Auto elettrica: il 57% degli automobilisti nel mondo prevede di acquistarla entro i prossimi 10 anni
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L’industria tradizionale e nuovi soggetti puntano sulle macchine alla spina. E allora parliamo di costi al chilometro, “tesoro” casalingo delle spine, misure di legge a basso costo
Un’auto elettrica sotto carica
Tre indizi che fanno una certezza? Il primo: il costo delle batterie negli ultimi sette anni è diminuito del 70% per merito dell’automazione della produzione. Il secondo: al salone di Parigi sono stati presentati modelli di produzione di grandi marchi che promettono un’autonomia fino a 500 km e più (un raggio d’azione che dovrebbe contrastare a sufficienza l’ansia dal rimanere a piedi). Il terzo: soggetti che storicamente non hanno fatto la loro fortuna con la costruzione di automobili sono entrati nel settore. Appunto tre elementi (ma se ne potrebbero citare altri) che portano a pensare che le vendite delle auto elettriche possano aumentare in maniera sostanziosa nei prossimi anni. Dal lato dell’automobilista però pesano i costi di acquisto della vettura (in Italia il listino dell’elettrica più venduta parte da 23.910 euro) e la possibilità di ricaricarla, lasciando invece volutamente da parte ogni considerazione su ambiente e salute. Secondo l’agenzia Bloomberg le vendite mondiali di veicoli elettrici nel 2040 saranno di 41 milioni di pezzi e rappresenteranno il 35% del mercato: e nel 2022 i veicoli elettrici avranno lo stesso prezzo di acquisto degli omologhi con motore endotermico. Per l’analista della Price Waterhouse Coopers Christoph Sturmer, intervenuto di recente al simposio “Take a Breath” organizzato dal Loccioni Group, il 25% delle nuove immatricolazioni saranno elettriche, sia in Europa che in Cina nel 2030.
MERCATO — Previsioni a parte però il mercato già cresce: considerando il quadrimestre da maggio ad agosto 2016 il numero di auto elettriche immatricolate nell’Unione europea, rispetto al periodo corrispondente del 2015, è aumentato del 5,1% (14.579 pezzi), mentre da gennaio ad agosto di quest’anno, rispetto agli otto mesi dell’anno precedente, l’incremento è sato del 18,6% (31.099). Un dato in controtendenza è quello della Norvegia (pil pro capite di oltre 68.430 dollari, 35.708 in Italia secondo il Fmi) dove le vendite sono crollate del 17,6%. Va anche aggiunto che nell’Unione europea, secondo i dati dell’associazione dei costruttori Acea aggiornati al 2014, il 40,97% delle auto circolanti (252.694.000 in totale) è diesel, il 54,1% è a benzina e solo il 4,94% è a carburanti alternativi: ovvero elettriche ma anche altri tipi di alimentazione riuniti in una sola voce. In Italia da gennaio a settembre sono state immatricolate 936 vetture alla spina, 1.169 nello stesso periodo del 2015: il circolante elettrico nel nostro Paese è di circa 8mila vetture.
SOLDI — “Con la ricarica fatta a casa il costo per chilometro di una elettrica, e parliamo di uso vero, è di 3-4 centesimi al chilometro. Il costo a chilometro di una macchina equivalente con motore a benzina è molto più vicino ai 10 centesimi al chilometro”. Pietro Menga, presidente del Cei-Cives, commissione italiana veicoli elettrici stradali, a batteria, ibridi e a celle combustibili, mette in evidenza i costi di esercizio di una vettura elettrica ma ammette che le variabili sono molte. “Il risparmio è sensibile per chi fa un uso intenso dell’auto elettrica. Consideriamo pure che la manutenzione è nulla o minima se consideriamo quella necessaria per le batterie”. Anche l’energia elettrica per ricaricare però va prodotta: “Già oggi il 30-35% dell’energia arriva da fonti rinnovabili”. Quindi, secondo il calcolo del presidente del Cives l’impronta ambientale è di “50 grammi per chilometro di anidride carbonica contro una media di 120 per un veicolo con motore endotermico”. Altro vantaggio economico per le elettriche è l’esenzione per cinque anni dal pagamento del bollo, esenzione estesa vita in Piemonte e in Lombardia.
SPINE DOMESTICHE — Ma dove ricaricare la macchina? In Italia i punti di ricarica pubblici (spesso due per colonnina) sono 2.750. In Olanda 21.000, in Norvegia 7.700 (entrambi i Paesi hanno in programma di eliminare i motori diesel entro il 2025) , in Francia 13.000, in Gran Bretagna 11.000, in Spagna 1.700, in Germania 5.600. Ma il vero “tesoro” non sfruttato di punti di ricarica è privato. L’Unione europea stima che solo nel nostro Paese ci sia un numero complessivo di circa un 900.000 di punti di ricarica tra rimesse, autorimesse, stalle e scuderie. Questo però non significa che siano disponibili. Gli ostacoli sono diversi; innanzi tutto la potenza della rete domestica e condominiale. E allora come fare a installare un punto di ricarica in un’area condominiale adibita al parcheggio se un condomino ne fa richiesta? La norma vigente in materia di sostegno alla mobilità elettrica (Legge 7 agosto 2012, n. 134), impone alle assemblee di condominio di dare il consenso ad attuare le opere necessarie per installare un punto di ricarica; i costi sono a carico del richiedente. La spesa media per questi lavori si aggira sui 1.000-1.500 euro. La Regione Lombardia ha stanziato circa un milione di euro per contribuire all’adeguamento degli impianti. L’Unione europea sta lavorando ad un progetto di direttiva che prevede entro il 2023 che il 10% dei posti auto degli edifici di nuova costruzione sia equipaggiato con una presa di ricarica. Va aggiunto che con un normale allacciamento, 3,3 kW, con una notte in carica generalmente ci si garantisce una carica per 150 km.
LEGGE A BASSO COSTO — “In Italia abbiamo tre auto per punto di ricarica – prosegue Menga -, in Norvegia 12, in Svezia 9, in Germania 10. Cosa significa questo? Che negli altri Paesi sono state prese misure per stimolare il mercato”. Il che non significa automaticamente o esclusivamente, gli ecoincentivi all’acquisto dell’auto. “In Germania – racconta il presidente Cives – nel 2014 sono state vendute 13mila vetture elettriche. All’inzio del 2015 è stata varata una legge che autorizzava i comuni a varare norme agevolative per la circolazione dei veicoli elettrici come la sosta gratuita, il carico e scarico prolungato, poter circolare sulle corsie preferenziali: la legge è in vigore per 17 anni. Nel 2015 in Germania le auto elettriche vendute sono state 24mila. È stato uno stimolo non economico a fronte di una piccola perdita di introito per i comuni”.
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