In Cina, la svolta verso la mobilità elettrica è iniziata da più di 20 anni. L’Ue non ha colto la sfida e ci vorranno anni per recuperare il ritardo accumulato in settori strategici quali quello della produzione di batterie. Non fanno ben sperare la frammentazione dei mercati europei e degli interventi di politica industriale
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La metà delle auto elettriche in circolazione nel mondo si trovano in Cina.
Nel 2022, quasi il 60% delle nuove immatricolazioni si è verificata in quel paese.
Auto elettriche, la volata della Cina
La crescita è stata sostenuta da incentivi destinati ai primi consumatori e poi ribaditi con l’estensione dal 2020 alla fine del 2022.
Quegli incentivi sono stati accompagnati da una rapida estensione della rete di ricariche disponibili nei principali centri urbani e da rigorose limitazioni poste all’uso dei motori a combustione interna.[1].
In occasione delle Olimpiadi di Pechino del 2008 e poi dell’Expo di Shanghai nel 2010, nelle metropoli fu realizzata una decisa ricollocazione e ambientalizzazione delle fabbriche presenti nelle aree urbane, con l’intendimento di ridurre i livelli di inquinamento gravati dalla presenza dell’industria pesante in prossimità dei centri storici.
Fu avviato un colossale programma di riduzione dell’inquinamento: vennero accelerate le costruzioni delle infrastrutture di trasporto pubblico, in particolare metropolitane, treni ad alta velocità, aeroporti e autostrade. Ma contemporaneamente si assisteva alla sostituzione dei miliardi di biciclette tipiche del paesaggio urbano e agricolo cinese, con motorini leggeri elettrici.
All’epoca in Europa praticamente non circolavano. La svolta è avvenuta oltre vent’anni fa. Nel 1999 il governo definì certi motorini elettrici “biciclette”, che potevano circolare senza patente purché pesanti meno di 40kg e purché non superassero i 20 km l’ora. Seguì poi la decisione, accentuata dalle sfide poste dai giochi olimpici e dall’expo, da parte di molte città di limitare in modo severo la circolazione delle motociclette a benzina nei centri storici[2].
Nel 2004 erano già venduti 20 milioni di veicoli a due ruote elettrici. La politica industriale della Cina da un lato si è basata sulla liberalizzazione dei veicoli a due ruote elettrici e dall’altro sulla stretta sulle emissioni dei motori endotermici.
Gli incentivi hanno svolto un ruolo marginale e, come sempre, hanno creato instabilità nel mercato. Un’instabilità derivante dalla natura effimera degli interventi di sussidio e dalla loro temporaneità. . . . .
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Auto elettriche, la rincorsa alla Cina è già in ritardo
28/9/23, NETWORKDIGITAL360 / Agenda Digitale