“ERGASTOLO DELLA PATENTE” E “PURGATORIO” DELLA PATENTE

Le novità previste dal nuovo Codice della Strada 2019 sono numerose. Per quanto riguarda in particolare la revoca patente, la più eclatante consiste nella introduzione di quello che con espressione alquanto immaginifica è stato definito come “ergastolo della patente”.

La revoca se c’è omicidio stradale

Si tratta di una norma introdotta nell’ordinamento con la legge sul cosiddetto “omicidio stradale”.

La legge consente finalmente di punire per omicidio chi abbia causato la morte di una o più persone ponendosi dietro al volante sotto l’effetto di alcool o di altre sostanza psico-attive.

Se la fattispecie è colposa, la reclusione che può essere inflitta può andare dai due ai dieci anni. Se il fatto è stato commesso con dolo, invece, la detenzione può andare da un minimo di otto a un massimo di diciotto anni. È inoltre previsto il ritiro definitivo del permesso di circolare: si tratta appunto del cosiddetto “ergastolo della patente”.

Più nel dettaglio, quel che accade è che la patente viene confiscata per sempre a chi si renda responsabile di un omicidio stradale colposo che abbia provocato più vittime oppure a chi abbia lasciato sul posto una o più vittime (decedute o colpite da lesioni fisiche) dopo essersi posto alla guida con un tasso di alcool nel sangue pari o superiore a 1,5 g per litro o sotto l’influsso di droghe.

Quando non c’è omicidio stradale

Nelle ipotesi meno gravi di automobilisti che si siano messi dietro al volante sotto l’effetto di sostanze ma senza provocare disastri, la pubblicistica parla, anche qui con espressione colorita, di “purgatorio” della patente. La logica è che il guidatore sorpreso nelle condizioni di cui sopra non può riottenere il permesso di guidare prima di un certo tempo.

Naturalmente va pure ricordato che la revoca patente è comunque definitiva anche quando il titolare perda per sempre i requisiti fisici e mentali necessari per una guida sicura.

Ora, gli anni che devono trascorrere prima di riavere la patente sono tre se la violazione riguarda gli articoli 186, 186 bis e 187 del codice, e cioè le ipotesi di guida sotto l’effetto dell’alcool. Devono invece passare due anni nelle altre ipotesi.

Il termine inizia a trascorrere a partire dall’accertamento del fatto. Circa il momento in cui si è di fronte all’accertamento del fatto, finora tradizionalmente si teneva conto del momento in cui la pronuncia del giudice non è più appellabile. Una sentenza del tribunale civile di Bologna, però, ha innovato nella materia, stabilendo che nel computo del termine si debba tener conto anche del cosiddetto “presofferto”, cioè del periodo di sospensione della patente che precede la revoca della patente.

Vinicio Paselli