Auto normali che vengono trasformate in carri funebri. Un business illegale ma che vale svariati milioni di euro, praticato da carrozzerie e meccanici compiacenti, veri e propri maghi dello stravolgimento della carrozzeria cambiando i connotati ad una normale vettura, trasformandola in un elegante carro funebre.
Un’auto normale, pronta ad essere tagliata a pezzi, segata al centro, allungata con lastre di ferro in aggiunta alla già preesistente carrozzeria, saldata con potenti saldatrici industriali, e poi levigare e tinteggiare. Per ultimo, la tappezzeria, con sediolini e moquette di pregevole fattura, fino all’installazione di faretti e vetri a doppio strato. Alla fine la lucidatura. Insomma, un vero e proprio carro funebre.
A scoprire come nasceva un carro funebre “nostrano” in barba a qualsiasi regola, furono gli agenti della Polizia Locale di Nola, guidati sul posto dal comandante Luigi Maiello, i quali arrivarono nell’officina seguendo una pista investigativa legata allo smaltimento illecito dei rifiuti industriali.
In pratica, nelle strade di periferia di Nola e dintorni, si trovavano scarti industriali legati a materiale di plastica, barattoli di vernice, solventi chimici e pellami vari. E, tra un paraurti e l’altro, gli uomini del comandante Maiello, giunsero in un capannone totalmente abusivo nella campagne di Saviano, vicino Nola. All’interno, vi era una vera e propria catena di montaggio, degna di una grossa azienda produttrice di automobili. Davanti ai loro occhi, vi erano: tre carri funebri appena sezionati di marca Mercedes, ed uno Chrysler appena verniciato e con tanto di targa.
Poi, pezzi di ricambio sparpagliati qua e la, bare per il contenimento delle salme, ed i ferri del mestiere: fiamme ossidriche, compressori per la verniciatura, un kit di chiavi per smontare oppure stringere qualsiasi bullone, e per giunta una macchina per cucire pronta per i sedili o la tappezzeria. Per non parlare dei tanti rifiuti tra cui anche barattoli di vernice, paraurti di plastica, e stracci intrisi di diluente chimico. Secondo quanto ipotizzato all’epoca dei fatti, risalenti a quasi un anno fa, dove gli inquirenti si infilarono nel lucroso mondo della trasformazione dei carri funebri, si accorsero che la materia era molto complicata ed intricata di norme molto particolari.
A partire dal fatto che, non tutte le case costruttrici di automobili, autorizzano alla trasformazione di un proprio prodotto ad essere un carro funebre. Ma ne sono poche. Tra queste Mercedes e Chrysler, nonché Jaguar. Ma chi sono i carrozzieri in Italia ad avere l’esclusiva trasformazione di un prodotto normale a carro funebre? Pochi. All’incirca 3 carrozzieri autorizzati. La trasformazione avviene con l’acquisto del prodotto direttamente in fabbrica, ma senza immatricolarlo. Le trasformazioni, seguono una precisa direttiva indicata dal costruttore, e che il carrozziere è tenuto ad osservarla per la sicurezza del mezzo stesso. Poi, viene portato presso la motorizzazione per l’immatricolazione. Ma con in mano la scheda tecnica sia del costruttore che del carrozziere. Quindi, una procedura molto complessa ma che alla fine garantisce che il carro sia sicuro.
Ma, come ipotizzato dagli inquirenti, ci potrebbe essere un modo molto particolare per aggirare l’ostacolo da parte di chi li trasforma in modo illegale. Si ipotizza che alla base, i carri funebri ritenuti illegali, ma con i documenti da vettura normale, potrebbero raggiungere i paesi confinanti con l’Italia, immatricolarlo in quel paese, e poi riportarlo in Italia attuando la stessa procedura qui. Il tutto servirebbe per avere una identità diversa certificata da un paese straniero, appartenente sempre alla comunità europea, per poi “ripulirlo” qui in Italia con una nuova identità. Un sistema questo, ipotizzato dagli investigatori che è tutt’ora al vaglio, ma che potrebbe essere una realtà per raggirare l’ostacolo Motorizzazione civile Italiana.
Un business di svariati milioni di euro, poiché un costo reale di un carro funebre può raggiungere anche piu di centomila euro. Mentre, quello “pezzottato”, lo si può avere anche alla metà. Per coprire tale attività, non avevano nemmeno il contatore dell’energia elettrica. I carrozzieri di Saviano, lavoravano persino con il generatore. Proprio in totale anonimato.
A scoprire come nasceva un carro funebre “nostrano” sono stati gli agenti della Polizia di Nola seguendo una pista legata allo smaltimento illecito di rifiuti industriali
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