Per creare auto a guida completamente autonoma vanno analizzati principalmente due settori: quello etico, per affrontare inevitabili dilemmi morali legati a cosa fare in caso di incidente inevitabile, e quello ingegneristico, per creare veicoli che si muovano minimizzando i rischi per tutti gli utenti della strada
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Le automobili a guida completamente autonoma potrebbero migliorare la sicurezza stradale, l’accessibilità ai trasporti e l’efficienza energetica. Tuttavia, ci sono ancora molte sfide da affrontare per la diffusione su larga scala dei veicoli in cui il controllo umano sia irrisorio o nullo. Una di queste è garantire che le loro prestazioni soddisfino le aspettative della società in termini di sicurezza e legalità. Oggi sono in commercio automobili a guida parzialmente autonoma, che facilitano l’esperienza di guida, ma per quanto riguarda la guida completamente autonoma non esistono ancora soluzioni definitive a questo problema.
La ricerca, sia aziendale che accademica, sta lavorando in due principali direzioni: quella etica e quella ingegneristica. Da un lato è fondamentale definire delle scelte etiche condivise in caso di incidente mortale inevitabile, dall’altro è importante creare algoritmi “etici” standardizzati, che provino quanto più possibile a prevenire ed evitare gli incidenti stradali. In questo articolo vediamo i risultati del più grande studio etico mai fatto e un algoritmo per la guida autonoma che tiene conto del rischio stradale e delle raccomandazioni dell’Unione Europea.
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L’etica della guida autonoma secondo le persone: cos’è The Moral Machine
Per cercare di capire quali scelte etiche codificare all’interno delle auto a guida autonoma, nel 2018 il MIT (Massachusetts Institute of Technology) ha realizzato “The Moral Machine experiment”, un enorme studio che ha ottenuto risposte da tutto il mondo, con addirittura 39,61 milioni di decisioni raccolte da 233 Paesi diversi. Il gruppo di ricerca ha progettato una piattaforma online che presenta agli utenti scenari di incidenti inevitabili con due possibili esiti, entrambi fatali, chiedendo loro di scegliere tra sterzare e proseguire dritto. Le scelte erano poste in modo da dover far scegliere gli utenti tra salvare chi guidava oppure chi stava attraversando, decidere se salvare più vite possibili oppure basare la propria scelta sull’età delle persone coinvolte a prescindere dal numero di persone presenti.
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Questi dilemmi richiamano il “Trolley Problem,” un noto quesito etico che esplora se sia moralmente accettabile sacrificare una vita per salvarne altre e ci permette di interrogarci su cosa fare in situazioni in cui qualsiasi decisione comporta conseguenze negative.
Ad esempio, se un veicolo autonomo si trova di fronte a un ostacolo improvviso e deve scegliere tra deviare, mettendo a rischio i pedoni che stanno attraversando, o proseguire, mettendo in pericolo i passeggeri, quale dovrebbe essere la scelta programmata?
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L’etica non è uguale per tutti: culture diverse hanno priorità diverse
La piattaforma The Moral Machine propone vari dilemmi etici dove bisogna scegliere chi salvare in caso di incidente: umani o animali, passeggeri o pedoni, giovani o anziani, chi rispetta il codice della strada o chi no, uomini o donne, poche vite o molte.
A livello mondiale, questo studio ha scoperto che ci sono tre preferenze principali: la maggior parte delle persone salva gli esseri umani invece degli animali, salva più vite possibili e dà priorità ai più giovani. Tuttavia, le preferenze variano molto in base alla cultura. I Paesi coinvolti dallo studio sono raggruppabili in tre macro-aree (occidentale, orientale e meridionale), ciascuna con priorità morali differenti. Ad esempio, l’area orientale, caratterizzata da Paesi che danno più importanza agli anziani, è meno incline a salvare i giovani. Le aree meridionali e occidentali, composte da Paesi più individualisti, dove conta l’unicità di ogni persona, danno una maggiore preferenza per salvare il maggior numero di vite. Solo poche scelte, come salvare chi rispetta le regole stradali, sono condivise in modo simile da tutti. Queste differenze culturali rendono difficile definire regole etiche univoche.
Dalla nostra esperienza alla guida, però, sappiamo che non tutti gli incidenti sono mortali e che, anzi, la maggior parte delle interazioni che abbiamo con gli altri veicoli non porta ad alcun incidente. Ed è qui che entra in campo il lato ingegneristico della questione: se la parte etica si concentra su come gestire l’incidente inevitabile, la parte ingegneristica si focalizza su come evitarlo.
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Algoritmi “etici” per la riduzione del rischio di incidenti automobilistici
Un esempio di algoritmo etico per la pianificazione della traiettoria dei veicoli autonomi è quello sviluppato dall’università di Monaco. Il sistema è in linea con le raccomandazioni etiche dell’Unione Europea e definisce un livello massimo di rischio accettabile, punta a minimizzare il rischio complessivo e a garantire un trattamento equo di tutti gli utenti della strada.
Dal punto di vista pratico, in ogni istante in cui il veicolo è in movimento l’algoritmo pianifica le traiettorie possibili generando diverse opzioni e assegnando a ciascun utente della strada un valore di rischio specifico. Questo valore di rischio, calcolato come prodotto tra la probabilità di collisione e il potenziale danno derivante, è essenziale per scegliere la traiettoria che garantisca la massima sicurezza possibile. Le traiettorie generate sono poi classificate in base al loro livello di rischio totale e vengono scartate se superano la soglia di rischio massimo accettabile. Per le traiettorie migliori, l’algoritmo valuta la sicurezza, il comfort e il tempo del tragitto per selezionare e eseguire la traiettoria ottimale. A questo punto, si riparte dal primo step e una nuova traiettoria viene pianificata per l’intervallo successivo. In questo modo, l’auto garantisce la traiettoria più sicura possibile.
A fronte di tutte le considerazioni fatte, va chiarito che i veicoli a guida completamente autonoma, cioè di livello 5, non sono in commercio ma esistono in alcune parti del globo sotto forma di robotaxi. Si tratta di alcuni veicoli utilizzati come sperimentazione in specifiche città degli Stati Uniti, come San Francisco e Phoenix.
Chiaramente, la strada per arrivare alla commercializzazione di veicoli completamente autonomi è ancora lunga, ma la ricerca continuerà ad interrogarsi per ottenere veicoli che non solo sono sicuri, ma sono anche in grado di fare scelte etiche.
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16/11/24
Geopop