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La Cina è il primo paese produttore di auto elettriche e la posizione dominante del colosso asiatico determina una serie di reazioni e conseguenze nelle relazioni commerciali in tutto il mondo. A tenere banco, soprattutto, è la questione dei dazi, introdotti dalla Commissione Europea il 5 luglio 2024, ma in continua evoluzione.
I principali mercati occidentali, rappresentati dagli Stati Uniti e dall’Europa, si stanno muovendo per proteggere le proprie industrie e arginare quella che viene ritenuta concorrenza sleale da parte di Pechino. Anche se non tutti sono d’accordo: c’è chi, come le case automobilistiche tedesche, ritiene che la Cina sia un partner ormai prezioso e imprescindibile.
Nel 2023, infatti, c’è stato un vero e proprio boom in Europa per le case cinesi, con l’ingresso di 7 nuovi marchi (in totale sono 30), oltre 320.00 unità vendute e una quota mercato del 2,6% rispetto all’1,7% del 2022. Dopo che il governo americano ha deciso di introdurre dazi al 100% sulle auto elettriche cinesi, a cui si è accodato il Canada, nell’estate 2024 anche l’Unione Europea ha deciso di battere questa strada.
Scopriamo ora cosa c’è dietro l’introduzione dei dazi sui veicoli a batteria di importazione cinese e quali sono gli effetti su un mercato assolutamente strategico per il futuro, dal momento che il mondo dei trasporti si sta dirigendo verso l’epocale transizione a una mobilità sostenibile.
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Dazi sulle auto elettriche cinesi: cosa sono?
Il governo cinese, che controlla in maniera diretta e stringente l’economia nazionale, sostiene con ingenti sussidi la locale industria delle auto elettriche. È quanto appurato da un’indagine condotta dalla Commissione Europea, lunga nove mesi. In tal modo, le varie case riescono a praticare prezzi molto bassi, anche inferiori al costo di produzione. Un aspetto che manda in sofferenza i produttori occidentali.
Per definizione, il dazio è un’imposta indiretta che va a colpire la circolazione di beni tra uno stato e l’altro. Si tratta di una tariffa doganale che può essere imposta da un paese per tutelare la propria politica economica, rendendo così sconveniente l’esportazione, l’importazione o il transito di un determinato prodotto.
Nel caso delle auto elettriche, lo scopo dei dazi sulle vetture BEV di provenienza cinese è quello di equilibrare il divario tra i loro prezzi e quelli dei veicoli europei (e americani, nel caso dei dazi imposti dagli Stati Uniti). In sintesi, se la Cina vuole vendere le sue auto al di fuori dei suoi confini, dovrà pagare un sovrappiù. E quindi aumentare il prezzo per gli acquirenti, che così diventerebbe meno concorrenziale.
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I dazi dell’Unione Europea sulle auto a batteria cinesi
In seguito alla decisione della Commissione Europea, il 5 luglio 2024 sono scattati i dazi sulle auto elettriche cinesi. Questa svolta è destinata a rivoluzionare i rapporti commerciali con la Cina, verso cui la UE aveva mantenuto finora una posizione pressoché liberista.
L’importo dei dazi per disincentivare l’importazione di auto cinesi è compreso tra il 17,4% e il 37,6% e varia a seconda dell’azienda a cui è applicato. Inoltre, va ad aggiungersi ai dazi già esistenti al 10%. Quindi il dazio massimo arriva al 47,6% del valore dell’auto.
I dazi europei sono così differenziati:
- 17% per auto BYD;
- 19,3% per auto Geely;
- 36,3% per auto SAIC;
- 21,3% per auto di aziende che hanno collaborato all’inchiesta della Commissione Europea;
- 36,3% per auto di aziende che non hanno collaborato all’inchiesta della Commissione Europea.
È bene precisare che questa prima introduzione di dazi ha una durata temporanea di 4 mesi. Nel frattempo dovranno essere confermati dal Consiglio dell’Unione Europea con votazione formale a maggioranza semplice. In caso di approvazione, resteranno in vigore per 5 anni.
