Sindacati ottimisti sulla possibilità entro la fine dell’anno di raggiungere i livelli produttivi pre-Covid, quelli del 2019
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Stellantis guarda con ottimismo al futuro della sua produzione italiana. A dire il vero, è il presente che porta il gruppo nato dalla fusione tra FCA e PSA ad essere così positivo: il report sulla produzione del primo trimestre del 2023 negli stabilimenti del nostro Paese parla infatti di oltre 189.000 esemplari costruiti e un +4,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, un incremento produttivo trainato dagli impianti di Pomigliano e Mirafiori e in parte frenato dal rallentamento dei veicoli commerciali a causa dei fermi produttivi legati alla carenza dei semiconduttori.
Ottimismo, ma anche preoccupazione
“Con questi volumi e con i segnali che arrivano sul fronte delle forniture che sembrano in miglioramento e una produzione a pieno regime dei nuovi modelli di auto entro la fine dell’anno potrebbe raggiungere i livelli produttivi pre-Covid, quelli del 2019″, ha commentato Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fim Cisl. Un sentimento di soddisfazione misto a preoccupazione, a causa delle crisi aziendali che si susseguono a ripetizione e che portano lo stesso Uliano a scagliarsi contro il governo, che a più di cinque mesi dal suo insediamento non ha ancora provveduto ad utilizzare le risorse stanziate nel Fondo specifico per favorire la reindustrializzazione e la trasformazione del settore.
Elettrico futuro inevitabile
“Non possiamo più perdere tempo. Senza linee di intervento chiare sui finanziamenti per l’industria, rischiamo di restare ostaggi dello scontro ideologico sui biocarburanti e di essere tagliati fuori dalla vera partita industriale del futuro: la digitalizzazione, la connettività e la guida autonoma – ha aggiunto il segretario nazionale della Fim Cisl, parlando dell’elettrico come unica strada percorribile in futuro – Le grandi case automobilistiche stanno andando dritte verso l’elettrico. E al netto delle legittime preoccupazioni rispetto all’accessibilità dei nuovi motori per tutti i cittadini, la svolta elettrica sembra irreversibile. Quindi è inutile sperare che si vada in un’altra direzione“.
Le richieste dei sindacati
“La priorità ora è non sottrarre risorse per la reindustrializzazione indispensabili per evitare l’impatto negativo di oltre 75.000 lavoratori nel comparto auto a seguito del cambio delle motorizzazioni. Il governo deve essere consapevole che, senza un piano per la transizione industriale attivabile immediatamente, il rischio licenziamento e desertificazione industriale diventa certezza – ha concluso Uliano sempre sullo stesso tema – Le risorse devono essere utilizzate per favorire la reindustrializzazione e compensare con nuove attività le perdite occupazionali causate dal cambio delle motorizzazioni. Bisogna accorciare la catena di fornitura, portando nel nostro Paese le produzioni di tutta la componentistica che rappresenterà l’auto del futuro: dai semiconduttori, alle batterie, fino ai componenti necessari per la motorizzazione elettrica, per la guida autonoma, per la digitalizzazione e la connettività”.
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09/04/2023
fonte: FormulaPassion.it