La capitale della Cina ha ridotto il suo famigerato inquinamento acustico. Merito della rivoluzione delle auto elettriche, ma anche spia del mancato raggiungimento del completo rilancio post Covid
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Pechino – Il cielo è limpido, sopra il traffico del tardo pomeriggio di un venerdì di piena estate. Sembra tutto come nel 2019, l’ultima estate prima del Covid-19. Quasi. C’è qualcosa che stona, o meglio qualcosa che “non suona”. Ci si mette un attimo a capire che cosa, poi ecco la soluzione: il silenzio. In questo tardo pomeriggio di un venerdì di piena estate, a Pechino c’è silenzio. Non un valore assoluto, sarebbe impossibile in una megalopoli da oltre 20 milioni di abitanti. Ma non c’è paragone con l’ultima volta che si è passati sotto il tramonto di un venerdì estivo. La sensazione resta anche per i giorni successivi, forse non facile da notare per chi arriva nella comunque sempre caotica metropoli cinese per la prima volta: a Pechino c’è meno rumore, molto meno rumore.
Viene da chiedersi come mai. Auto e moto passano, si accodano, ripartono. Mentre si cammina su Dongsi Bei Da Jie in direzione dello Yonghe Gong (il tempio dei Lama), improvvisamente una spiegazione, subito dopo che una motocicletta passa accanto senza fare rumore. In Cina la transizione elettrica è una cosa reale. Da lì in poi ci si fa caso e si nota che la stragrande maggioranza dei veicoli, su quattro o due ruote, non ha il classico motore a benzina o a gasolio.
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Il boom dei veicoli elettrici in Cina
Non sorprende, dunque, leggere che in Cina a luglio le vendite di veicoli a nuova energia (Nev) hanno superato le vendite di veicoli tradizionali. Solo tre anni fa, i Nev rappresentavano solo il 7% delle vendite totali di veicoli in Cina, rispetto al 50,7% registrato a luglio. In confronto, le vendite di veicoli elettrici e ibridi rappresenteranno il 18% delle vendite totali di veicoli negli Stati Uniti nel primo trimestre del 2024.
Il dato, impressionante, traina le vendite globali di veicoli completamente elettrici e ibridi plug-in, aumentate del 21% a luglio nonostante il calo della domanda in Europa. La ragione è appunto la nuova accelerazione della crescita cinese, al massimo livello per quanto riguarda il 2024. I veicoli elettrici – siano essi completamente elettrici (Bev) o ibridi plug-in (Phev) – venduti in tutto il mondo sono stati 1,35 milioni a luglio, di cui 880 mila solo in Cina, dove hanno registrato un aumento del 31% rispetto all’anno precedente.
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Enormi sovvenzioni
Ben oltre la metà delle vendite di tutto il mondo si sono verificate dunque proprio nella Repubblica popolare. Un’enormità. I Phev venduti in Cina nei primi sette mesi del 2024 sono aumentati del 70% rispetto allo scorso anno. Byd, il più grande produttore di veicoli elettrici della Cina e del mondo, ha registrato nello stesso periodo aumenti del 13% e del 44% nelle vendite globali di Bev e Phev, rispettivamente. Il tutto mentre in Europa le vendite mensili sono diminuite del 7,8% a luglio, per arrivare a dati annuali in linea con il 2023. Non solo. Nei primi sette mesi del 2024 le vendite sono calate del 12% in Germania, il più grande mercato di veicoli elettrici dell’Unione europea.
L’accelerazione sui veicoli elettrici in Cina è basata anche dalle massicce sovvenzioni alle aziende del settore. A fine luglio Pechino ha peraltro annunciato che raddoppierà i programmi di sovvenzione introdotti per la prima volta in aprile, offrendo sussidi in contanti fino a 2.785 dollari (20.000 yuan) per ogni acquisto per contribuire a stimolare le vendite di automobili. Oltre ai sussidi, alcune città che hanno posto dei limiti all’acquisto di automobili stanno riducendo le loro restrizioni. Per esempio, il mese scorso Pechino ha annunciato che avrebbe ampliato la quota di licenze Nev di 20mila unità. Mentre i colossi privati cinesi come Byd potrebbero trovare nuovi ostacoli nelle esportazioni verso l’Unione Europea, che ha introdotto dei dazi provvisori al termine di un’indagine sui sussidi statali, in Cina il mercato pare in grande espansione.
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Silenzio? Non c’entra solo l’elettrico
Eppure, la nuova sensazione di (parziale) quiete passeggiando per Pechino sembra avere a un’analisi altrettanto parziale un’altra ragione: meno clacson, meno grida, pare persino meno litigi di un tempo. Lo stile di guida sembra essersi “armonizzato” alla “nuova era”. Meno disordine e meno caos. Forse, però, anche meno spesa. Nelle conversazioni con chiunque si incontri, dal classico tassista al cameriere del ristorante un tempo traboccante di persone e ora (almeno in una sera di piena estate) semi vuoto, emerge subito il tema: molti cinesi non spendono più come prima.
La pandemia ha lasciato il segno, così come la durissima strategia di zero contagi che ha portato a una prolungata politica di lockdown che ha impattato sulla produzione (nel breve periodo) ma pare anche sulla psicologia e la fiducia dei cittadini (nel medio periodo). Il governo sta provando in tutti i modi a stimolare la spesa, funzionali anche alla transizione del modello di sviluppo voluto dal presidente Xi Jinping dalla tradizionale “fabbrica del mondo” alle “nuove forze produttive” e alla società di consumi ad alta qualità.
Durante il Covid c’è chi ha lasciato Pechino per le regole sanitarie e non è mai rientrato. C’è anche chi si è allontanato dal centro per la difficoltà a pagare l’affitto. C’è chi preferisce risparmiare in previsione di eventuali tempi peggiori, non così del tutto non pronosticabili soprattutto per le nuove generazioni vista la disoccupazione giovanile che a luglio è salita oltre il 17%, mentre quella generale è di poco sopra il 5%. Per la prima volta dopo tanto tempo, i giovani cinesi non sono convinti che staranno meglio dei loro genitori, come invece i genitori erano convinti che sarebbero stati meglio dei loro nonni. Forse anche questo ha un ruolo, nell’inedito maggiore silenzio di Pechino.
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23/8/24
WIRED
https://www.wired.it/article/pechino-novita-silenzio-auto-elettriche/