Business People – A.P. Artemi – 04/11/2016
Grandi aziende hanno mollato gli ormeggi e rinnovato il parco auto, mentre anche pmi e professionisti si aprono al settore: il noleggio a lungo termine va a gonfie vele (+14%).
Gli ultimi colpi che hanno fatto notizia nel mondo delle flotte sono stati messi a segno da Renault, che ha fornito 746 Clio all’Arma dei Carabinieri, e da Fiat Professional, che consegnerà 5 mila tra Fiorino e Panda alla Tim. Sono le ciliegine sulla torta del mercato del noleggio che quest’anno, dopo un primo trimestre partito con calma (+5%), a fine agosto ha fatto registrare una nuova accelerazione che ha portato la crescita – rispetto al corrispondente periodo del 2015 – a quota 14%: una percentuale che nel totale si traduce in 220 mila veicoli all’anno. Queste cifre si vanno a inquadrare nel mercato complessivo delle quattro ruote, che dopo il crollo del 47,7% registrato tra il 2007 e il 2013 è in una clamorosa ripresa, culminata nel +18,6% del primo quadrimestre di quest’anno. «Lo sviluppo della flotta, che ha superato le 610 mila unità, è il risultato di diversi fattori», sottolinea Pietro Teofilatto, direttore noleggio a lungo termine dell’Aniasa (Associazione nazionale industria dell’Autonoleggio e Servizi automobilistici). «Per prima cosa le grandi aziende, dopo mesi di rinvii, hanno rinnovato il proprio parco auto, ma il dato più promettente riguarda l’arrivo nel mondo del long term di una nuova clientela formata da professionisti e piccole e medie aziende».
L’allargamento delle categorie di utenti richiede, ovviamente, nuovi approcci. La battaglia tra i vari protagonisti del settore, quindi, oggi si combatte soprattutto sul fronte della flessibilità dell’offerta, che spazia su durate comprese tra un mese e sei anni, con ampie possibilità di riprogrammare servizi e assistenza nel corso del contratto. «È sempre più indispensabile un rapporto diretto e continuo con i fleet manager per rispondere in anticipo alle mutevoli esigenze di mobilità», dice Teofilatto. «E con l’aumento dell’interesse verso il noleggio da parte dei privati, si intercetta una domanda di trasporto in ambito cittadino, basata su city car e chilometraggi annui medi di 10 mila chilometri».
Anche l’orizzonte del rent-a-car è tinto di rosa. La flotta è salita nel periodo estivo a quasi 145 mila unità e il numero di contratti stipulati nel 2015 è cresciuto di circa 4,6 milioni, per un totale di quasi 31 milioni di giornate di noleggio (+8%). Ancora una volta fondamentali sono le nuove formule contrattuali, low cost compreso.
Che il noleggio a lungo termine tra i privati stenti a decollare è un dato di fatto, ma all’Aniasa preferiscono vedere il bicchiere mezzo pieno perché, conti alla mano, nell’ultimo triennio la crescita è stata del 300% e i clienti sono diventati circa 10 mila. «Per conquistare chi sente ancora il bisogno di avere un’auto di proprietà, è decisivo sfruttare tutte le potenzialità della digitalizzazione», dice Andrea Cardinali, presidente e amministratore delegato di Alphabet Italia. Sì, perché nei nove anni che sono passati dall’inizio della diffusione di massa degli smartphone, le nostre abitudini si stanno ridisegnando anche quando si tratta di prendere una vettura a noleggio. La nuova offerta di servizi consente, per esempio, a dipendenti e collaboratori senza auto aziendale di averne una per le necessità private, ma dà anche la possibilità di cambiare la tipologia della vettura in relazione alle esigenze di mobilità o di trasporto, oppure di sospendere temporaneamente il periodo di locazione scelto in un primo momento. Tutto con app dedicate, consentendo servizi particolari e immediati a una clientela che, ormai, esplora, sceglie e decide in tempo reale.
La digitalizzazione sta ridisegnando le città, rendendole sempre più smart. Merito anche della crescente diffusione delle ibride e delle elettriche che, coscienza ecologica a parte, hanno il fondamentale vantaggio di poter circolare anche in zone a traffico limitato. Un ghiotto argomento per i fleet manager che, non a caso, credono sempre di più nelle ibride. Le stime Aniasa sul 2016 indicano un aumento del 100% delle immatricolazioni uso noleggio di queste motorizzazioni, con oltre 6 mila unità circolanti tra auto e van. Le elettriche dure e pure, invece, sono ancora delle mosche bianche. Se si chiede agli addetti ai lavori il perché di questo mancato decollo, rispondono in coro che «è colpa delle infrastrutture», ed è chiaro che non si riferiscono né al Ponte sullo stretto né alla Tav, bensì alle colonnine di ricarica che in Italia sono più rare dei panda giganti in Cina. Se le flotte sono ancora povere di green car e le scelte politiche non aiutano a diffondere non solo auto elettriche, ma neanche quelle a metano (nel Sud d’Italia i distributori sono mosche bianche). Passando alle tipologie di auto preferite, c’è un dato che colpisce più di tutti: nel 2015 le station wagon sono cresciute nelle flotte del 25,8% nonostante questo tipo di carrozzeria fosse stata data per spacciata con l’avvento dei Suv e dei crossover. Ma che cosa succede sul fronte delle normative che hanno penalizzato fino a oggi il settore soprattutto con una tassazione ben superiore a quella che si registra negli altri grandi Paesi europei? Cosa cambierà con la manovra finanziaria? «Sono anni che in tutte le sedi illustriamo le nostre proposte per un riequilibrio della fiscalità sull’auto aziendale, che purtroppo da sempre in Italia sconta pregiudizi negativi come addirittura quello di essere un sistema per eludere le tasse», argomenta Teofilatto, il direttore noleggio a lungo termine dell’Aniasa, «ma è vero l’esatto contrario. Tutto quello che riguarda il noleggio di un veicolo, dall’acquisto alla sostituzione di uno specchietto, è fatturato e tracciabile. Non solo: il settore contribuisce a diffondere il senso civico sulla correttezza amministrativa e tributaria».
Adesso, però, qualcosa potrebbe muoversi. «Dopo tanti incontri e interminabili file nei corridoi del Parlamento e dei ministeri è arrivato il super ammortamento del 140% stabilito dalla Legge di Stabilità per il 2016 che auspichiamo venga rinnovato per il 2017. Anzi, ci vorrebbe un iper ammortamento con aliquota al 250% per i veicoli a basse emissioni, come succede per i dispositivi altamente tecnologici», propone Teofilatto, «ma c’è ben altro da fare: manca una maggiore consapevolezza del fatto che si tratta di dare competitività alle aziende italiane, quando quelle tedesche, francesi, spagnole beneficiano della detraibilità dell’Iva sulle auto aziendali del 100% e non del 40%, come succede da noi».
L’Italia ha, infatti, chiesto e ottenuto in questi giorni una proroga della detraibilità dell’Iva al 40% fino al 2019. Praticamente dal 2007, di triennio in triennio, il Governo chiede di applicare nel nostro Paese un regime forfettario sull’Iva, derogando alle disposizioni comunitarie che fissano l’aliquota al 100%, percentuale invece applicata in Germania, Spagna e Francia.