Le auto moderne hanno molti strumenti di assistenza alla guida ma l’umano resta legalmente responsabile. In futuro tuttavia potrebbero essere le aziende produttrici e farsi carico di incidenti e problemi
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A differenza di quanto l’immaginario collettivo possa pensare, le automobili con guida assistita non sono un avvento dell’era moderna, bensì un retaggio del passato. Il primo vero e proprio sistema di guida assistita, infatti, fu implementato già nel 1980 da Bosch, quando lanciò sul mercato l’ABS (Antiblockiersystem), il sistema che previene il bloccaggio delle gomme in caso di frenata improvvisa.
Da quel momento non si è mai smesso di aggiungere alle auto strumenti per aiutare il conducente. Oggi l’evoluzione di questi sistemi include l’intelligenza artificiale, e strumenti sempre più avanzati e capaci di “pensare da soli” – o almeno questo è quello che alcuni cercano di raccontare.
Marketing a parte, grazie all’utilizzo di sensori a ultrasuoni, radar, telecamere: insomma, anche le auto moderne si stanno trasformando in veri e propri “cervelli elettronici”. Si è iniziato quindi a parlare di guida autonoma, cioè di auto che in effetti possono, o per meglio dire potranno, andarsene in giro senza un guidatore.
In buona parte del mondo, tuttavia, le auto a guida autonoma non possono circolare perché andrebbero varate normative apposite.
La normativa italiana in materia di guida assistita
È risaputo, purtroppo, che, ad oggi, gli incidenti stradali sono tra le principali cause di morte. Più del 90% di questi incidenti sono causati da errori umani dovuti, a loro volta, alla distrazione, all’eccesso di velocità, a condizioni fisiche e mentali non ideali, o a una combinazione di tutti questi fattori. L’utilizzo di automobili a guida assistita comporterebbe enormi vantaggi in tal senso, sia per l’uomo, che per l’economia, che per la società in generale.
Questo perché hanno il potenziale di ridurre drasticamente gli incidenti, grazie proprio a tutti i sistemi di controllo tipici delle auto moderne più evolute. Prima di trovare tale risposta bisogna capire come mettere sulle nostre strade auto con guida autonoma superiore.
Ci sono infatti 5 livelli di assistenza alla guida, definiti dalla SAE (Society of Automotive Engineers); il quinto livello rappresenta l’auto senza volante che fa tutto da sola.in Italia, attualmente, è consentita l’omologazione di veicoli di livello SAE 2: la guida è cooperativa e, in caso di incidente, la responsabilità rimane completamente a carico del conducente (Decreto n. 90 del 28.02.2018, c.d. Decreto Smart Road). Fino a questo livello non serve cambiare nessuna legge perché le responsabilità non si spostano. La normativa in materia di responsabilità civile/penale relativa ai veicoli “self driving”, dunque, ancora non è stata legiferata.
Guardando al futuro, tuttavia, potrebbe valere l’applicazione della disciplina prevista dal Dpr n. 224/1988 (il quale ha recepito la Direttiva CEE n. 85/374 in materia di responsabilità per prodotto difettosi) in virtù del quale il conducente (oramai solo passeggero) non potrebbe essere definito responsabile, in quanto soggetto passivo della guida. Potranno essere considerati responsabili, invece, tanto quanto il costruttore del veicolo, responsabile per le componenti fisiche del mezzo, tanto quanto – e soprattutto – la Software House che ha ideato, progettato e realizzato il software (ed il relativo codice sorgente) su cui si basa e grazie al quale si muove il veicolo.
Gli occupanti del veicolo, anche il proprietario del mezzo stesso, in caso di incidente non hanno più responsabilità dei passeggeri di un autobus o di un taxi.
Guida autonoma e auto aziendali: vantaggi e svantaggi
Le auto self driving comporteranno molti vantaggi ma anche qualche svantaggio – compreso il mondo aziendale.
Partendo dalle note positive, dal momento che le auto a guida autonoma faranno diminuire in maniera significativa il numero di incidenti stradali, le aziende avranno la possibilità di ridurre le spese per sinistri, assicurazioni e riparazioni delle auto aziendali; anche i consumi di carburante (o ricarica elettrica) dovrebbero diminuire.
Poiché le automobili si guideranno letteralmente “da sole”, durante lo spostamento i lavoratori potranno svolgere altre attività, incrementando così anche la produttività aziendale; il tempo di utilizzo dei veicoli sarà massimizzato, in quanto non dovrà essere più accordato, ai driver, il tempo di riposo obbligatorio attualmente previsto per legge.Potranno essere considerati responsabili tanto il costruttore del veicolo quanto la Software House
Infine, grazie alla minor congestione stradale – favorita dall’adattamento dei veicoli alle rispettive e reciproche velocità, evitando soste e interruzioni inutili – anche i tempi di consegna si accorceranno sempre di più, ed i costi per la logistica potranno essere molto minori.
Come tutte le medaglie, però, anche questa ha i propri risvolti negativi: i veicoli “self driving”, infatti, saranno molto più onerosi di quelli tradizionali, così come la loro manutenzione, che richiederà la presenza ed il lavoro di personale altamente qualificato e specializzato nel software utilizzato. Un enorme scrupolo, inoltre, dovrà essere prestato anche alla mole di dati che questi autoveicoli dovranno gestire: sia per quanto concerne la loro raccolta, sia per quanto concerne la loro tutela da potenziali e pericolosi attacchi hacker volti a rubare preziose e private informazioni aziendali.
Ma non è tutto, data la non più necessaria presenza di un guidatore, anche la richiesta di tale figura professionale calerà drasticamente, con il rischio di scomparire quasi del tutto.
Infine, anche lo stesso concetto di “auto aziendale” (quale vantaggioso benefit per un lavoratore) rischia di venire meno, dati gli elevati costi, infatti, le aziende potrebbero trovare più convenienti soluzioni quali il “car sharing” o di “pay for usage” (per un approfondimento circa le implicazioni dell’utilizzo dell’IA in ambito aziendale, vi rimandiamo a questo articolo).
Considerazioni conclusive e rischi
Oramai, come sempre più spesso accade, quelli che fino a qualche anno fa erano solo “miraggi tecnologici”, oggi sono risultati della scienza, della tecnica e della ingegneria perfettamente tangibili con mano.
Tuttavia, oltre a grandi speranze e vantaggi, dobbiamo sempre più fare i conti anche con le relative “controindicazioni” che, allo stato, non sono affatto da sottovalutare: sia da un punto di vista sociale, economico, giuridico e di sicurezza (informatica e non).
Ecco, dunque, una delle prossime grandi sfide che si troveranno ad affrontare le aziende: guida automatica o tradizionale? Viaggiare al passo con i tempi o rimanere nel passato?
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17/4/24
tom’s HARDWARE / Motorlabs
https://www.tomshw.it/altro/guida-assistita-e-incidenti-stradali-cosa-dice-la-legge