Gli accumulatori agli ioni di litio potrebbero non essere più la tecnologia prevalente in futuro per le auto elettriche, cedendo il passo alle batterie al sale
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Il futuro chiama. E quand’è così esiste solo un’opzione: rispondere e, perché no, farsi in prima persona promotori d’innovazione. Se vi chiedessimo di disegnare la mobilità del domani, probabilmente raffigurereste una vettura allacciata a una colonnina. L’elettrico sembra poter monopolizzare la scena, ma rimangono ancora dei grossi ostacoli da affrontare. Una delle sfide principali riguarda gli accumulatori, da qui la suggestiva ipotesi: e se le batterie fossero al sale?
L’idea non è fantascientifica. Infatti, ci sta lavorando BYD, il colosso cinese che ha ormai superato Tesla nei veicoli a zero emissioni. L’interesse dimostrato vuol dire una cosa: la tecnologia è applicabile su larga scala. Di conseguenza, pure imprese del Vecchio Continente avrebbero convenienza a investirvi risorse nello sviluppo.
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I pregi del litio
“La tecnologia ioni-litio è quella attualmente in uso nelle automobili elettriche – spiega a Wire Omar Perego, project manager di RSE (società del Gestore dei Servizi Energetici) sullo sviluppo tecnologico dell’accumulo elettrochimico -. Perché? Il litio è un elemento piccolino che intercala un anodo in grafite e un catodo con cobalto, consentendo di spostare cariche elettriche e muovere il motore: in questo gioco di scambio ioni-catodo-anodo si crea l’energia necessaria per il movimento”.
Le unità agli ioni-litio risentono di un grosso limite: l’impiego di materiali critici e terre rare. Che sia il cobalto, il titanio, lo iodio, la grafite o il litio, la ‘morale della favola’ rimane la stessa: l’approvvigionamento è condizionato dalla Cina. La novità ventilata avrebbe degli effetti – positivi – sulle tasche degli stessi conducenti: auto elettriche economiche.
Oltre alla supremazia tecnologica, la Repubblica del Dragone fa la voce grossa in quanto all’estrazione. Per questo nel 2023 l’Unione Europea ha emesso il Critical Raw Material Act, un insieme di direttive inerenti al conclamato problema di reperimento dei materiali. La soluzione migliore, nello scenario attuale, è costituita dalle batterie a base di sodio. Basate sui medesimi principi del litio, hanno il vantaggio di non imporne il ricorso o ad altri materiali difficili da ottenere.
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Ideale per le city car
“Il sodio è abbondante, distribuito su tutta la crosta terrestre e il mare, ma anche gli altri elementi che compongono la batteria a ioni-sodio sono meno critici rispetto, ad esempio, al cobalto che serve come il litio nelle batterie attualmente più diffuse”, prosegue Perego.
“Oltre al sodio, servono il carbonio e il manganese: materiali facili da reperire. Bisogna ricordare che questo tipo di batterie ha una capacità inferiore di quelle a ioni-litio: ossia può accumulare meno energia. Ma alcune sperimentazioni con lo stagno, materiale anch’esso non raro, stanno aumentando anche questo parametro di efficienza. Questa tipologia di batteria è meno performante ma migliore nella scala della sostenibilità. A pari ingombro, queste batterie riescono a garantire una carica inferiore rispetto a quelle a ioni litio”.
“Questo vuol dire avere meno km di autonomia – afferma Perego –. Un’utilitaria, in grado di percorrere oltre 300 chilometri con batterie a ioni litio, potrebbe percorrerne fino a un massimo di 200 chilometri, se fosse equipaggiata con un uguale volume di batterie a ioni sodio: in prospettiva, queste batterie potranno essere impiegate per usi urbani, dove i km non sono un problema, a patto che il loro costo sia inferiore a quello delle batterie al litio. E questo dovrebbe essere garantito dal minore uso di materie prime critiche”.
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27/10/24
Virgilio Motori