Inoltre, i dazi provvisori sono assicurati da una garanzia, nella forma decisa dalle dogane di ciascuno Stato membro. In determinate circostanze, la loro riscossione sarà possibile solo quando saranno stati trasformati in definitivi. Un processo piuttosto macchinoso, in quanto l’Unione Europea agisce cercando di bilanciare le diverse posizioni dei suoi membri.
Infatti, se la Germania ha manifestato perplessità per possibili attriti con la Cina, Francia e Spagna sono invece molto favorevoli ai dazi. Anche l’Italia appoggia la decisione. Ovviamente le associazioni di categoria cinesi come la potente CAAM (China Association of Automobile Manufacturers) e la Camera di Commercio cinese presso l’Unione Europea hanno espresso la loro opposizione al nuovo orientamento protezionistico, mentre il governo ha presentato ricorso alla WTO (World Trade Organization).
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Quali dazi hanno imposto gli Stati Uniti alla Cina?
Nel solco di una “guerra commerciale” che dura già dai tempi dell’amministrazione Donald Trump, gli Stati Uniti del presidente Joe Biden hanno proseguito nell’imposizione di dazi ai prodotti cinesi. Per quanto riguarda le auto elettriche arrivano al 100% del valore del prodotto, con il possibile effetto di escluderle dal mercato statunitense (a vantaggio, ad esempio, di Tesla di Elon Musk).
Non solo auto: gli Usa hanno imposto tariffe doganali anche per altri prodotti legati al comparto della mobilità sostenibile. Sulle batterie dei veicoli BEV di fabbricazione cinese ci sono dazi al 25%, mentre sui pannelli solari al 50%. Il 1° gennaio 2025 scattano quelli sui chip (50%) e dal 2026 anche per PC e smartphone.
Con queste misure il governo americano intende proteggere l’industria nazionale dalla concorrenza cinese, considerata sleale in quanto beneficerebbe in ampia misura del sostegno da parte della Repubblica Popolare Cinese, con effetto negativo sulle aziende Usa.
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Dazi auto elettriche cinesi: il Canada segue gli Stati Uniti
Seguendo la linea degli Stati Uniti, alla cui economia è strettamente collegata, anche il Canada ha imposto dazi al 100% sulle vetture a batteria cinesi, con il medesimo fine di proteggere l’industria interna dalla concorrenza del paese asiatico e contrastare la sua influenza nel mercato globale. Il provvedimento entra in vigore il 1° ottobre 2024 e va sommarsi al già esistente dazio del 6,1%. Interessa anche alcune auto ibride, autobus e furgoni.
Analogamente a quanto disposto dal governo di Washington, i dazi non riguardano soltanto i veicoli ma si estendono a un ventaglio di prodotti correlati con la filiera automotive come batterie, pannelli solari e anche alluminio e acciaio (25%).
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Gli effetti dei dazi e i possibili scenari
In realtà, l’introduzione dei dazi europei ha sortito un effetto immediato: il sostanziale aumento delle immatricolazioni di auto elettriche cinesi nel nostro Continente, che va a sommarsi agli incentivi che vari paesi, tra cui l’Italia, mettono a disposizione per chi vuole acquistare un veicolo a zero emissioni.
Questo è avvenuto soprattutto nel mese di giugno 2024, proprio per giocare d’anticipo rispetto allo scatto dei dazi avvenuto poi il 5 luglio. Secondo le ricerche di Dataforce, il mercato ha registrato una corsa alle immatricolazioni del +37% e ha retto bene alla frenata di luglio. Per cui la posizione delle auto cinesi sul mercato dell’Europa rimane comunque dominante e sembra che i clienti abbiano fugato i dubbi sull’affidabilità dei marchi del Dragone.
Tra l’altro, se all’orizzonte non ci saranno accordi tra Europa e Cina per una riduzione dei dazi, allora si avvicinerebbe sempre di più l’avvio della produzione in Europa di alcuni modelli elettrici cinesi. Inoltre, le stesse importazioni dalla Cina di imprese occidentali come Tesla, BMW e Volvo sono soggette ai nuovi dazi. E quindi potrebbero intensificare la loro produzione nelle industrie europee.
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23/9/24
moveo by Telepass