Non di rado è capitato di parlare di macchine vintage o d’epoca con amici ed esperti e trovarsi in mezzo a una ridda confusa di ipotesi sulla corretta denominazione del modello o persino della casa automobilistica. Ma mai come nel caso di una Talbot è capitato di sentirsi rispondere: “Ma non era una Simca?”, “Una Matra?”, “Una Chrysler o…?” ed effettivamente poi dover ammettere che trattavasi della stessa auto.
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Alla fine, parafrasando una commedia erotica degli anni ’70, fu anche “quel gran pezzo di Talbot” Sunbeam Lotus, ma questa costellazione di appellativi non fu solo roba di corse, dove in genere abbondano le collaborazioni e le elaborazioni dei modelli di serie, ma una caratteristica legata alla tormentata storia del marchio Talbot. Ma facciamo qualche passo indietro.
Nata da una collaborazione anglo-francese (Lord Charles Chetwynd-Talbot e Adolphe Clément), in origine la Talbot operò con l’obiettivo di importare le vetture francesi della Clément-Bayard, azienda di inizio Novecento già produttrice di biciclette e motociclette e da poco convertitasi alla pionieristica produzione di autovetture, sebbene la commercializzazione dei propri modelli non sarebbe cominciata prima del 1905, col nome originale di Clément-Talbot.
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Forse alla stessa maniera dell’italiano Zagato, l’esperienza acquisita con la collaborazione in campo aeronautico con la Société Astra des Constructions Aéronautiques nella progettazione e costruzione di dirigibili, soprattutto con il particolare compito di occuparsi di carlinga e motori, non dovette essere estranea al successo che riscontrarono i primi modelli del nascente marchio.
Dopo la fine della Prima Guerra mondiale, usciti finanziariamente provati dal conflitto, gli anglo-francesi vendettero alla Darracq (uno dei primi marchi della storia a produrre autocarrozze e automobili) che, fondendola all’altra azienda automobilistica inglese, la Sunbeam, fondarono nel 1920 il Gruppo Sunbeam-Talbot-Darracq. Celebre la Talbot Darracq 700 per le gare di Formula Grand Prix (antesignana della Formula A e poi F1), mitica vettura da competizione con carrozzeria in alluminio e radiatore anteriore estremamente inclinato all’indietro poiché, secondo gli ingegneri italiani Bertarione e Becchia( quest’ultimo naturalizzato francese e futuro padre del motore Citroen 2Cv), questa soluzione avrebbe permesso di mantenere bassa la linea aerodinamica della vettura.
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Sono anche quelli gli anni, però, nei quali comincerà anche la tormentata partita a scacchi del marchio Talbot con la fortuna. Negli anni ’30, infatti, la britannica Rootes acquisterà il ramo inglese del gruppo STD, mentre il ramo francese vedrà l’industriale italiano Antonio Lago succedere alla dinastia Clément, mettendo le basi per modelli di successo come la T120 del 1936 e l’avveniristica T150 SS Coupé del 1937, entrambi marchiati Talbot-Lago.
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Dopo la Seconda Guerra mondiale, se la Rootes cassò il marchio Talbot, mentre nel 1958 la Talbot-Lago fu acquisita dall’altra francese Simca, l’americana Chrysler infine acquisì entrambe la Rootes e la Simca fondando la divisione europea della stessa azienda d’oltreoceano. Si dovette però attendere il 1978 per tornare a sentir parlare di Talbot, allorché la Peugeot decise di raccogliere sul mercato tutti questi marchi – Chrysler Europa, Matra, Sunbeam, Simca e Talbot – per giungere a una precisa razionalizzazione delle loro residuali attività.
Il marchio così riportato in vita diede subito vita alla Talbot Sunbeam, da cui la Lotus avrebbe tratto la versione sportiva da rally con la quale questo articolo ha preso le mosse. Essa, come poche altre vetture da competizione nella storia del Motor Rally, proprio per le sue prestazioni (un titolo marche nel 1981) avrebbe appassionato una gran fetta del pubblico di questo tipo di corse, e ancora oggi un modello originale usato di questa versione da corsa viene quotata attorno ad almeno 40.000 euro.
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Tuttavia, se in virtù di questa ritrovata popolarità, nel 1979 anche tutta la produzione Simca sarebbe stata rimarchiata Talbot, lo storico marchio sopravvisse solo fino al 1986 per le autovetture, con la cessata produzione dell’utilitaria Talbot Samba, e fino al 1996 con la produzione del furgoncino Talbot Express. . . .
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27/12/23, autospecial