-Euro 4. I veicoli più inquinanti pagheranno 11,5 sterline in più (pari a circa 25 euro) per entrare nella zona a traffico limitato nella finestra temporale compresa dal lunedì al venerdì, dalle ore 7 alle 18. Secondo le stime del governo inglese, la misura dovrebbe riguardare fino a 10.000 veicoli al giorno. La svolta non si limita solo all’introduzione della sovrattassa ma dovrebbe prevedere anche l’introduzione di incentivi per chi decide di passare a un modello più green. Lo schema pensato dal sindaco londinese Sadiq Khan suggerisce un incentivo di 3.500 sterline per i proprietari di furgoni e pullman inquinanti e di 2.000 sterline per le famiglie a basso reddito.
A Parigi ci sono i bollini
A Parigi, come in altre città del mondo, dal 2025 i veicoli a gasolio non potranno più circolare. Nel frattempo, la capitale francese prosegue nella lotta contro allo smog, adottando un sistema di bollini per classificare le auto che circolano sulle strade: i diversi bollini colorati, sei per l’esattezza, identificano le vetture a seconda dell’alimentazione e la data di immatricolazione o norme Euro: il bollino verde individua le auto ibride ed elettriche che possono circolare sempre, mentre le altre sono soggette a restrizioni. Sia i cittadini francesi che stranieri sono obbligati a richiedere il bollino online che dovrà essere applicato sul parabrezza dell’auto, facilitando il lavoro degli agenti di Polizia nell’identificare e multare chi non rispetta le limitazioni. I bolino ha un costo di 3,7 euro che diventano 4,8 euro se si chiede il recapito a domicilio
Norvegia incentiva l’elettrico
Arriva dalla città di Oslo, che nei giorni di allerta smog ha bandito la circolazione della auto diesel, ha fissato l’ambizioso obiettivo di immatricolare solo auto ibride o a zero emissioni entro il 2025. Per riuscirci, il Parlamento sta programmando una campagna di incentivi maggiore rispetto a quelli che sono già in essere e che hanno portato la Norvegia ad essere il paese europeo dove circolano più auto elettriche in Europa, con il 22% del mercato 2015 rappresentato dai veicoli a zero emissioni. Nessuna restrizione, quindi, ma tasse ridotte, parcheggi gratuiti e anche la possibilità di circolare sulle corsie preferenziali per gli automobilisti che scelgono un veicoli green per i loro spostamenti.
autore: Valeria Aiello – motori.fanpage.it – 01/03/2017
Diesel e norme sull’inquinamento: ecco cosa cambia in Europa