Quale futuro per l’auto elettrica dopo le elezioni europee? Mentre cresce l’attesa nei confronti delle future scelte politiche, 10 soluzioni per una mobilità competitiva e decarbonizzata
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Tra il 6 e il 9 giugno scorso, i cittadini dell’Unione europea sono stati chiamati alle urne per scegliere i componenti dell’attuale Europarlamento. Fra i temi dello scontro politico l’auto elettrica non è certo fra le priorità per l’Unione europea, priorità che restano, comprensibilmente, l’invasione della Russia in Ucraina, la crisi mediorientale e, sullo sfondo, la crisi climatica e ambientale che impone azioni rapide e decise. Insomma, una serie di sfortunati eventi che hanno forzosamente lasciato (già, perché anche prima non che ci fosse un forte impegno politico…) in secondo piano la transizione ecologica dell’auto. Transizione che invece vede l’industria automobilistica europea mobilitata da tempo nello sviluppo dell’auto elettrica, un’industria che occupa 13 milioni di persone in Europa, che rappresenta l’8 per cento del Pil.
Ma la domanda ora è: in che modo incideranno i risultati delle scorse elezioni europee sull’impegno dell’Unione nei confronti di una mobilità sostenibile e più efficiente? Un’industria dell’auto caratterizzata da stravolgimenti epocali in termini di decarbonizzazione e digitalizzazione, che deve vedersela da un lato con la rapida ascesa della Cina nel segmento dell’auto elettrica, dall’altro con gli Stati Uniti che investono in gigafactory di batterie attive già entro il 2030. Tutto questo, mentre l’Europa si limita a “regolamentare”, come sottolineato da Luca de Meo, Ceo di Renault group, nella sua Lettera all’Europa, inviata il marzo scorso ai principali decision maker e stakeholder in tutta Europa.
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10 progetti per consentire all’Europa di recuperare il ritardo sull’auto elettrica
Un documento di 20 pagine, denso di utili idee con annessi possibili vantaggi per l’Europa. 10 spunti che restano in gran parte inattuati e che, se ascoltati, potrebbero permettere all’industria europea di affrontare tutte le sfide tecnologiche e geopolitiche del momento. “Idee ambiziose ma concrete”, come le ha definite lo stesso de Meo. Vediamole.
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1. Promuovere auto piccole europee a prezzi accessibili
Incoraggiare i progetti di cooperazione tra i costruttori per sviluppare e commercializzare auto e furgoni di piccole dimensioni a prezzi accessibili prodotti in Europa. Allo stesso tempo, incoraggiare i consumatori ad acquistare questi veicoli attraverso incentivi e vantaggi come posti auto riservati, parcheggi più economici e punti di ricarica riservati. Fra i vantaggi dell’adozione di auto più piccole, la riduzione dell’impronta di carbonio dei veicoli urbani, il risparmio di spazio, il miglioramento della qualità dell’aria nelle città. Oltre al vantaggio economico: le auto compatte costano dal 20 al 30 per cento in meno rispetto alle auto medie; potrebbero generare una maggiore crescita per l’Europa e creare oltre 10mila posti di lavoro nell’industria.
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2. Rivoluzionare le consegne dell’ultimo miglio
Definire un quadro di riferimento per la creazione di nuove aziende europee specializzate in soluzioni elettrificate per le consegne urbane. Le case automobilistiche e gli operatori logistici lavorerebbero insieme per identificare le migliori possibilità. Una soluzione chiave per ridurre l’impatto di carbonio derivante dal boom dell’e-commerce: le emissioni di CO2 dei piccoli veicoli commerciali sono stimate a 74 milioni di tonnellate in Europa. È previsto che il mercato europeo dei furgoni elettrici da qui al 2030 cresca del 40 per cento all’anno.
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3. Accelerare il rinnovo del parco veicoli
Creare un sistema europeo per monitorare l’evoluzione del parco veicoli e delle sue emissioni. Una sorta di Piano Marshall europeo per accelerare il rinnovo del parco auto e ridurre in tal modo drasticamente le emissioni di CO2. Un fondo europeo che distribuirebbe le risorse in base alle capacità di ciascun Paese, come per il piano di ripresa post-covid. A livello nazionale, verrebbero introdotti incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici, nuovi o usati. Per essere efficace, tale programma dovrebbe basarsi su un orizzonte temporale di dieci anni e permetterebbe di eliminare 1 milione di tonnellate di CO2 entro il 2030.
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4. Sviluppare l’infrastruttura di ricarica per veicoli elettrici e la tecnologia vehicle-to-grid
E’ ruolo della Commissione europea sviluppare un piano strategico per la rete europea di ricarica dei veicoli elettrici. Un piano generale per facilitare una più rapida creazione di punti di ricarica, implementare un quadro che assegni energia verde e a basso costo alla rete di ricarica, estendere la durata delle concessioni delle infrastrutture di ricarica per attrarre più operatori e fornire maggiore stabilità al sistema complessivo, incoraggiare lo sviluppo della tecnologia Vehicle-to-grid definendo standard comuni per i progetti futuri. L’Europa deve installare 6,8 milioni di punti di ricarica per raggiungere l’obiettivo del 2030 di ridurre del 55 per cento le emissioni di CO2 delle auto private. Siamo ancora lontani dal raggiungere questo obiettivo: oggi sei Paesi europei non hanno punti di ricarica ogni 100 chilometri e 17 ne hanno meno di 5. . . . .
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28/8/24, LIFEGATE